Il Signore parlò ancora ad Acaz: «Chiedi per te un segno dal Signore, tuo Dio, dal profondo degli inferi oppure dall’alto». Ma Acaz rispose: «Non lo chiederò, non voglio tentare il Signore». Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta stancare gli uomini, perché ora vogliate stancare anche il mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele.
(Is 7,10-14)
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<<Se i profeti irrompessero per le porte della notte incidendo ferite di parole nei campi della consuetudine …
Se i profeti irrompessero per le porte della notte e cercassero un orecchio come patria …
… orecchio dell’uomo ostruito d’ortica sapresti tu ascoltare?>>
(Nelly Sachs)
Il pannello dedicato alla figura del profeta Isaia, si trova in corrispondenza del presbiterio della Basilica SS. Annunziata di Ispica; esso completa il percorso conoscitivo dei personaggi appartenenti all’Antico Testamento, che adornano la volta centrale e il transetto della chiesa e chiude il cerchio anche dal punto di vista del messaggio teologico dell’insieme.
In esso si legge l’iscrizione di una profezia avvenuta nei primi decenni dell’anno 700 a. C. dove si annunciava la nascita di un grande erede per mano di una vergine: Ecce virgo concipiet (Is 7,14).
La profezia di Isaia si presenta in modo palese come il “filo rosso” che collega tutte le vicende dei personaggi rappresentati all’interno della Basilica; essi sono destinatari di una promessa e al contempo di un sacrificio. Le loro storie e le loro gesta, sono raccontate nella prospettiva della grande liberazione dell’umanità che ruota attorno al “Si” di Maria.
Ciò che l’Antico Testamento celava, nel Nuovo si manifesta sin dall’evento dell’Annunciazione.
Veniamo al tratto storico. Nella metà del sec. X a.C. con la morte del re Salomone, il Regno di Israele, unificato dal padre re Davide, fu diviso in due parti: Regno del Nord e Regno del Sud.
Come si vedrà più avanti, il Regno del Sud sarà molto più rispettoso della Tradizione e delle Leggi e si sforzerà in tutti i modi di non lasciarsi contaminare dalle divinità pagane, come facevano invece quelli dell’altro Regno.
Isaia nasce a Gerusalemme circa tre secoli dopo questa scissione, nella capitale del regno del Sud, nel cuore della casa di Davide.
E’ uno stimato uomo di Dio, forse imparentato con la Casa reale, molto influente nelle scelte della corte e punto fermo per il popolo nei momenti più difficili del regno.
Intorno all’anno 734 a. C. incombeva sullo scacchiere politico una guerra colossale. L’alleanza siro-efraemitica è alla base di un “patto d’acciaio” tra Damasco capitale di Aram (Siria), e Samaria la capitale del regno del Nord di Israele. Questo patto nasceva per fronteggiare un comune nemico: il popolo degli Assiri.
I fratelli del Nord chiedono al regno di Giuda di unirsi alla loro guerra che, però, non volendo condividere nulla con loro, rifiuta l’offerta.
A questo punto gli alleati siro-efraemitici muovono guerra contro il regno del Sud. In un primo tempo, Acaz, re di Giuda, uomo poco attento alla voce di Dio, fa la sua opzione: allearsi con la superpotenza Assira, ben sapendo cosa questo comportasse.
Ovviamente, se si cerca l’aiuto di un esercito, questo non è mai assolutamente disinteressato, esso non viene mai dato per motivi ideali di libertà, giustizia e verità. A questo punto, fa il suo ingresso nella scena il profeta Isaia, il quale invita Acaz a non temere l’alleanza siro-efraemitica e a far sì che il suo cuore non si abbatta, definendoli, per l’appunto, come due tizzoni che stanno per spegnersi.
Isaia suggerisce anche di non allearsi con l’Assiria, dunque di non allinearsi con nessuno, anzi se dovesse essere indispensabile, di combattere con tutte le proprie forze, solo se Dio lo vorrà, perché il Signore custodisce il suo popolo eletto.
Quello del profeta è un insegnamento che bisogna cogliere all’interno della storia, ma è anche un messaggio trascendente e permanente.
Questo discorso vale anche per la Chiesa all’interno della sua storia, la quale spesso ha fatto scelte caduche, criticabili e superabili, legate ai condizionamenti storici e alla visione particolare di quel momento concreto.
Dall’altra è vero anche che è difficile trovare nella Sacra scrittura una interpretazione esplicita e immediata che sciolga ogni indugio in ogni situazione concreta, capace di discernere tra le sirene assordanti del nostro ego e la voce di Dio. La fiaccola che ci presenta e ci propone Isaia in questi capitoli, è tutta all’interno della figura dell’Emmanuele.
In un momento di smarrimento totale, Isaia esorta Acaz a fidarsi della voce del Signore chiedendoGli un segno; ma Acaz si rifiuta e col pretesto di non volere tentare il Signore Iddio, rimane dell’idea di concludere un’alleanza con gli Assiri.
Allora Isaia disse: «Ascoltate, casa di Davide! Non vi basta di stancare la pazienza degli uomini, perché ora vogliate stancare anche quella del mio Dio? Pertanto il Signore stesso vi darà un segno. Ecco: la vergine concepirà e partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele. Egli mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene».
In questi versetti vediamo che Isaia annuncia la nascita di un personaggio misterioso, eroico e grandioso, consegnandoci al contempo questi quattro elementi: la qualità della madre, il nome del bambino, la dieta e il futuro del bimbo stesso.
Secondo la maggior parte degli studiosi, alla luce del contesto storico nel quale fa da sfondo, la profezia di Isaia fa riferimento ad Ezechia, il figlio di Acaz, che a breve concepirà con una giovane donna che non è la regina.
Nella sua profezia, l’erede è il re che sarà tanto amato da Isaia, un re giusto, un vero dono di Dio, colui che porterà la nuova era. Certamente Isaia si lascia andare in una collezione di immagini che vanno ben oltre gli ascoltatori e la gente del suo tempo, un messaggio che irradierà e sprizzerà altre luci, che aprirà nuovi orizzonti e che troveranno conferma tre secoli dopo nel vangelo di Matteo attraverso le parole che l’Angelo del Signore consegnò a Giuseppe durante la sua notte più irrequieta:
«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi».
AMEN
Salvatore Donato BRUNO