Così, oggi, Venerdì Santo, mi vibra ancora negli orecchi il rombo sacro e profano di quegli strumenti chiamati “cràsulis”, che iersera i fanciulli scuotevano con gioia selvatica, dentro la buia chiesa, per le vive strade.
P.P. Pasolini, Un paese di temporali e di primule
Trick trick trick trick trick, “e picciuotti!……” basta solo questo a noi ispicesi per capire di cosa si sta parlando. Il “Trick Track”, o “strumento delle tenebre”, è un idiofono tipico ispicese, fatto in legno, che prende vita il Giovedì e il Venerdì Santo, per poi scomparire di nuovo per un intero anno. Deputato a produrre baccano, strepitio, suono scuro e disarticolato che si oppone, in questi giorni, all’ordinata melodiosità delle bande e delle campane rese inattive per le circostanze rituali.
Il “Trick Track” è uno strumento “a percussione”, il cui dispositivo è dato da quattro lamelle di legno fisse, disposte a croce, poste lungo l’asse verticale, bloccate sopra e sotto da due dischi in legno. Il meccanismo che produce il vero suono è dato da ulteriori quattro lamelle, frapposte tra quelle fisse, incernierate sopra e sotto così da poter ruotare, liberamente, di novanta gradi. Afferrando lo strumento per l’impugnatura superiore e facendolo ruotare alternativamente ora a destra ora a sinistra, lungo il suo asse longitudinale, si provoca la percussione alterna degli elementi mobili contro le superfici fisse della tavola.
Il suono ottenuto varia secondo la grandezza dello strumento e secondo il tipo di legno impiegato, ma l’effetto complessivo dipende soprattutto dalla velocità e dalla forza che il suonatore imprime con il proprio braccio. Il suono prodotto ha un volume consistente, caratterizzato da una percussione rimbalzata che produce un suono secco e ostinato, di volume variabile, benché la sonorità complessiva dipende molto dal modo con cui esso viene suonato. L’uso del “Trick track” nella nostra tradizione è il segnale identificativo per centinaia di portatori della Vara che si alternano nel trasportare a spalla il pesantissimo e prezioso carico.
Il tipico suono prodotto funge da segnale che annuncia ai portatori di “posare” il fercolo per alcuni secondi, il tempo di riposare la spalla, e di “rialzarlo” per muoversi in avanti di alcuni metri. Sessanta alla volta, 15 per ognuna delle 4 stanghe della vara, si alternano uomini di ogni età, ceto sociale, appartenenza politica. I portatori della Vara sono tutti fratelli, fratelli in Cristo, dediti a portare a termine quella missione di “portatore”.
Accompagnati dal suono del “Trick track” e dal coro unanime “e picciuotti… Culonna!”, il Giovedì Santo ed “e picciuotti… Cruci!”, il Venerdì Santo, [nonostante i dolorosi segni lasciati dalla stanga sulle spalle e la stanchezza che strema i loro fisici], la missione di ogni portatore deve essere portata a termine: uscita dalla chiesa, percorso per le vie cittadine di circa cinque chilometri e rientro in chiesa. Durante la processione che si svolge a ritmo di “Trick track” e marce funebri, i portatori trasportano il fercolo con i simulacri cullando il Cristo, nell’intento di alleviare la sua sofferenza. In conclusione, il “Trick track” è più che un semplice strumento, diviene un mezzo attraverso il quale si esprime la passione, l’emozione e la cultura ispicese. Rumore che risuona attraverso i secoli, trasportando l’identità del suonatore e dei portatori.
Tradizione che si ripete da secoli, con la speranza per intercessioni del SS. Cristo, che possa continuare ed essere tramandata alle future generazioni.
di Carmelo Santocono