Tra i simboli dei riti della Settimana Santa della Basilica della SS. Annunziata assume un importanza particolare, l’ultimo Venerdì di Quaresima, la processione del cosidetto Venniri ra Santa Cascia (ritratta nella foto) dove emerge l’antica Urna Reliquaria e la Santa Spina, sacra reliquia conservata in una teca di vetro a forma di goccia e solitamente collocata nell’ostensorio di rubini e smeraldi con cui viene portata anche in processione insieme al simulacro del S. Cristo con la Croce il venerdì santo.
Tre i documenti storici datati a fare da corredo alle foto della S. Spina e dell’Urna reliquiaria:
il Diploma di autentica della Santa Spina, firmato da Don Severino Maria Castelli, canonico del Capitolo reale di Monterale (1753)
il Diploma di autentica della Santa Spina, firmato da Don Sebastiano Maria Landolina e Nava, “Syracusanae Ecclesiae Archidiaconus, Dei , et Apostolicae Sedis gratia Episcopus Medensis “(1775)
l’Autorizzazione del Viceré e Capitano generale Francesco D’Aquino, Principe di Caramanico, per la processione della S. Spina il Venerdì Santo (1 Febbraio 1788).
Tuttavia il libro “Ego primogenita” di Francesco Fronte che raccoglie i documenti di archivio (sec. XV-XIX dell’Arciconfraternita della SS. Annunziata di Ispica, a tal proposito riporta il verbale della visita diocesana del Vescovo di Siracusa del 30 aprile 1683 che reca la descrizione della chiesa pre terremoto in cui è già presente la Spina Sacra della Corona di Cristo, di cui il Vescovo Francesco Fortezza chiede appunto di esibire il certificato d’autenticità.
Con il terremoto del 1693 si perdono le tracce della sua esatta origine insieme alle rovine del terremoto, ma averla conservata la rende ancora più “miracolosa”, così come si pensa comunemente di ogni oggetto sacro sopravvissuto alla distruzione di un tempio sacro, si parla anche di una cassa delle sacre reliquie dove esse sono custodite, andata purtroppo distrutta, ma di cui rimane la descrizione di “un reliquario con tetto di ferro e chiavistelli, in cui molte sacre reliquie sono conservate in un’arca d’argento”.
Dalla lettera autenticata del 26 aprile 1594 emerge come molte delle reliquie oggi contenute nell’Urna furono donate alla SS. Annunziata dall’allora Vescovo di Palermo Didaco de Hedo (1589-1608) per mezzo del suo cappellano Don Pietro Incardona perché potessero essere esposte alla pubblica adorazione. Le reliquie elencate in un documento del 20 novembre 1790 furono conservate nella cassa d’argento con doppia chiave per poterle custodire sia il Vicario del Vescovo che uno dei Procuratori (Rettori) dell’Annunziata.
Andata distrutta nel terremoto l’Urna fu ricostruita nel 1739 per potervi contenere le 42 reliquie che insieme alla S. Spina la tradizione vuole siano portate in processione il cosiddetto Venniri ra Santa Cascia che precede la Domenica delle Palme così come la tradizione vuole che la Santa Spina sia un frammento della corona di spine di nostro Signore Gesù Cristo attestato dal suo certificato di autenticità.