E’ Don Bosco ad inventare la figura del Salesiano Coadiutore.
Per definizione il Salesiano Coadiutore è: “un religioso a tutti gli effetti, come i Salesiani Sacerdoti o Chierici: vive la vita comunitaria, condivide preghiera e mensa, professa gli stessi voti di povertà, castità e obbedienza, ma mantiene il suo stato di “laico”.
La necessità di delineare questa figura nasce da quella di dare una fisionomia agli uomini che, pur condividendo gli ideali educativi di Don Bosco e pure essendo operanti nel campo della perfezione cristiana e nell’apostolato alla stregua dei sacerdoti, rimangono tuttavia dei laici non avendo una vocazione clericale.
Di questa figura si fa testimonianza il signore Giovanni Cipriano, che incarna lo spirito salesiano nella sua intera vita di educatore attuando nel suo preciso compito quello che è riassunto in un’importante frase di Don Bosco: “in ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v’è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”.
La figura del Salesiano Coadiutore nasce dall’esigenza di avere un collaboratore laico ed un religioso laico allo stesso tempo.
Don Bosco ebbe di fatto, fin dagli inizi della sua opera, la concreta e fattiva collaborazione dei laici. Ciò gli permise di costatare direttamente il valore e il peso educativo della loro presenza in mezzo ai giovani.
Per lunghi anni la qualifica «coadiutore» continuerà ad indicare genericamente collaboratori laici residenti a Valdocco, avessero o no professato nella Società di San Francesco di Sales. Fino agli anni ’80 c’è quella che lo storico Don Piero Stella chiama «la condizione fluida delle origini: coadiutori con voti e senza voti».
Fu una normale e progressiva maturazione di questa forma vocazionale, gestita inizialmente da Don Bosco e successivamente modificata e coordinata alle esigenze istituzionali.
Bisognerà arrivare al 1883 per stabilirne la distinzione e riservare ufficialmente l’appellativo di Coadiutore ai Salesiani laici con voti come lo sono oggi.
Nella geografia dei vari gruppi o categorie esistenti nell’Oratorio (sacerdoti, chierici salesiani, seminaristi, studenti e artigiani), i «coadiutori» risultarono inseriti, in forma familiare e indistinta, nel tessuto connettivo di Valdocco, dominato dalla presenza di Don Bosco, confessore e padre spirituale. Tutto in clima di famiglia e di attiva partecipazione, nonostante le differenze di stato.
Nel settore degli artigiani il numero e la qualità dei laici divennero sempre più significativi e richiesti. Proprio da questo gruppo di collaboratori laici, ormai indispensabile e ben assimilato nella sostanza e nello stile al modello voluto da Don Bosco, cominciò a prender corpo la realtà del «Salesiano Coadiutore».
Oggi i Salesiani Coadiutori sono 1.824 distribuiti in 132 Nazioni diverse. Lavorano fianco a fianco con i sacerdoti in comunità, al servizio dei giovani di tutto il mondo. Operano come educatori che animano e gestiscono opere e attività varie della missione salesiana, come scuole, ostelli, istituti tecnici, centri di promozione agricola, centri editoriali nell’ambito della stampa, della radio, della televisione, centri di sviluppo sociale, legislativo e economico.
Alla SS. Annunziata di Ispica l’esperienza di coadiutore è rappresentata dal Signore Cipriano che operò durante l’esperienza salesiana negli anni fra il 1945 e del 1950.
È testimone del cambio nel ruolo sacerdotale nei documenti che recano la comunicazione n. 4/52 del Vescovo di Noto del 1952 che annuncia la diversa destinazione con cui il Sacerdote Salvatore Franco, che veniva destinato dall’America Latina. Cipriano venne istituito con Bolla Vescovile del 1-10-1948.
Quest’ultimo coadiutore dei salesiani è ricordato come l’animatore dell’oratorio, tra i più anziani è ancora vivo il ricordo del Sig. Cipriano; inoltre accanto alle sue doti ricreative era risaputa la sua capacità di elaborare stampe, che si trovavano nel “banco dei regali” allestito come premio per la presenza al teatrino domenicale allestito nel salone parrocchiale. Era pure aiuto regista appunto nell’allestimento teatrale e di drammatizzazione degli attori che erano i ragazzi della parrocchia che prestavano il loro ruolo. La sua bravura lo portó ad essere per certi versi all’avanguardia nell’attrattiva degna delle moderne attività ricreative, le stampe elaborate artigianalmente erano usati come pegno in cambio del “gettone di presenza”, ossia del bigliettino a conferma della presenza del catechismo e alla messa domenicale del fanciullo la domenica mattina.
Con la chiusura della casa salesiana ad Ispica, il cui oratorio si trovava in via Dante nell’attuale locale del Panificio Ispica al Forno, svanito quindi il sogno di costruirne un nuovo a seguito della promessa non mantenuta della donazione del terreno del “porticato rosso” da parte del Barone Modica per costruirvi il nuovo oratorio e cessato pure il supporto economico fornitogli dalle Signorine Vaccaro, si concluse la sua esperienza alla SS. Annunziata di Ispica.
Passa quindi nella città di Riesi fino al 1959, e poi successivamente a Messina nell’autunno dello stesso anno dove diventa responsabile della libreria della L.D.C. apertasi presso l’ oratorio di San Domenico Savio.
A 62 anni lascia il mondo terreno nella notte del 21 Novembre 1976 a causa di una trombosi celebrare.
Una vita al servizio della Congregazione quella del signore Cipriano iniziato già in giovane età con il servizio presso l’Oratorio di Barcellona Pozzo di Gotto, dove maturò la sua vocazione per Don Bosco.
La sua pronta risposta è testimoniata dal suo instancabile servizio, prima da aspirante nella casa salesiana di Gaeta a 25 anni, poi a Villa Moglia per il noviziato e la prima professione.
Pur essendo desideroso di avvicinarsi al sacerdozio, la sua cagionevole salute glielo impedì per cui accettando il volere divino chiese e gli fu concesso di adeguare i suoi studi a coadiutore dimostrando “subito grande generosità nell’adeguarsi alla volontà del Signore e dando prova di laboriosità e capacità nei vari uffici svolti nelle diverse case”, come appunto recita il suo necrologio che annuncia la sua morte a seguito di una vita dedita all’opera di una vocazione salesiana che dalla nativa Merì in provincia di Messina nel 1914 lo aveva portato a lasciare la sua famiglia cristiana ed ad inseguire il sogno di essere missionario nella sua terra non potendolo fare altrove causa la sua salute. Da Catania S. Francesco, a Palermo S. Chiara ed infine ad Ispica dove ha lasciato un operato ancora ricordato fra gli anziani che in quel teatrino domenicale lo ricordano come “animatore” precursore di quella figura di “educatore” che fa di Don Bosco un pioniere anche nel campo pedagogico seguendo il suo motto: “Tu non devi essere un predicatore, ma hai una maniera efficacissima per predicare: il buon esempio”.
di Nicole Caruso