Diventare mamma è senza dubbio una delle esperienze più significative per una donna.
Desiderata o meno la maternità è sempre una gioia. A volte però, quando questa non arriva, ecco che la frustrazione e lo smarrimento prendono il sopravvento. Nel giugno del 2012 io e mio marito ci sposiamo, promettendoci di “essere fedeli sempre, nella gioia e nel dolore”, con l’obiettivo di creare una famiglia. Ma le cose non vanno esattamente come avevamo progettato.
Nel momento in cui ci si sposa, o almeno per noi credenti è così, un figlio rappresenta il coronamento di un progetto che si chiama famiglia, il compimento dell’amore coniugale: concepire un nuovo essere umano con cui condividere il benessere e la ricchezza già presenti nel rapporto.
Ho sempre pensato che il prendersi cura di un altro essere umano, assumersene la responsabilità, trasmettergli valori, educarlo, fosse la massima realizzazione femminile e il compito più soddisfacente da fare dopo quel sì pronunciato davanti all’altare.
Questo frutto d’amore, un nuovo essere umano, è sempre esistito nella mia mente; l’ho desiderato con forza, spinta da un amore incondizionato, ma tardava ad arrivare e allora mi dicevo: “in fondo si può essere mamme in infiniti modi”. Avevo i bambini della catechesi, gli alunni della scuola materna in cui ho lavorato. Tutto questo mi appagava perché si può essere madri ben prima e ben oltre i figli naturali, dando affetto a chi ne ha bisogno, allattando simbolicamente tutti quei bambini affidati, soprattutto orfani di affetti, di radici, di vita e di terra sotto i piedi.
Io mi sono sentita tutto ciò perché la maternità è un’attitudine, un modo di essere che sta scritto nel nostro DNA e che si esprime ogni giorno in tutte le nostre azioni. Tutto questo mentre continuavo a sperare e a pregare che quel figlio tanto atteso arrivasse. Ed è proprio durante questa attesa spasmodica che ho litigato tanto con Dio, alternando momenti di totale apertura e profondi silenzi. Ho portato la mia fervente preghiera anche a Lourdes, davanti alla madonnina, ma più pregavo più mi rendevo conto che i suoi tempi non corrispondevano ai miei.
Fin quando una domenica a messa con le lacrime agli occhi mi sono totalmente abbandonata, forse perché anche un pò sfinita di rincorrere un qualcosa che sembrava non volesse/potesse arrivare, e con un po’ di rassegnazione ho detto: “Signore, se questa è la tua volontà non posso fare altro che accettarla”.
Ed è proprio mentre pensavo ad un altro tipo di maternità, come “l’adozione”, qualcosa arriva.
Nel novembre 2020 scopro di essere in attesa. Rimaniamo con i piedi per terra a tal punto da non riuscire a gioire per quel test positivo. La paura è tanta, troppe sono state le delusioni, e cosi preferiamo non illuderci.
Mi affido totalmente alla Madonna e il 31 gennaio in occasione della festa di Don Bosco mi viene donato l’abitino di San Domenico Savio che ho indossato per i 9 mesi della gravidanza fino al giorno del parto con grande fede e devozione.
Il 22 luglio 2021 nasce la nostra piccola Fatima. Appena nata me la appoggiano al cuore e i nostri occhi si incrociano per la prima volta. Un’emozione che non ha pari. Una gioia immensa che mi è esplosa dentro, e ho provato un amore che non finirà mai.
La scelta del nome non è stata fatta a caso, porta con se qualcosa di spirituale e di miracoloso. Si, perché noi crediamo fermamente che Fatima sia un grande miracolo, un grande dono, il dono della vita donataci da Dio per intercessione della madonnina di cui oggi si festeggia l’apparizione.
Fede, preghiera e sostegno da parte di chi mi è stato vicino, l’amore di mio marito, e soprattutto l’intercessione della Madonna, la mamma per eccellenza. Tutto questo ci ha portato Fatima.
di Luana Giunta
3 commenti
Complimenti Luana,articolo delicato che mi ha arrecato tantissma emozione Auguri per la piccola Fatima e per la tua famiglia,ringraziando sempre la grande Misericordia del Signore.
Grazie Luana, fare la volontà di Dio è la nostra forza e la nostra speranza. Essere fiduciosi sempre.
Bellissimo e commovente. Racconto di un’esperienza di fede reale, viva e fertile. Grazie.