Il sogno dell’oratorio di Don Bosco tradotto quasi in realtà : la formazione salesiana alla SS. Annunziata di Ispica negli anni tra 1945 ed il 1951
E’ talmente radicato il culto di Don Bosco presso la SS. Annunziata di Ispica che sembrano quasi esserne perse le tracce nel tempo. Sembra quindi essere uno di quei casi in cui la tradizione sposando la devozione per un Santo l’ha trasmessa fino ai giorni nostri inspiegabilmente nello stesso modo in cui si riceve un’eredità inaspettata.
Tra gli anziani della Parrocchia c’è chi ricorda ancora i tempi della presenza salesiana alla SS. Annunziata, ma in realtà è un ricordo seppellito nel tempo la cui memoria è affidata al dono di una statua di Don Bosco, che fu donata “per devozione e grazie da parte di Pietro Capuano Assenza”, come recita la sua stessa targhetta datata 1949 e l’effige dell’altare dove la statua è collocata.
Ad Ispica l’esperienza salesiana non può certo considerarsi un’occasione mancata, poiché i suoi frutti si riscontra ancora nella Associazione giovanile intitolata a Don Bosco, che ha raccolto i principi a cui i salesiani si ispirarono in quella lontana e fiorente primavera seminando talmente tante esperienze.
Il racconto della loro presenza è un ricordo affidato alla memoria storica degli anziani, ancora viventi, che di quel periodo furono protagonisti. Sui loro racconti si è basata la mia ricerca sulle origini della formazione salesiana presso la Chiesa della SS. Annunziata di cui rimane oggi a ricordo la presenza della statua di S. Giovanni Bosco in un altare adattato alle esigenze di potervela collocare negli anni ’50.
Sulla base degli atti conservati presso l’archivio parrocchiale della SS. Annunziata, ho avuto modo di trovare conferma di quanto oralmente mi era stato raccontato e come un collage di ricordi di degno rispetto il racconto ha preso le forme giuste contestualizzandosi nel periodo in cui la SS. Annunziata fu sede di quella congregazione di salesiani che formò le coscienze dei cittadini del domani, “tramandatori della fede ispicese” di oggi. Le componenti della storia sono
essenzialmente quelle degne di un racconto storico: il barone, la benefattrice, il prete, il vescovo, una convenzione con bollo vescovile tra le parti convenute, ma c’è tuttavia un elemento non consueto come la volontà di creare un oratorio intitolato a Don Bosco “per la cura religiosa e morale della gioventù” (così recitava la convenzione di cessione della neo costituita negli anni ‘30 Parrocchia della SS. Annunziata alla Congregrazione Salesiana).
Termini dell’accordo, stipulato a Noto tra il Vescovo della Diocesi sua Eccellenza Mons. Calabretta ed il Rettor Maggiore dei Salesiani Rev.mo Pietro Ricaldone, era l’impegno a non solo interessarsi per l’apertura del nascente oratorio presso i locali siti in via Dante (attuale Panificio “Ispica al forno”), ma a garantirne anche le condizioni necessarie volte a promuovere l’opera dei salesiani ad opera della Sig.rina Modica Vaccaro ed il Barone GiovanPietro Modica. Con la convenzione stipulata mediante quest’accordo, non si cedeva, infatti, solo la Parrocchia ai Salesiani, ma si scriveva un’importante pagina di storia ispicese non troppo lontana perché sia già caduta nel dimenticatoio. L’esperienza dell’Oratorio presso i locali di via Dante ad opera dei Padri Salesiani per i ragazzi, la presenza in messa di bambini e bambine alla “messa del fanciullo “della mattina, il teatrino domenicale nel saloncino parrocchiale, il “gettone di presenza” che consisteva in un bigliettino dato a conferma della presenza al catechismo ed alla messa domenicale, costituivano tutti quegli elementi di attrattiva degno delle moderne attività ricreative, capaci di “attrarre” all’epoca le giovani generazioni sull’esempio dell’oratorio di Don Bosco. Ed infine il cosiddetto “bigliettino premio” ,che dava anche la possibilità di poter attingere da quel “banco dei pegni” , da cui si estraeva la ricompensa di una presenza, vista non come l’adempiere ad un obbligo forzato, ma come la forte volontà di volerci essere anche per semplice diletto, per la voglia di stare insieme e per la gioia di avere una fede in Cristo semplice, pura e vera come è quella del fanciullo.
Il succedersi dell’investitura canonica del Vescovo ai diversi parroci salesiani vide il Sac. Giuseppe Sutera, di cui si conserva ancora un ritratto nella sagrestia della SS. Annunziata, primo parroco salesiano al posto del dimissionario Padre Bruno, il Sac. Giuseppe Ragonesi destinato ad Ispica nel 1946, il vicario cooperatore Don G.Tomaselli, e il Sac. Salvatore Franco (sostituto di Sutera destinato all’America Latina) eletto e canonicamente istituito con Bolla Vescovile del 1-10-1948 di cui è testimone il Sig.re Cipriani. Quest’ultimo coadiutore dei salesiani è ricordato come l’animatore dell’oratorio elaboratore di stampe che si trovavano nel “banco” dei regali, nonché aiuto regista nella drammatizzazione dei ragazzi per il teatrino domenicale. Crearono quel fermento religioso nei ragazzi del tempo ispicesi stimolandoli all’idea che la fede se vissuta in comunione può assumere forme inconsuete, ma non per questo meno vere ed efficace delle sue tradizionali forme di esercizio.
L’attenzione all’umile ed al povero si tradusse con la creazione della mensa dei poveri presso le “logge”della Piazza della Nunziata, l’educazione morale e religiosa di tutti i fanciulli, senza distinzione di estrazione sociale creò quella classe di laici che poi trovò nella nascente azione cattolica la risposta a quell’impegno del laico come collaboratore attivo del religioso. E’ un bel ricordo senza dubbio dei nostri nonni, ricordo non ancora sbiadito perché vivo nella memoria di chi quell’epoca l’ha vissuta e ringrazio tutte quelle persone pazienti che l’hanno voluta condividere con me terminando sempre con quel “peccato che sia finita”.
E’ un’ enorme amarezza apprendere che poiché non vennero rispettati gli accordi stipulati con i benefattori, che si erano interessati per avere la presenza dei Salesiani, essi andarono via tornando alla loro Casa Madre di Catania ed a nulla valsero i tentativi di riportarli ad Ispica dell’allora parroco Curto, succeduto al dimissionario Sac. Franco nel 1951.
Di quegli anni è l’erezione dell’altare attuale di Don Bosco commissionato dalla famiglia Capuano – Assenza a ricordo del figlio prematuramente perduto, di lui come dei salesiani si lega il ricordo alla statua di Don Bosco. La figura del capostipite dei salesiani è qui ritratta in preghiera nella sua veste da parroco, eretto a protettore dell’omonima associazione cattolica ragazzi voluta dal Parroco Ferlisi più di un decennio di anni fa, custode inconsapevole dell’eredità dell’esperienza salesiana la consegna ai giovani: essa infatti non costituirà un’occasione mancata se riusciranno a far proprio il messaggio di Don Bosco reinterpretandolo ai giorni nostri.
Ma fortunatamente Don Bosco, come un “amico nostro”, è rimasto nella tradizione della Parrocchia e continua a vivere nello spirito giovanile e nella tradizione della SS. Annunziata, segno di una fede germogliata da un seme lontano: è infatti, un peccato che ad Ispica la Congregazione salesiana non abbia avuto modo di continuare a vivere, ma il loro lasciato è tale e consegnato alla memoria indelebile di un sentire Don Bosco “il maestro per i giovani di un cammino che porta alla vita”, all’attuale Associazione Don Bosco il compito da sempre di farsene promotrice.
In foto un’immagine di Don Bosco esposta nella sacrestia della nostra Basilica (per gentile concessione della Sig.na Dorina Alfieri) con dedica di Don Salvatore Franco al fratello Cesare Alfieri. La dedica è la seguente: “Festa di S. Giovanni Bosco 1949, a Cesare Alfieri a ricordo di lotte, di vittorie, di fede e di santo entusiasmo ed augurandogli la protezione del nostro gran Santo”.