L’autorità di Gesù come icona dell’autorità di ogni cristiano.
Da cristiani, siamo chiamati a metterci in rapporto con gli altri, ognuno secondo il suo carisma. Il mondo ci ha presentato la via del “potere” mediante l’imposizione delle leggi e delle norme. Nel Vangelo odierno risalta l’“autorità” di Cristo, che permette la fama in tutta la regione della Galilea. Qual’è la novità apportata da Gesù? Partiamo della parola stessa: autorità. Questa comporta il “fare crescere, accrescere; aumentare, perfezionare, portare a compimento”. Si tratta allora di una “potenza generatrice di legame sociale, volta a crescere fino al suo compimento”. Occorre un “volere bene di per se”, che richiama ad andare otre la semplice logica della coerenza alla legge e oltre la capacità di empatia, e vivere la fede nel dialogo e nell’attenzione agli esclusi e ai poveri. Si tratta di un ospitalità senza frontiere che richiede un cuore abitato da Dio.
Nella sinagoga (luogo di preghiera e culto per quanti vivevano lontano da Gerusalemme), Gesù non ha commentato le scritture per prenderne le citazioni autorevoli e casistiche ma queste, in Lui incarnate gli donano larga autorità. Non c’era infatti distacco ne contrapposizione tra il suo insegnamento e la sue opere, anzi entrambi rivelavano la sua identità messianica, la sua figliolanza in Dio. Il suo agire non è a partire dal potere ma in virtù del carisma. Per questo poteva mettersi a servire l’uomo liberandolo dalla malattia e dagli spiriti impuri, cioè da tutto ciò che lo incatena, in primis il peccato.
Dobbiamo comprendere che è scontato pensare al potere come elemento essenziale che ci apre tantissime porte, riempie le tasche, obbliga gli altri al silenzio. Ma il carisma come dono di Dio e sorgente della “vera autorità”, distante dal potere in termini di supremazia, anima i progetti e compiti di liberazione senza discriminazione, fa trasparire lo Spirito e parla anche nel silenzio. Alla sequela di Gesù, e come Lui, abbiamo la missione di condurre l’uomo alla salvezza (Mc 16,15-16). Lo facciamo nelle nostre comunità, nelle famiglie rispetto alle sfide e al cotesto del nostro tempo. Mossi dall’amore di Gesù, non vivremo più per noi stessi ma per Dio e per gli altri (2 Cor 5,14-15).
Davanti alle realtà concrete dei nostri fratelli e delle nostre sorelle, fermiamoci un attimo con misericordia e esercitiamo l’autorevolezza capace di guidare, di insegnare e di fare crescere, consapevoli del fatto che «un elemosina compiuta per pura carità è un prodigio grande quanto camminare sulle acque» (Simone Weil). I santi pastori della chiesa hanno voluto seguire questo cammino, quello del servizio e dell’amore incondizionato, come il nostro Don Bosco, di cui facciamo memoria oggi, dedicandosi per amore ai ragazzi e ai giovani. Per sua intercessione, il Signore ci conceda la grazia di una presenza e una missione liberatrici nelle nostre varie comunità.
Don Deogratias Paluku Mathe
Vicario Parrocchiale