Quest’anno grazie al campo scuola estivo, noi post-cresimandi abbiamo avuto l’onore di visitare i luoghi in cui ha vissuto Don Bosco, a cui siamo particolarmente legati.
Colle Don Bosco è stata la nostra prima tappa della settimana, e non si poteva partire in modo migliore, grazie alla guida – un sacerdote salesiano (Don Enrico Lupano) – abbiamo visto le due case dell’infanzia del santo; la prima, quella in cui ha vissuto fino alla morte del padre, e la seconda, in cui si è trasferito con la madre fino a quando non lo ha mandato in città. In quest’ultima abbiamo potuto persino entrare per vedere come viveva Giovanni Bosco da bambino e, in particolar modo, poter vedere la stanza del sogno. Il campo scuola del 2024 ha voluto celebrare la ricorrenza del così detto “sogno dei nove anni” che proprio in questo anno vede il raggiungimento delle 200 candeline. “Tutti nel tuo sogno”, il titolo che le nostre magliette recavano. Abbiamo voluto percorrere proprio un cammino sul e partire dal sogno del piccolo Giovannino.
La guida ci ha, infatti, spiegato come è stato proprio un sogno a ispirare il giovanissimo Don Bosco a prendere sotto la sua ala i ragazzi più giovani; ragazzi che in quegli anni erano esattamente come lui in quanto, da bambino, persino lui era alquanto aggressivo e irrequieto, e non ci pensava due volte se doveva fare a botte con qualche suo coetaneo. Tuttavia, dopo che fece il sogno, il quale prevedeva Don Bosco che riusciva a trasformare lupi e bestie selvatiche in agnelli (allegoria con la quale si intendeva il passaggio in cui andranno incontro i ragazzini che lo seguiranno), riuscì a lavorare sul suo carattere, a migliorare la sua persona e a diventare il Santo che tutti conosciamo e a cui tutti dovremmo ispirarci.
Se a Colle Don Bosco siamo entrati nell’infanzia di Giovanni Bosco, a Valdocco entriamo nel pieno della sua maturità. Qui, infatti, siamo entrati nell’oratorio che ha costruito durante la sua permanenza a Torino. Vedere come da una modesta dimora questo posto si sia trasformato in un qualcosa di così immenso ci ha fatto capire come non bisogna mai arrendersi di fronte alle difficoltà che la vita ci pone davanti: d’altronde, Don Bosco era partito dal non avere nulla, addirittura stava per perdere anche la primissima casa dalla quale, poi, è nato il resto del complesso; e alla fine, dopo molti alti e bassi, è riuscito a diffondere il suo insegnamento nel mondo. I salesiani, la sua grande famiglia, per l’appunto, si ispirano proprio alla vita di Don Bosco e, ad oggi, sono presenti in 134 Paesi del mondo. Ingrediente basilare della sua vicenda sarà proprio la “divina provvidenza”.
La parte più bella di questa visita, a mio parere, è stato quando noi ragazzi dell’Annunziata ci siamo messi a giocare a palla con altri gruppi di giovani che si trovavano lì: quando stavamo tutti insieme a ridere e scherzare, anche se non ci conoscevamo, mi è sembrato come se stessimo facendo qualcosa che anche i ragazzi di Don Bosco, anni addietro, hanno fatto. E parlandone con alcuni ragazzi del nostro gruppo, molti hanno avuto la mia stessa impressione; in un certo senso, era come se stessimo facendo attivamente parte del sogno di Don Bosco. Tutti nel suo sogno!!!
di Claudia Fava