Home Strada facendo… Destino o benedizione. Barbiana e l’esperienza di Don Milani

Destino o benedizione. Barbiana e l’esperienza di Don Milani

da Redazione
698 visualizzazioni

Quest’anno noi ragazzi del post cresima accompagnati dai nostri educatori e dal nostro parroco Don Manlio, siamo partiti per una nuova esperienza bella più che mai!

Siamo partiti dalla nostra Ispica, sapendo solo la regione che ci attendeva la Toscana, dopo ben 18 ore e molte mezz’ore siamo giunti a Popolano una piccola frazione di Marradi.

Durante i cinque giorni di soggiorno siamo stati accompagnati in questa esperienza oltre che dall’entusiasmo anche dalla tematica chiave del campo: l’essenzialità.

La prima meta del nostro viaggio è stato un luogo chiamato Barbiana, un piccolo paesino che racchiude tanta storia e bellezza. Quando si pensa a Barbiana si pensa a Don Lorenzo Milani!!

Don Milani nasce il 27 maggio 1923. La madre Alice Weiss, ebrea, il padre Albano Milani, agnostico. I coniugi Milani, battezzarono i figli nel 1933 a causa dell’entrata in vigore delle leggi raziali. Lorenzo nonostante la lontananza dai genitori dal mondo religiosi sviluppa fin da subito un interesse umanistico e religioso, ma soprattutto fin dalla fanciullezza si evidenza il suo carattere determinato e l’odio verso la società borghese, in cui si sente prigioniero.

“Cara mamma mi spiace che tu senta il peso della mia mancata libertà. Ma quando uno la sua libertà la regala, si libera dal peso di portarla”.(Don Milani in una lettera inviata a sua madre durante il seminario). 

La vita in seminario è difficile, egli stesso descrive la povertà di quel luogo dovuta anche in gran parte alla guerra, manca tutto: le camere sono gelide, lo stomaco è in cerca di cibo costantemente e le mani e i piedi sono pezzi di ghiaccio, ma nonostante tutto c’è un fuoco che vive dentro di lui quel fuoco che è più forte del freddo e della fame, quel fuoco che è la VOCAZIONE.

Conclusa l’esperienza del seminario nel 1947, viene mandato a San Donato di Calenzano, qui trova l’abisso dell’ignoranza, coloro che vanno a messa non vanno per l’ascolto del Vangelo della parola di Dio ma per abitudine e i giovani della classe  più povera vengono abbandonati al loro destino, sono quelli che non possono accedere a un’istruzione, sono quelli che sono gli schiavi della società e in questa visione decide di intervenire fondando la scuola popolana serale. Questo avvenimento fa scalpore ai piani alti della politica, viene subito diffamato dai comunisti, viene definito uno di sinistra e poi per punizione viene esiliato, viene mandato a Barbiana, lui prova a cercarla sulla cartina ma non la trova ora a lui la scelta o fuggire o assecondare il destino.

Giunge a Barbiana il 6 dicembre del 1954, tra la pioggia e il fango, appena arriva non vi è ne luce ne acqua, entra in chiesa, piange  e prega.  In questo luogo disperso, dove neppure la posta giunge, lui ci prova e si mette fin da subito a lavoro. Barbiana è un piccolo comune dove gran parte per non dire tutta la popolazione sono contadini, i figli di quest’ultimi sono gli scarti di una gerarchia che li abbandona nell’ignoranza. Cosa fare si domanda, come intervenire e qui che il Vangelo diventa azione oltre che parola e qui che l’amore si fa vivo, motivato da tutto ciò fonda la scuola per questi ragazzi, ma non è una scuola è la scuola, non venivano solo insegnate le materie analitiche e umanistiche ma veniva insegnato a mettere in pratica tutto ciò che si imparava: era una scuola lavoro. Questa esperienza è una delle più forti della sua vita, viene definito come un padre dai suoi ragazzi un padre che oltre che insegnare educa pure. Spende tutti i suoi risparmi e le sue conoscenze per finanziare tale scuola anche con viaggi all’estero, dove manda i suoi ragazzi ad imparare la lingua.

Nella scuola istituisce tre corsi A,B,C differenziati per tre livelli:

a) Per analfabeti totali
b) Per chi possiede la terza elementare
c) Per chi possiede la licenza elementare

Ogni studente era insegnate dell’altro, si imparava e si insegnava. Don Milani ama i suoi ragazzi e non vuole più abbandonarli, combatte contro ogni pregiudizio della società e combatte pure contro la sua malattia che lo portò via il 26 giugno 1967. Le sue spoglie giacciono a Barbiana.

Noi ragazzi del post cresima abbiamo avuto l’occasione di incontrare un alunno di Don Lorenzo Milani, Agostino Burberi. Ci è stata concessa una testimonianza diretta che ci ha permesso attraverso le parole di vivere quei momenti resi vivi anche grazie alla visita della scuola e della chiesetta. Abbiamo anche incontrato Nevio Santini, anch’egli allievo di Don Lorenzo, appositamente venuto lì in quel luogo del cuore a testimoniarci l’umanità bella che ha attinto da “papà Lorenzo”. È stato lui stesso a farci dono di una delle ultime pubblicazioni su scritti inediti del Priore di Barbiana.

“Don Milani era un padre per noi ragazzi e come un padre ci rimproverava e ci amava.” Cosi viene definito Lorenzo dai suoi alunni, che dentro di loro portano un pezzo importante di lui, l’amore.

Per Don Lorenzo Milani i ragazzi erano la scuola e per i ragazzi la scuola era la loro casa, lì in quel luogo imparavano a studiare e a lavorare ma soprattutto imparavano a essere umani, con le fragilità, i sentimenti e la forza che spinge ad aiutare il prossimo.

A Barbiana noi abbiamo imparato  cosa significa combattere per ciò che si vuole e a non abbattersi mai, ma soprattutto abbiamo  compreso il valore del sapere che salva l’uomo dalla più brutta malattia del mondo: l’ignoranza.

La nostra giornata a Barbiana tuttavia non si è arrestata alla testimonianza e alla visione della scuola ma ha compreso anche la visita al cimitero dove don Milani è stato sepolto, (lui appena arrivato aveva contattato il sindaco e aveva comprato un pezzo di terreno per essere sepolto lì).

Lì giacevano le sue spoglie a Barbiana. Li è dove il destino o per punizione o per benedizione l’ha mandato. Lì è  dove l’amore per i suoi ragazzi si è fatto vivo. Questo momento è stato il più forte per il nostro gruppo, i brividi percorrevano sul corpo di ognuno di noi accompagnati anche dalle lacrime che calde ci cadevano dagli occhi. Abbiamo salutato Don Milani, pensando fosse l’ultimo saluto inconsapevoli che aveva già lasciato una traccia di se in noi.

“NON VEDREMO SBOCCIARE SANTI FINCHE’ NON CI SAREMO COSTRUITI DEI GIOVANI CHE  VIBRANO DI DOLORE E DI FEDE PENSANDO ALL’INGIUSTIZIA SOCIALE”.

(Don Lorenzo Milani , Esperienze Pastorali)

di Mariacarmela Poidomani

Lascia un commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Cliccando su ACCETTO acconsenti al loro utilizzo. ACCETTO Scopri di più