Home Volere Volare Volere Volare: la visita alla Moschea di Ispica

Volere Volare: la visita alla Moschea di Ispica

da Redazione
783 visualizzazioni

Fin dal suo esordio, il Cantiere Educativo Volere Volare ha aperto le proprie porte per accogliere bambini provenienti da più Paesi, senza alcuna distinzione etnica, culturale o religiosa.

Lo spirito che muove questa condotta ha un preciso intento pedagogico: quello del “riconoscere all’altro il diritto di essere se stesso e di essere diverso” (Fratelli tutti, 218). Solo così infatti è possibile promuovere quella che Papa Francesco definisce una cultura dell’incontro “in una società in cui le differenze convivono integrandosi, arricchendosi e illuminandosi a vicenda” (FT, 215).

Proprio a partire dalla necessità di favorire momenti di incontro e dialogo tra diverse culture e religioni è nata la proposta di far visita alla Moschea di Ispica il 31 marzo.  L’iniziativa ha visto coinvolti i bambini del Cantiere insieme ad alcuni ragazzi e volontari proprio alla vigilia dell’inizio del Ramadan, che per i nostri fratelli musulmani rappresenta il mese di digiuno e preghiera più importante dell’anno. Abbiamo voluto in questo modo augurare loro un buon inizio e farci vicini a tutta la comunità islamica presente a Ispica.

Per molti bambini italiani, come anche per la maggior parte degli adulti presenti, entrare in Moschea è stata un’esperienza unica. All’ingresso abbiamo tolto le scarpe in segno di rispetto del luogo sacro e siamo stati accolti all’interno da uno dei membri della comunità il quale ci ha mostrato i vari ambienti e i segni caratteristici della Moschea, quale luogo più importante di preghiera e di incontro per tutti i musulmani della città.

Disposti a cerchio come un’unica famiglia, abbiamo avuto occasione di ascoltare con interesse e conoscere più da vicino i capisaldi e gli aspetti salienti della religione islamica e, come in semplicità vengono incarnati nella concretezza della vita. Pur riconoscendo le differenze tra le religioni, cattolica e musulmana, ci siamo soffermati principalmente sui punti in comune: il digiuno quaresimale e il Ramadan quali tempi di purificazione per lo spirito, l’importanza della preghiera quotidiana, i giorni di festa e riposo settimanali, il pellegrinaggio verso i luoghi santi che da sempre ha caratterizzato la cristianità e quello per i musulmani a La Mecca da fare almeno una volta nella vita.

Al termine della visita siamo usciti con una nuova consapevolezza: che il confronto con l’altro, il “diverso” da me, non mi rende più povero ma inevitabilmente mi arricchisce perché mi dona parte di sé, in quanto l’altro è colui nel quale posso specchiarmi e scoprire che in fondo non è così diverso da me perché mio fratello. E proprio a partire dall’incontro con l’altro che è possibile superare gli stereotipi e i pregiudizi che spesso diventano muri innalzati che separano e non permettono il confronto e la valorizzazione delle specificità altrui.

Nel corso del suo pontificato, Papa Francesco ha ribadito più volte l’importanza di promuovere il dialogo interreligioso come via privilegiata da percorrere per costruire ponti e accorciare le distanze al fine di incentivare l’amicizia, la pace, la fratellanza, la condivisione di valori sani e l’armonia tra i popoli.

Se è vero riconoscere che noi adulti per primi dobbiamo diventare costruttori di pace, seppur a volte di una pace difficile, laboriosa e lenta a realizzarsi, proprio a partire dalla necessità di creare occasioni di confronto tra persone appartenenti a diverse religioni che non rinunciano alla loro peculiarità ma trovano nella relazione con l’alterità un’occasione di maturazione umana e spirituale, a maggior ragione diventa prioritario trasmettere tali valori ai più piccoli perché è proprio a partire dai bambini che diventa possibile costruire un futuro di pace solido, concreto e duraturo.

Accogliamo allora di buon cuore l’invito del Papa sulla necessità di “avviare processi di incontro, processi che possano costruire un popolo capace di raccogliere le differenze. Armiamo i nostri figli con le armi del dialogo! Insegniamo loro la buona battaglia dell’incontro!”(FT, 217).

Ci auguriamo tutto questo per i nostri piccoli e per il futuro della nostra città di Ispica perché possa diventare sempre più luogo di accoglienza e apertura verso l’altro.

di Angela Micieli

Lascia un commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Cliccando su ACCETTO acconsenti al loro utilizzo. ACCETTO Scopri di più