In occasione dell’apertura del nuovo anno pastorale, sabato e domenica 8 e 9 ottobre, siamo stati invitati, presso il convento S. Maria di Gesù ad Ispica, ad un ritiro per le famiglie con il tema “Io, Tu = Noi” incontro testimonianza con i coniugi Giorgio Epicoco e Cristina Righi.
Genitori di quattro figli e punto di riferimento per la pastorale familiare diocesana di Perugia, per vocazione sono sposi, per missione svolgono servizio di accompagna mento alle coppie in difficoltà. Sono responsabili, infatti, dell’associazione “A.Mar.Lui” legata ai beati coniugi Beltrame Quattrocchi.
La loro è una storia d’amore vissuta fino in fondo, che nonostante le difficoltà, oggi trasmette speranza e gioia a chi li incontra.
Si sono conosciuti studenti a Perugia, lei studiava giurisprudenza, lui medicina diventando presto ginecologo.
Dopo sette anni di fidanzamento decidono di sposarsi con rito civile, rinunciando al matrimonio religioso per la scelta di Giorgio di essere un ginecologo abortista. Non aveva mai compiuto le operazioni di aborto a cuor leggero, riconosceva in quella pratica l’esercizio di un diritto per le donne e un atto di coscienza civile, ma provava dentro di sé un travaglio interiore di profondo dolore. Nel ’92, dopo un periodo di riflessione e nuova consapevolezza, matura il desiderio di abbandonare questa scelta e decide di aderire all’obiezione di coscienza. Comincia per la loro coppia un periodo di rinnovamento interiore che sfocia, prima di tutto, nel matrimonio sacramento. Non è stato, tuttavia, un percorso facile. Lui per diverso tempo non si sente perdonato da Dio e questo si ripercuote sulla sua vita. Con la moglie vivevano insieme, erano compagni ma non coniugi. Come due mondi isolati, due binari paralleli, stavano insieme ma non comunicavano più. Non era una vita felice! Giorgio affronta i suoi pesi interiori rifugiandosi sempre di più nella professione, mettendo al primo posto la carriera. Cristina, dal canto suo, si sentiva trascurata e non vista.
Sono rinati come coppia quando lei, avvicinandosi ad un piccolo gruppo di preghiera del Rinnovamento, inizia a pregare con forza e decisione affidandosi sempre più a Gesù, prima da sola poi insieme al marito. La loro conversione li ha ricostituiti come persone, come figli di un Padre che li ha voluti e amati. Li ha ricostruiti come coppia, facendo generare quel “NOI” mai partorito.
Ascoltare la testimonianza di questi coniugi ci ha permesso di riflettere sul come si costruisce il noi della coppia e quanto sia importante per poter vivere in pienezza la relazione. “I due lasceranno il padre e la madre e diventeranno una sola carne”.
Una coppia cambia solo quando comprende ciò che per primo deve generare. Il primo figlio è il NOI, cioè la coppia stessa. Poi si generano i figli che Dio vorrà donare, se vorrà donarli nella carne.
Occorre capire che il matrimonio è l’incontro di due poveri dei quali l’uno è chiamato ad arricchire l’altro e viceversa, aspettando i tempi, ma partendo soprattutto da se stessi.
Un aspetto che ci ha toccato della loro testimonianza riguarda il rapporto della coppia con la famiglia di origine. Quando ci si sposa si mettono insieme due persone differenti che hanno uno zainetto ciascuno, un bagaglio: la famiglia di origine. E quello zainetto è molto condizionante fino a che non si risolvono le ferite che ciascuno ha dentro di sè. Bisogna amare la storia del coniuge e dirsi: ma se lui/lei non riesce a fare questo per me è perché non può, perché è povero/a, non può darmi qualcosa che non ha. E allora solo io posso renderlo ricco, tirare fuori da lui/lei talenti che non sa di avere a causa del fardello che porta sulle spalle.
Bisogna imparare ad usare le armi spirituali che sono i Sacramenti, la preghiera, la parola di Dio. La prima vincente terapia è l’Eucarestia quotidiana: ricevo il corpo di Cristo e gli chiedo di guarirmi da tutte le ferite, le paure e le difficoltà e poi gli affido il matrimonio. Non può inoltre mancare la preghiera con la comunione dei Santi e la Vergine Maria, che intercedono per noi.
La loro testimonianza è stata coinvolgente e ci ha particolarmente colpito quando, in nome dell’associazione “A.Mar.Lui”, hanno ricevuto da parte del cardinal Bassetti il grande dono di una cappellina con custodia del Santissimo e per questo gli incontri nella loro casa sono tutti alla presenza di Gesù come in una piccola chiesa.
Così, da venti anni aiutano le coppie in un cenacolo di preghiera. Questo inizio di accompagnamento negli anni li ha portati a diventare padrini e madrine di 62 figliocci.
Quando l’io incontra Dio è li che nasce il noi, e quel noi è ciò che tutti dobbiamo custodire come il dono più prezioso.
Giorgio e Cristina hanno detto il loro SI a quel NOI a cui Dio li ha chiamati aiutando tanti altri a farlo e aprendosi al dono reciproco.
Sono stati giorni di Grazia, vissuti in armonia e preghiera insieme alle coppie che hanno partecipato e al nostro parroco don Manlio che ringraziamo di cuore per averci invitati.
Corrado e Francesca Giuga