Lo scorso 30 Dicembre 2023, in occasione della Festa della Santa Famiglia di Nazareth, come da consuetudine, nella S. Messa con la benedizione delle coppie e il rinnovo delle promesse matrimoniali, abbiamo ascoltato la bellissima testimonianza di Giusi e Tullio. Abbiamo chiesto loro un articolo testimonianza perchè l’esperienza consegnata nella grazia di quella sera possa raggiungere il cuore di tanti.
“Che cosa cercate?” (Giovanni 1,35-39) Una domanda disarmante che Gesù rivolge ad ognuno di noi. “Che cosa cerchi veramente? Qual è il tuo desiderio più profondo?”
Questa domanda il Signore l’ha fatta tante volte anche a noi, da quando eravamo ragazzi…una domanda che ci smuoveva dentro, che ci faceva sempre sentire fuori posto, inadeguati. Forse una delle cose che ci ha fatto innamorare è stata proprio ritrovare nel cuore l’uno dell’altra quella stessa domanda, e sentire che il Signore ci chiamava a rispondere insieme…
Ancora prima di sposarci custodivamo nel cuore il desiderio di essere una famiglia aperta all’accoglienza. Ci chiedevamo cosa c’era di più prezioso che potevamo donare. Non era la nostra intelligenza, non erano le nostre qualità, le nostre professionalità. Era il nostro amore, la nostra famiglia. Così il giorno del nostro matrimonio abbiamo affidato la nostra famiglia a Dio, e gli abbiamo chiesto di poter essere come quel chicco di senape che è il più piccolo dei semi, ma quando dona se stesso, germoglia, cresce, diventa un grande albero, dove anche gli uccelli del cielo possono trovare riparo. In questi anni abbiamo imparato che il Signore non dimentica mai le nostre preghiere…solo che il Suoi sogni sono molto più grandi dei nostri…
Siamo Giusi e Tullio e insieme ai nostri figli abbiamo aperto le porte del nostro cuore e della nostra famiglia a chi ha bisogno. Abbiamo sperimentato negli anni che la famiglia può essere ed è per sua natura luogo di accoglienza. I nostri figli sono i primi ad accogliere, ci sono maestri.
Grazie ai nostri figli, sperimentiamo ogni giorno che davvero il Signore si serve dei più piccoli per realizzare i suoi sogni più grandi…che è nella fragilità e debolezza che Dio ci rivela tutta la sua forza. Per questo, non dobbiamo avere mai paura di scoprirci fragili, e deboli… perché è nella fragilità che il Signore si fa trovare. Quando ci sentiamo abbandonati e tutto sembra perdere valore…Lui è lì, seduto in un angolo del nostro cuore ad aspettarci, nel silenzio dei nostri sogni infranti, nel dolore che non fa respirare. Lui è lì, con la nostra vita tra le sue mani, che ci parla di speranza e di futuro.
Ognuno di noi custodisce un tesoro dentro un vaso di creta, fragile e preziosissimo. Ci piace pensare che forse ciò che fa davvero prezioso il Tesoro è quel fragile vaso di creta con le sue crepe che ricordano le ferite di Gesù sulla croce.
Negli anni il mondo è entrato un po’ a casa nostra, storie di sofferenza, ma anche di speranza e rinascita. Che dono immenso vedere vedere la dignità calpestata rifiorire, le ferite trasformarsi in feritoie da cui filtrano i sogni e la speranza.
A casa nostra abbiamo condiviso la sofferenza della guerra, dell’oppressione, della povertà, della tratta attraverso il deserto e il mediterraneo…ma insieme, prendendoci cura gli uni degli altri, dalle ferite abbiamo visto sbocciare fiori bellissimi.
Abbiamo sperimentato e sperimentiamo ogni giorno che la condivisione è una scelta di felicità per tutta la famiglia, per noi e per i nostri figli. E crediamo lo possa essere per tutti.
Siamo una famiglia aperta della Comunità papa Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi. La Comunità papa Giovanni XXIII è presente in 44 paesi nel mondo, e ovunque siamo, dalle zone di conflitto alle baraccopoli africane, dalle favelas sudamericane all’Europa, all’Asia, apriamo le porte delle nostre case e del nostro cuore a chi ha bisogno, a chi è più fragile. Il punto centrale della nostra vocazione è la condivisione diretta con gli ultimi. Mettiamo la nostra vita con i gli ultimi che il Signore ci affida, vita a vita, cuore a cuore. Quello che diamo non è un tetto, un letto, ma una famiglia. Facciamo famiglia con chi non ce l’ha. Perché è nel cuore di ogni uomo, di qualsiasi condizione ed età, il bisogno di appartenere a una famiglia. In ogni realtà facciamo famiglia, viviamo con chi accogliamo 24 h su 24. È così che cadono le barriere tra chi accoglie e chi è accolto, perché insieme si mettono le proprie fragilità e le proprie risorse e non c’è chi salva e chi è salvato, ma ci si salva insieme.
“Che cosa cercate?” “Che cosa cercate veramente? Qual è il vostro desiderio più profondo?”
Ancora oggi il Signore ci accoglie con questa domanda. E in questa domanda c’è il mistero del sogno che Dio ho sognato per noi, ci sono i nostri piccoli fragili “sì” che nelle Sue mani ogni volta muoiono e germogliano come piccoli chicchi di senape.
Non sappiamo tante cose, ma sentiamo che la nostra vita avrà senso nella misura in cui il nostro passo sarà segnato dagli ultimi. Che noi siamo davvero noi stessi quando pur potendo essere nella comodità, nella stima, nella ricchezza, ci liberiamo da tutte queste cose per essere uguali agli ultimi e con loro risalire verso la giustizia, l’uguaglianza, la dignità della persona. Quando mettiamo la nostra spalla sotto la croce del fratello per portarla insieme. Quando ci sentiamo disprezzati in chi è disprezzato, emarginati in chi è emarginato. Quando sentiamo in noi il dolore delle ragazze schiavizzate che incontriamo sulla strada, le loro paure, la loro solitudine. Quando accogliamo l’altro nella nostra vita e nel nostro cuore…
Questo è il sogno di Dio per noi, il Tesoro nel vaso fragilissimo del nostro cuore. Non è facile. Non sarà mai facile. Ci sentiremo sempre inadeguati. Ma ora sappiamo che se Lo lasciamo abitare nel nostro cuore, se ci lasciamo trasformare…ogni volta il Signore ci darà la forza che non abbiamo, il coraggio che ci manca…e ogni volta ci riempirà il cuore di meraviglia. La meraviglia della fragilità che sostiene il mondo intero.
di Giusi Amore e Tullio Manca