Riceviamo e pubblichiamo nella categoria denominata “C/O Nazareth” che intende soffermarsi sull’amore coniugale e familiare, un articolo – testimonianza sulla scuola della tenerezza frequentata da alcune delle coppie della comunità e promossa dai Gruppi di Spiritualità della Tenerezza delle diocesi siciliane di Caltanissetta, Agrigento e Piazza Armerina.
Abbiamo scelto di frequentare la scuola della tenerezza perché fortemente spinti dal desiderio di approfondire gli aspetti antropologici, i fondamenti biblici, spirituali e familiari che essa racchiude. Inoltre eravamo curiosi di conoscere ed apprendere rinnovati strumenti che guidano, alimentano e danno linfa nuova al nostro essere coppia nel Signore.
Durante il corso siamo stati accompagnati passo dopo passo a collocare le nostre nozioni e le nostre sensazioni in tema di tenerezza in un quadro teologico più organico e sistematico. A tutto questo hanno notevolmente contribuito i laboratori che abbiamo vissuto come opportunità di riflessione sulle tematiche, sia a livello personale che in coppia: il confronto è stato arricchente e proficuo. La presenza di diocesi e parrocchie diverse ha reso vivo il nostro essere popolo di Dio in cammino e, guidati dalla presenza dello Spirito Santo, abbiamo ritrovato la virtù della tenerezza nuziale, intesa come capacità di amare e di essere amati.
Attraverso la lettura di brani biblici mirati, noi sposi abbiamo meglio inteso che la tenerezza può trasformare la vita di ognuno e la relazione di coppia, e come con il nostro amore possiamo diventare testimoni credibili e gioiosi nell’annunciare al mondo la salvezza di Dio.
Siamo stati particolarmente colpiti dalla correlazione che esiste tra la fragilità della coppia e la tenerezza di Dio. Sta a noi sposi mantenere vivo nel nostro cammino il giusto equilibrio tra questi due aspetti, per vivere in pienezza il sacramento del matrimonio: la scuola di teologia in questo è stata maestra, rendendo i nostri occhi nuovi e sensibili verso le fragilità di ciascuno.
Consideravamo a volte le nostre fragilità un difetto da non far vedere all’altro, per evitare lacerazioni nella relazione di coppia. Evitavamo di farci veder vulnerabili, indecisi, paurosi, apprensivi per i figli… e cercavamo di essere sempre all’altezza delle situazioni.
Se le circostanze prendevano un’altra via rispetto a quella da noi prevista, la rabbia e l’incertezza avevano il sopravvento, con facilità ci accusavamo a vicenda, scaricando la colpa sull’altro, criticando qualche volta il comportamento tenuto. Eppure eravamo convinti che ciascuno è limitato, incompleto, fallibile.
Aver consapevolizzato che la fragilità fa parte di noi stessi ed è l’espressione dell’umanità più genuina e umile di noi ci ha reso coraggiosi nel non considerarla un vuoto, né qualcosa di negativo, ma a guardarla in faccia, per essere accoglienti e comprensivi l’un l’altro. Nel vangelo di Matteo (22, 39) si legge “Ama il prossimo tuo come te stesso” in questa frase è racchiusa una realtà fondamentale: accettarsi per come siamo, belli e preziosi, nonostante i nostri limiti per essere in grado di amare liberamente nelle relazioni più profonde come quella matrimoniale.
Ognuno di noi porta con sé l’imprinting del carattere proveniente dall’educazione ricevuta e dal contesto dove si è cresciuti. È lo scrigno del nostro passato frutto dei vissuti affettivo-relazionali dove risiedono sensazioni, pensieri, emozioni, gioie ma anche ferite, stati d’animo negativi, tristezza, paure, collere. Quando si diventa marito e moglie e si mette tutto in comune la coppia vive dinamiche che sono frutto della unicità e irripetibilità di ciascuno; non si può far finta che questo passato non ci sia, siamo chiamati quindi ad accoglierlo e a condividerlo al coniuge amorevolmente. Nell’intraprendere il viaggio insieme, dopo la celebrazione del matrimonio, è necessario tenere presente il passato di ciascuno consegnandoci sempre più l’uno all’altro; si apprezza la reciprocità che c’è tra le due polarità e quando il percorso in alcuni momenti può diventare faticoso, buio e in salita è naturale incoraggiarsi a vicenda. Così facendo il rapporto di coppia assume atteggiamenti di empatia verso il vissuto dell’altro, le povertà e le debolezze presenti in entrambi vengono incoraggiate e sostenute. Coscienti che il matrimonio è un progetto da costruire insieme, ci siamo sentiti chiamati a predisporre ancor più i nostri cuori alla tenerezza e a sceglierla come stile di vita. Questa scelta ci sta facendo riscoprire il calore della tenerezza di Dio che ci avvolge come in un grembo materno.
Avere inoltre la certezza che la tenerezza è insita nel nostro essere ci ha fatto comprendere che essa è il risvolto positivo della fragilità umana. In questa prospettiva abbiamo cominciato a vivere la fragilità come opportunità: apprezzando il suo valore siamo stati aiutati ad avvertire e abbracciare i nostri limiti. Grazie a questa modalità avvertiamo che è migliorata in noi la sensibilità affettiva, l’attenzione e l’accoglienza reciproca, siamo diventati più bravi ad amarci per quello che siamo e non per come ci desideriamo, perché più recettivi e sensibili nel capire il bisogno dell’altro. È cambiata la nostra disponibilità interiore, siamo più pronti a farci incontrare dal nostro coniuge nella nostra specifica singolarità. Sperimentare come la fragilità può trasformarsi in forza interiore ci ha reso più disposti ad amarci senza pretese, senza ricevere e chiedere nulla in contraccambio: l’amore quando è vero ama gratuitamente! Questo ci aiuta a perdonare e a chiedere perdono perché siamo in grado di poter dire: “anch’io ho sbagliato e sono stato perdonato”.
Oggi notiamo che le durezze dei nostri animi cominciano ad intenerirsi, i nostri cuori sono più aperti ad ospitare il nostro coniuge, inoltre trascinati dallo stile della tenerezza viviamo in modo nuovo il nostro amore sponsale perché chiamati ad affidarci, ad aiutarci, a sostenerci reciprocamente con e nel Signore. Il nostro vivere insieme è divenuto più alla pari e la nostra reciprocità è più ricca e intrecciata.
Proposte: facendo un’attenta analisi delle problematiche attuali delle coppie, emerge la necessità di porre attenzione particolare agli sposi nei primi anni di matrimonio, perché secondo noi sono costitutivi del loro futuro insieme. Ci accorgiamo infatti che spesso le giovani coppie manifestano rassegnazione, incapacità di fare rinunce di fronte alle difficoltà, scoraggiamento quando il sentimento muta nel tempo. Non si tratta di tenere conferenze su determinate tematiche, ma curare la relazione e far sentire loro la comunità luogo accogliente e non giudicante. E’ opportuno piuttosto scegliere pochi momenti durante l’anno, organizzando incontri di animazione intercalati da brevi video sui temi della comunicazione, dell’ascolto e del costruire il noi di coppia, seguiti dalla condivisione in coppia e in gruppo. Pensiamo di concludere ogni incontro con un momento di fraternità, per avere l’opportunità di intrattenere rapporti diretti con loro.
di Emanuele e Carmela Sudano