Home Annunziando Winter Camp ACR 2023

Winter Camp ACR 2023

da Redazione
782 visualizzazioni

ConTatto è stato il tema attorno al quale è ruotato il campo invernale dei gruppi ACR di prima, seconda e terza media svoltosi nei giorni 28-29-30 dicembre presso la Casa di spiritualità san Luca a Modica. Il termine contatto è stato scelto perché riesce a dare subito l’idea di movimento verso la dimensione più intima tra persone, tra fratelli. Giocando sulle parole, può coniugarsi ancor più se è vissuta con tatto, ovvero con un delicato tocco di umanità che qualifica ancora meglio un incontro.

Rimanendo sempre sul movimento delle lettere che compongono il titolo, se sostituiamo una normale T con la Tau francescana, si risale a quella Spiritualità francescana che ha contraddistinto i campi di questi ultimi tre anni, capaci di rendere lieti e intensi i momenti di questo nostro percorso parrocchiale. Le tappe del nostro viaggio hanno avuto inizio a Modica nella mattinata del primo giorno, presso la chiesa dei Padri cappuccini; lì, ai piedi del Santo assisiate che contempla il Bambinello, è stato presentato tutto l’itinerario del campo. Al termine ci siamo spostati in visita di alcuni istituti religiosi, come il Boccone del Povero e le Suore Benedettine, per ascoltare le testimonianze di vita e di fede di chi, in questi luoghi, vive e opera, servendo il prossimo con amore e carità.

Quattro icone della spiritualità francescana, nelle quattro mezze giornate hanno contraddistinto i momenti di questo campo invernale; quattro incontri, quattro contatti, quattro storie che hanno scandito gli incontri secondo l’inconfondibile profumo francescano. La prima icona che abbiamo fatto nostra, è stata l’incontro di Francesco con il lebbroso. Un evento singolare nella vita del santo che avrebbe cambiato l’approccio all’esistenza intera, non solo la sua ma anche quella di milioni di persone che si sono riconosciute nel suo carisma, che si sono avvicendate nei secoli. Un incontro che il santo non avrebbe mai voluto fare, tra l’avversione fisica verso un malato di lebbra e una misteriosa attrazione  che lo porterà non solo ad abbracciarlo ma anche a  baciarlo. Da lì in avanti ciò che gli sembrava amaro gli fu cambiato in dolcezza di animo e di corpo. Andando al di là del fatto storico, si è parlato di quella lebbra che invade l’anima di tante persone di ieri come quelle di oggi, un modo per poter parlare di emarginazione sociale in generale, ma anche di adolescenza, la quale non è una malattia ma spesso tanti adolescenti se ne fanno una malattia.

Durante l’attività, i ragazzi si sono truccati da lebbrosi, rimanendo così fino a sera quando, durante il momento di preghiera, nel quale il segno suggerito era quello di offrirsi di pulire il volto deturpato del fratello. Un chiaro riferimento al valore dell’amicizia. Un modo di prendersi cura dell’altro; una proposta verso un vero e proprio antidoto alla solitudine in cui tanti adolescenti sprofondano. Nella mattinata successiva, seguendo la linea dell’incontro, abbiamo meditato la bellissima pagina delle Fonti Francescane che riportano la straordinaria vicenda che lega S. Francesco col Sultano d’Egitto e di Palestina; il tema ha fatto da apripista all’argomento dell’accoglienza dello straniero, del diverso per cultura, razza e provenienza. Più che sulla diversità  si è posto l’accento sulle differenze, proprio perché sono queste che mettono in risalto i carismi dei fratelli.

Nel pomeriggio ha fatto da sfondo la storia legata all’incontro di Francesco col lupo di Gubbio, una chiara attualizzazione del messaggio originario che ci ha dato modo di parlare di bullismo. L’ammonimento di Francesco che fece a frate Lupo, è stata un’occasione per guardare ai fatti di ogni storia non solo dal punto di vista dei bullizzati ma anche da quello del malessere che cova nell’animo del bullo; l’amore e l’accoglienza suggerita da Francesco, sono fino ad oggi una valida cura di questa grande piaga che fa vittime sempre più giovani, specialmente sul web. L’attività di questa giornata ha visto la composizione e l’esibizione dei ragazzi in alcuni sketch, poesie e storie varie improntate sulle tematiche del razzismo e sul bullismo.

Infine nell’ultimo momento di condivisione, durante la mattinata del sabato, ci si è immersi nelle storiche vicende legate al Presepe di Greccio. Quest’ultimo dava significato e chiudeva il ciclo dei tre incontri/contatti dei giorni precedenti. Questa icona ha portato in mezzo a noi Gesù, unica certezza che dà significato alla nostra vita.

L’attività proposta riguardava l’invito a realizzare un proprio Presepe interiore partendo da uno dei personaggi o degli oggetti che compongono il presepe verso il quale ci si rivede, attraverso il quale interpretiamo il nostro ruolo nel mondo. La proposta finale era incentrata su una riflessione capace di riuscire a distinguere un presepe dall’altro. Il criterio suggerito dagli educatori era quello  di non assolutizzare il grado di elaborazione o la grandezza o la meticolosità con la quale si realizza il proprio presepe interiore, ma il fatto se ospita realmente Gesù. Non ci sono dunque presepi belli o brutti, ritornando all’icona, né tantomeno vite belle o brutte: ciò che contraddistingue una vita dall’altra è la presenza di Gesù; non ci sono vite più o meno importanti; ci sono invece vite che hanno accolto o non accolto Cristo (cfr. Gv1,12). E’ questo ciò che fa la differenza da qui all’eternità.

Gli educatori di ACR Media

Lascia un commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Cliccando su ACCETTO acconsenti al loro utilizzo. ACCETTO Scopri di più