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Domenico: Santo delle culle e delle partorienti

da Redazione
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San Giovanni Bosco era consapevole che Domenico era un giovane con delle virtù cristiane mirabili ed immaginava per lui un futuro di sacerdote salesiano. Ma non era questo il disegno di Dio su Domenico; nel Febbraio 1857, infatti, si ammala gravemente e per curarsi viene rimandato da Don Bosco a casa. In realtà Domenico peggiora e per una brutta polmonite il 9 marzo, con gli occhi fissi in una visione, pronuncia le sue ultima parole: “Che bella cosa io vedo mai”.

Don Bosco appresa la notizia, turbato ma anche consapevole della speciale personalità del piccolo Domenico, comincia subito a scrivere la straordinaria vita di quel giovane, per facilitare l’iter della santificazione.

La canonizzazione non si fece attendere: papa Pio XII beatificò Domenico il 5 marzo 1950 grazie alle guarigioni miracolose e scientificamente inspiegabili di Maria Consuelo Adelantado Moragas e Albano Sabatino.

Il 1^ marzo 1936 a Barcellona Maria Consuelo Adelantado Morgas allieva dell’Oratorio Maria Ausiliatrice, cadde giocando a palla infortunandosi gravemente il braccio sinistro; sottoposta a radiografia le fu riscontrata la duplice frattura del gomito con dislocazione di frammenti ossei e ulcerazioni dei tessuti. Il 22 marzo la giovane raccontò di aver visto in sogno il cardinale Cagliero, che la invitava a recitare una novena a Domenico promettendole la guarigione del braccio il venerdì successivo. Il 23 marzo la ragazza, inizialmente scettica, essendo cresciuta in una famiglia lontana dalla religione, spinta dal dolore iniziò la novena; nella notte dell’atteso venerdì improvvisamente non provò più alcuna sofferenza e il suo braccio era guarito.

Albano Sabatino, un bambino di sette anni di Siano, in provincia di Salerno, guarì da una gravissima setticemia accompagnata da broncopolmonite, nefrite acuta emorragica e meningite settica.

I miracoli ufficiali permisero a Papa Pacelli, il 12 giugno 1954, di proclamare santo il beato Domenico. Questi riguardavano in primo luogo la signora Maria Porcelli Gianfreda, guarita istantaneamente da mortale anemia, conseguenza di un’emorragia interna e, in secondo tempo, la signora Antonia Micelli Miglietta, risanata da sinusite mascellare purulenta.

Domenico Savio, quasi quindicenne, divenne così il più giovane santo cattolico non martire.

Sicuramente questi miracoli sopra citati e tanti altri compiuti nella sua brevissima vita, pur così importanti per il processo canonico, non hanno la stessa risonanza del miracolo che ha contribuito a far conoscere, ancora oggi, san Domenico in tutto il mondo e a farlo chiamare il Santo delle culle e il protettore delle partorienti.

L’avvenimento, raccontato dalla sorella Teresa al processo, risale al 12 settembre 1856 (festa del santo nome di Maria); quel giorno Domenico, che era ospite dell’oratorio di Valdocco su ispirazione divina o forse più precisamente su ispirazione di Maria Santissima di cui era devotissimo, avvertì le sofferenze della mamma incinta e in grave pericolo (che abitava a 30 km di distanza) e chiese a don Bosco di andare a Mondonio per farle visita. Don Bosco domandò al piccolo chi lo avesse informato sulle condizioni di salute della mamma e Domenico rispose: “Io so che è molto malata e la Madonna la vuole guarire”. Don Bosco, santo e ispirato anche lui, conoscendo le virtù straordinarie di Domenico dette gran peso alle sue parole e acconsentì dandogli anche i soldi per il viaggio. Arrivato a casa i familiari si meravigliarono della sua presenza e del fatto che conoscesse le gravi condizione di salute della mamma. Anche questa volta Domenico tacque e avvicinandosi al letto della mamma la abbracciò, la baciò e, senza che lei se ne accorgesse, le pose un nastrino di seta piegato in due, poi uscì dalla camera. Appena uscito cessarono i dolori fortissimi della mamma e il parto avvenne regolarmente: nacque Caterina e mamma e figlia stavano benissimo. Subito dopo le vicine che la assistevano le trovarono al collo l’abitino e le chiesero cosa fosse. La mamma esclamò: “Ora capisco perché mio figlio prima di lasciarmi mi ha voluto abbracciare e comprendo anche perché subito sono stata guarita. Questo abitino mi è stato messo al collo da lui”.

Domenico, tornato a Torino, si presentò a don Bosco per ringraziarlo del permesso avuto ed aggiunse: “Mia madre è guarita, l’ha fatta guarire la Madonna che le ho messo al collo”. La neonata venne battezzata il giorno dopo e Domenico le fece da padrino. Tempo dopo, prima di morire, Domenico disse alla mamma che era guarita grazie all’abitino e le raccomandò di conservarlo con ogni cura e di prestarlo, senza cercarne interesse, a chiunque si fosse trovato in pericolo perché come aveva salvato lei avrebbe salvato le altre partorienti. La mamma del piccolo santo, finché visse, tenne sempre indosso quella cara reliquia e a chiunque la prestasse, secondo la testimonianza di Teresa, apportava benefici.

Un altro miracolo è testimoniato dal parroco di Castelnuovo d’Asti, Don Alessandro Allora che scrisse a Don Bosco l’11 novembre 1859: “Una donna trovandosi alle strette per difficilissimo parto, piamente ricordandosi delle grazie ottenute da qualche ammiratore delle virtù del Savio, esclamò ad un tratto: -Domenico mio!- senz’altro dire. La donna all’improvviso, e in quel momento stesso, fu liberata da quei dolori…”.

Lo storico e prodigioso abitino continua ancora oggi la sua efficacia, mediante l’intercessione del piccolo Santo.

Occorre riflettere sul fatto che non basta portare l’abitino come se fosse un amuleto: per ottenere i favori celesti è necessario pregare con fede, frequentare i Sacramenti della Confessione e della Comunione e vivere da cristiani.

Questi i miracoli che hanno fatto la storia di questo piccolo – grande Santo. Ci sono anche intercessioni e interventi che rimangono sconosciuti al grande pubblico ma che hanno segnato le storie di tanti devoti e fedeli. Anche nella nostra comunità c’è una fortissima devozione a san Domenico Savio e questo ha permesso che tanti, invocanti l’aiuto e la protezione del piccolo Minot, continuano ad ottenere grazie e favori celesti.

Invochiamo ancora questa stupenda figura di santità giovanile per rinascere ad una fede viva, originale, sempre più semplice ed efficace!

Graziella Corvo

(Foto d’archivio: Benedizione della nuova statua di S. Domenico Savio – Febbraio 2020)

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