Lo scorso 24 aprile , in occasione della giornata mondiale delle vocazioni, i bambini di quinta elementare, insieme alle catechiste, hanno incontrato ed intervistato online, nella stanza jitsi meet dove ogni sabato si sono svolti gli incontri di catechismo, l’arcivescovo di Palermo Don Corrado Lorefice, ispicese e nunziataro. Don Corrado, arrivato puntuale all’appuntamento con i ragazzi, sorridente come sempre, ha iniziato la bellissima conversazione con queste parole: “Sono contento di potervi incontrare, se posso dare qualche risposta … con tutto il cuore!”
Di seguito le domande dei nostri ragazzi e le risposte dell’illustre intervistato:
- Michela Quartarone: Qual è lo strumento che Dio ha usato per chiamarti?
Don Corrado: Grazie di cuore per questa domanda. Lo strumento che il Signore ha usato sai qual è? Quello che state vivendo voi: la bellezza di una comunità cristiana, i volti di tanti amici come voi, con cui ho avuto la gioia di poter vivere nella comunità dell’Annunziata, la vostra! Sapete che io sono ispicese e vengo da quella comunità e lì ho avuto la gioia di poter incontrare nei sacerdoti, nei catechisti, nelle famiglie, a cominciare dalla mia famiglia, la gioia che mi ha raccontato che seguire il Signore Gesù è veramente bello, soprattutto perché Lui ci permette di avere come gioia nel cuore il bene e l’amore fraterno. Questa è la cosa più bella che ho potuto sperimentare. Da qui piano piano ho capito che nella comunità cristiana forse il Signore mi voleva chiedere un servizio particolare che è quello di essere totalmente donato al servizio del Vangelo e quindi di donare la mia vita nella vita sacerdotale.
- Giovanni Corallo: Ho due domande, la prima è: Chi è per te Gesù?
Don Corrado: Per me Gesù prima di tutto è una persona che posso sentire, che posso incontrare, che può stare con me, perché Gesù ha una voce e mi parla, perché tutte le volte che ascolto il Vangelo è lui che mi parla, e poi ha anche un corpo, e questo corpo è quando vado a gustare nella comunità cristiana l’eucarestia, perché se vi ricordate quella è per noi il Corpo di Cristo. E poi Gesù è per me la comunità cristiana perché noi siamo come tante cellule dell’ unico Suo corpo. Gesù è una persona con la quale posso parlare, che posso incontrare, che mi sostiene, mi consiglia, ma soprattutto che mette nel mio cuore il desiderio di assomigliare a Lui nella mia vita, di essere capace di dire una bella parola a tutti. Ecco perché Gesù è colui che ci annunzia il Vangelo e sapete che vangelo significa bella notizia. Poi ha dei gesti belli: aiuta, soccorre. Non so se avete sentito che in questi giorni sono morte 130 persone nel nostro mare; alcuni erano bambini, alcune erano mamme … il Signore ci dice che dobbiamo dare la vita per tutti, che dobbiamo andare incontro a tutti. Allora per me Gesù è prima di tutto una persona. Ed è una persona meravigliosa, bella! È amico ed è il figlio di Dio che mi dice che anche io sono figlio di Dio amato e che devo avere occhi per riconoscere in ogni uomo e in ogni donna un fratello da amare.
Giovanni Corallo: L’altra domanda è: Cosa pensi di aver fatto per essere diventato arcivescovo?
Don Corrado: Si diventa vescovo perché anche qui c’è una chiamata. Non l’ho scelto io. Nella chiesa i vescovi sono, ininterrottamente, i successori degli apostoli. Dai primi apostoli fino a me ci siamo passati, voce a voce, la bella notizia che Gesù dopo la Sua morte è risorto. Questo è un vescovo e il vescovo raduna tutte le comunità di una diocesi, di un territorio, perché tutti possiamo avere la gioia di essere certi che Gesù è risorto ed è in mezzo a noi. In ogni diocesi ci deve essere un vescovo. Io non so perché sono stato scelto; per me è stata una sorpresa. Sono stato chiamato, attraverso il Santo Padre, ad essere vescovo di Palermo. Non è che avessi meriti particolari, non è per questo. Non me lo aspettavo, però so che non me lo sono cercato io ma è stata la chiamata del Signore attraverso la Chiesa, in modo particolare attraverso il successore di San Pietro che è il vescovo di Roma cioè papa Francesco: lui mi ha chiesto questo e io ho detto di sì.
- Miriam Nobile: Cosa cambierebbe della Chiesa?
Don Corrado: Vorrei che si realizzassero tutti i desideri belli che voi avete nel cuore rispetto alla Chiesa: una Chiesa più semplice, più fraterna; una Chiesa più presente nella vita delle persone; una Chiesa che riesce realmente ad essere un segno di Gesù che amava tutti, ma amava particolarmente i più piccoli, i più poveri, i più bisognosi. Io penso che nel cuore anche voi avete questo. Sogno quello che sognate voi. La cosa più bella, quella che desidererei, quella che mi sforzo di fare, di dire, di sollecitare a Palermo, nella mia diocesi prima di tutto, è che deve essere una comunità di fratelli che si vogliono bene. Questa è la prima cosa perché tutti abbiano nel cuore la certezza di quanto il Signore ci ha amato. Noi siamo nunziatari e i nunziatari siamo un po’ più fortunati per alcuni aspetti, perché noi sentiamo molto la statua del Cristo che porta la croce e Gesù porta la croce per amore. Questo significa che Gesù ci ama anche quando noi siamo lontani, ama anche chi lo rinnega, chi lo tradisce; per cui seguire Gesù significa che noi lo dobbiamo seguire anche nel volerci bene, nel volere bene gli altri. Questa è la prima cosa che vorrei della Chiesa. E poi una Chiesa semplice, una Chiesa che si dona a tutti soprattutto ai più piccoli, ai più poveri, perché oggi c’è tanto bisogno anche di questo.
- Mattia Canto: Che rapporto hai con Papa Francesco?
Don Corrado: Ho un rapporto come tutti i vescovi. Ho avuto diverse opportunità di essere accanto a lui per tanti motivi; l’ho incontrato tante volte. Il momento più bello di vicinanza a lui è stata tutta una giornata intera quando è venuto a Palermo il 15 settembre del 2018 e io conservo nel mio cuore il suo abbraccio, l’abbraccio che ci siamo dati quando lui è ripartito. Vi vorrei raccontare un fatto: quando è venuto qui a Palermo, non è andato in nessun palazzo, è andato a fare il pranzo con i poveri e poi è andato nel quartiere di Brancaccio dove era stato ucciso don Pino Puglisi, un sacerdote meraviglioso che voleva bene ai suoi parrocchiani. Papa Francesco ha mangiato nella missione di Biagio Conte dove ci sono tanti poveri, tanti immigrati. E davanti a lui c’era un camerunese che gli ha detto di non essere mai stato in Vaticano e che gli sarebbe piaciuto andare a Roma. Il papa mi ha detto di organizzare un viaggio a spese sue per fare andare Francois, il ragazzo camerunese, a Roma. Finito il pranzo, il Papa è andato in cattedrale e ha fatto altri incontri. Quando sono andato ad accompagnarlo in aereoporto, prima di partire, mi ha detto che forse io ero eccessivamente impegnato, e mi ha invitato a contattare qualcuno per accompagnare Francois a spese sue a Roma, perché sarebbe stato suo ospite. Sentite che meraviglia! Il Papa con tutte le cose che ha in testa si ricordava di quel ragazzo! Così ci siamo salutati e poi ci siamo abbracciati. Vi ho voluto raccontare questo episodio per dire che Papa Francesco è molto semplice nei rapporti, apre il cuore, è capace di affetto. Sono contento tutte le volte che il Signore mi dà anche il dono di stare vicino a lui.
- Gabriel Vito: Ma lei va a trovare le famiglie della sua diocesi?
Don Corrado: Certamente. Fino a ieri sera sono stato a Vicari, un paesino più piccolo di Ispica. Dopo la messa sono andato a trovare la mamma disabile di un sacerdote che è morto l’anno scorso a 47 anni durante il lockdown. Lei non può tanto parlare ed è stata felicissima. Vado a trovare sempre gli ammalati, così come vado nelle scuole, negli ospedali… Un’esperienza bellissima è andare a trovare i carcerati. Lo faccio spesso. Qui a Palermo c’è il grandissimo carcere Pagliarelli, dove ci sono 1300 detenuti; poi c’è il carcere dell’Ucciardone dove ce ne sono circa 300. Questi sono i momenti più belli: quando io posso visitare le case, le famiglie, le comunità parrocchiali, gli ospedali; sono i momenti che mi riempiono di gioia e lo faccio tutte le volte che posso. Quando posso andare in un piccolo paese mi ricordo quand’ero come voi e potevo andare per le strade della comunità parrocchiale a visitare gli ammalati. Io ricordo Padre Battaglia che è stato il mio primo parroco a Sant’Antonio. Si andava a trovare insieme gli ammalati, dove c’erano anche situazioni di sofferenza. Queste cose me le porto nel cuore grazie anche agli esempi belli che ho avuto.
- Alessia Monica: Da ragazzino frequentava la parrocchia?
Don Corrado: Non solo la frequentavo; finivo subito i compiti e scappavo in parrocchia e stavo lì ogni pomeriggio con tanti altri ragazzi; poi rientravo per la cena. Lì si stava insieme, si giocava, si facevano delle visite, si partecipava ai momenti della comunità, alla liturgia. Andare in parrocchia era per me una grande gioia. Mi piaceva stare nelle mie due parrocchie: Sant’Antonio e l’Annunziata. Sono stato battezzato all’Annunziata, ho fatto la cresima all’Annunziata, sono diventato sacerdote all’Annunziata. Sono stato battezzato l’11 gennaio del 1963, sono stato cresimato il 26 giugno del 1976, sono stato ordinato sacerdote il 30 dicembre 1987. Vi lancio una sfida: cominciate a celebrare il compleanno del vostro battesimo che è la festa più bella per noi cristiani. Andate tutti a cercare la data del vostro battesimo! Che possiate gioire del dono della vita cristiana che ci ha fatto il Signore della Chiesa attraverso il sacramento del battesimo che ci rigenera come figli di Dio e ci fa diventare tutti cellule dell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa!
Don Corrado ha così salutato i ragazzi: “Grazie che avete pensato a me per questa intervista sulla vocazione che è la gioia della chiamata ad essere prima di tutto discepoli di Gesù e poi, nella comunità cristiana, a capire che cosa il Signore chiede per ciascuno. Questo è l’augurio che io vi faccio.”
La gioia e la dolcezza di don Corrado contagino le vite di questi nostri ragazzi affinché possano trovare in Gesù l’amico del cuore. L’augurio di essere discepoli di Gesù e di capire cosa il Signore vuole per ciascuno di loro li accompagni per tutta la vita.
I ragazzi e le catechiste di 5^ Elementare
Foto d’archivio: Don Corrado con il coro Jubilate Deo e alcuni membri della comunità – 1 Gennaio 2020