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Sulla vetta dei sogni. Direzione Futuro

Il campo scuola sui passi del Beato Piergiorgio Frassati

da Redazione
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Come si trova il proprio sogno?  Dove cercare coraggio per sognare? Si può tener salda la speranza?
Queste sono solo alcune delle domande che ci hanno fatto riflettere e pensare duramente ai nostri sogni, al coraggio di viverli e alla speranza che li mantiene vivi. Questo è ciò che ci siamo portati dietro vivendo l’esperienza a Pollone con Piergiorgio Frassati. Di lui abbiamo visto la casa, i vestiti, gli oggetti con cui ha vissuto, ma l’unica sensazione che in noi ha suscitato tutto ciò è stata l’umiltà. Piergiorgio non era una persona bisognosa, si può dire che non gli mancasse nulla: una famiglia benestante, una residenza ben fornita e una buona situazione economica, abbastanza agiata da permettergli di frequentare l’Università. Ma nonostante le comode circostanze che la vita gli ha posto dinnanzi non si può dire che fosse felice di avere tutto ciò. I genitori di Piergiorgio volevano che lui portasse avanti gli interessi della famiglia e il lavoro del padre, ma al contrario delle loro aspettative, ciò che amava di più fare Piergiorgio era dedicarsi agli ultimi. L’Università in ingegneria mineraria era stata portata avanti con il solo scopo di aiutare i minatori con il loro lavoro più pericoloso che esista. I soldi conservati che aveva a disposizione erano spesi solo per i più poveri a cui lui faceva sempre l’elemosina. Gli interessi della sua vita furono dedicati solo a questo, a favore di chi al contrario di lui non poteva avere nulla. Ci possiamo ben immaginare come era visto dalla sua famiglia che vedeva così sperperare il proprio denaro; il pessimo rapporto col padre lo faceva soffrire profondamente e così anche il rapporto tra i genitori che era fortemente provato; ovviamente c’erano poi gli scherni degli amici che lo vedevano sprecare i propri beni così inutilmente.

Vedendo l’umiltà nelle azioni di questo ragazzo non abbiamo potuto fare a meno di osservare con quanto coraggio e quanta forza d’animo portasse avanti i suoi desideri e i suoi obiettivi. Un coraggio forte che si manifestava non solo nella difesa delle iniziative giovanili, ma soprattutto nella determinazione e nella noncuranza di fronte alla derisione delle persone che avrebbero dovuto sostenerlo. Tutto questo coraggio vissuto nel suo cuore mandava un solo messaggio che potevamo recepire: fede. Tutto ciò che Piergiorgio ha affrontato l’ha fatto grazie alla fede. La fede gli ha dato la forza di sognare, di sperare e combattere.

Non sempre è facile realizzare i propri sogni. La scelta di credere in qualcosa comporta la conseguenza di percorrere una strada tortuosa, piena di ostacoli, salite e burroni che possono ostacolare la via. È vero che solo la fede conduce alla speranza, e soltanto con essa ogni giorno siamo capaci di continuare la strada tortuosa verso i nostri sogni e a volte anche di ricominciare da capo. Ma è importante crederci, è importante vivere per la propria verità, difenderla e amarla. Senza sogni finiamo per vivacchiare, non riuscendo mai a vivere davvero, come accennava lo stesso Piergiorgio.

Il campo che abbiamo vissuto dedicato ai sogni e al nostro futuro ci ha fatto senza dubbio comprendere alcune delle problematiche più importanti che al giorno d’oggi sembrano rendere sempre più difficile riuscire a coltivare i propri sogni. Ma per cercare di conoscere e superare anche queste paure ci siamo impegnati nell’attività individuale del deserto, che abbiamo fatto in un vero e proprio deserto, perché così si presentava il santuario d’Oropa. Il santuario della Madonna Nera, realizzato diversi secoli fa, si erge su una montagna vicino il paesino di Pollone. Faceva particolarmente freddo quel giorno e il grigio del cielo si conformava perfettamente alla grigia architettura del santuario dedicato alla Madonna. Proprio per la giornata fredda il santuario era particolarmente vuoto e ciò ha permesso a noi di vivere a pieno l’esperienza del deserto che ci ha portato a riflettere sulle otto beatitudini che Gesù aveva preannunciato. Abbiamo così riflettuto sui nostri comportamenti sia nella relazione con gli altri che con noi stessi, riconoscendo ciò che a volte mette alla prova il nostro animo, da ciò che pensiamo di noi stessi, a quanto giudichiamo gli altri e quanto questi comportamenti condizionino i nostri sentimenti e il nostro stesso benessere. Ci siamo così dedicati a conoscere le nostre fragilità, a dare loro un nome e a trovare e ricercare la soluzione per affrontarle, riconoscendo però che da soli non si può andare lontano. Abbiamo visto e compreso così l’impegno dei nostri educatori e delle guide della nostra vita per illuminare la rotta da seguire. Perché oggi più che mai, vedendo gli ostacoli che ci vengono posti dinanzi, per noi ragazzi il desiderio e il coraggio di coltivare i nostri sogni si fa sempre più flebile e lontano, in una realtà in cui il nostro futuro è appeso a un filo ci sembra che il mondo in cui viviamo è pronto a divorarci. Ci sentiamo poco ascoltati, lontani e dimenticati da ciò che invece riguarda le nostre vite. Oggi più che mai ci sentiamo, infatti, soli in questo mondo, senza nessuno che ci prenda per mano e ci accompagni alla ricerca della speranza e della voglia di sognare.

di Sofia Ruta

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