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La Chiesa di S. Biagio all'interno durante una adorazione eucaristica del Martedì

Biagio di Sebaste, Vescovo e Martire

da Giovanni Fronte
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Il martire Biagio è ritenuto dalla tradizione vescovo della comunità di Sebaste in Armenia al tempo della “pax” costantiniana. Il suo martirio, avvenuto intorno al 316, è spiegato dagli storici con una persecuzione locale dovuta ai contrasti tra l’occidentale Costantino e l’orientale Licinio.

Si conosce poco della vita di San Biagio, di cui oggi si festeggia la memoria liturgica: alcune notizie biografiche li ritroviamo nell’agiografia di Camillo Tutini, il quale raccolse numerose testimonianze tramandate oralmente.

A Sebaste, sua città natale e dove svolse il suo ministero vescovile, si narra che operò numerosi miracoli tra cui quello a cui deve la sua fama: si racconta che durante una persecuzione contro i cristiani, Biagio venne processato e poi condannato a morte.  Durante il tragitto verso il luogo del martirio una donna gli portò il figlioletto che stava soffocando per una lisca di pesce che gli si era conficcata in gola: il vescovo armeno benedì il bambino ed egli guarì. Per questo motivo viene invocato come protettore per i mali in quella parte del corpo e nel giorno della sua festa, il 3 Febbraio, avviene il rito della benedizione delle gole dove il celebrante tocca la gola dei fedeli con l’imposizione di due candele incrociate benedette il giorno prima, festa della presentazione di Gesù al Tempio, comunemente conosciuta come Candelora.

Ad Ispica vi è una chiesetta che porta il nome di San Biagio dove ogni 3 Febbraio avviene, durante la celebrazione eucaristica, il tradizionale rito della benedizione della gola per i fedeli che la desiderano.

Come nasce la Chiesa di S. Biagio ad Ispica?

Secondo notizie storiche forniteci dal Dott. Francesco A. Fronte, Presidente della Società Ispicese di Storia Patria, dell’epoca in cui fu eretta l’attuale chiesa non si sa molto, probabilmente verso la fine del 1600, dopo il terremoto.

Prima della chiesa attuale, pare esistesse un’altra chiesa in onore del santo armeno: dalla visita episcopale risalente al 30 aprile 1683, infatti, veniamo a sapere che l’edificio religioso viene citato con la denominazione di “San Biagio fuori le mura”, mentre al suo interno si trovava un solo altare, così come riportato dalla visita episcopale del 26 novembre 1696, segno che il tragico terremoto del 1693 non la distrusse, ma i fedeli l’abbandonarono ugualmente. A riprova di ciò, abbiamo un’informazione tratta dal diario del vicario foraneo don Francesco Franzò, dove sta scritto: “… giorno di sabato fu benedetta da me la chiesa nuova di S. Blasi, riedificata in altro luogo per causa del terremoto sortito a 11 gennaio 1693; fu il sabato innanzi la Domenica Delle Palme. Questa nuova chiesa è, appunto, l’attuale chiesa ancora esistente in via S. Biagio.

Nel 1791 essa viene citata fra le 24 chiese di Spaccaforno come “filiale della chiesa Madre”. Compare ancora nel 1861 come una delle 12 chiese esistenti, ma intorno al 1870 la chiesa fu chiusa ed affidata alla Basilica della SS. Annunziata, che tutt’ora la custodisce insieme ad un’antica reliquia recante la scrittura latina Sancti Blasii Ep.M. esposta e venerata nel giorno della festa in un reliquiario argenteo di pregevole fattura.

Oggetto di restauro nel 1996, la Chiesa presenta una struttura molto semplice ed ha un’unica navata ad aula. All’esterno, agli estremi del cornicione troviamo le statue di S. Giuseppe e dell’Immacolata e nella parte più alta il campanile mentre al suo interno è presente il solo altare principale dove è inserito il tabernacolo. Sopra l’altare vi è la tela di S. Biagio, mentre nel lato destro troviamo una tela della Vergine Immacolata con i santi e  della Vergine Assunta in cielo mentre dal lato sinistro si accede ad una piccola sacrestia.

Da alcuni anni, la Chiesa, rimessa a nuovo, ha ripreso una sua particolare vita cultuale: ogni martedì viene adibita a cappella per l’adorazione personale e silenziosa dei fedeli. Una volta al mese, poi, viene celebrata l’eucaristia, specialmente nel giorno della festa del Santo il 3 Febbraio con il tradizionale rito della benedizione delle gole.

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