Accogliamo e pubblichiamo un articolo che una studente dell’Istituto di Istruzione Secondaria Superiore G. Curcio ci ha fatto giungere. La tematica così interessante, l’attesa – saper aspettare, ci provoca e motiva.
Saper aspettare è ormai diventato qualcosa di difficile. Siamo abituati ad avere tutto e subito. Il solo pensiero di dover aspettare qualcosa o qualcuno ci mette in crisi, perché pensiamo a quanto tempo andrà sprecato o a quanto ci annoieremmo. Come dice Marco Belpoliti nel suo articolo: “Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in “tempo reale”. Come dargli torto, ormai non sappiamo più aspettare. Potremmo dare la colpa alla nostra pazienza, ma io darei la colpa alla tecnologia. Con la tecnologia abbiamo tutto a portata di mano e soprattutto abbiamo tutto subito. Se abbiamo bisogno di fare una telefonata ci basta prendere il telefono, comporre il numero e chiamare. Se vogliamo mandare un messaggio apriamo Whatsapp, clicchiamo sulla chat e iniziamo una “conversazione”. In passato invece, se si voleva parlare con qualcuno bisognava scrivere una lettera, andarla a consegnare e poi attendere la risposta. I tempi di consegna erano molto lunghi e quindi bisognava attendere. Chissà che felicità che le persone provavano a ricevere una lettera inaspettata. La cosa bella delle lettere del passato era che in ogni lettera si nascondevano dei sentimenti, delle storie o delle lacrime. Invece, oggi con i messaggi non riusciamo a trasmettere quelle emozioni che con le lettere si capivano leggendo solo la prima riga. La nostra vita è composta da attese: l’attesa di diventare grande, l’attesa di iniziare un solo capitolo della nostra vita. Però quando questa “attese” arrivano, iniziamo a pensare: “E se non l’avessi atteso così tanto forse sarebbe arrivato dopo e mi sarei goduta il momento”.
E così senza accorgercene quello che aspettavamo passa come uno schiocco di dita. La cosa che più mi affascina pensando al passato è sicuramente il loro modo di saper aspettare. Sì, perché se nel passato aspettavano non succedeva nulla. Le persone non si disperavano del fatto che perdevano tempo. Invece oggi se siamo noi ad aspettare succede il caos, perché perdiamo tempo o perché sprechiamo attimi. L’attesa, se ci pensiamo, può essere considerata un momento “personale” che possiamo utilizzare per riflettere su noi stessi o su qualcosa che è successo. Quindi se ci pensiamo bene, l’attesa non è solo qualcosa che ci fa perdere tempo, ma è qualcosa di positivo che ci permette anche di stare con le persone che ci vogliono bene.
Io penso che saper aspettare è ormai molto complicato. A me non piace dover aspettare, ma capisco che nella vita bisogna anche fermarsi un po’. Ai giorni d’oggi aspettare è qualcosa di sconosciuto, il mondo è sempre di fretta e di conseguenza lo siamo pure noi, perché dobbiamo seguire i ritmi frenetici che la vita ci impone. Non possiamo aspettare, perché non possiamo permettercelo, abbiamo così tanti impegni che se ci fermiamo iniziano a venirci i sensi di colpa e iniziamo a pensare: “Ah! Se solo non a vessi aspettato a quest’ora avrei potuto fare di più”. Ma secondo me nella vita è giusto fermarsi e prendersi del tempo per se stessi.
Il mondo come può pretendere di farci aspettare se già da piccoli abbiamo tutti pronti a farci avere tutto senza aver bisogno di aspettare? Questa è una domanda che secondo me non ha una risposta precisa. Però posso dire con certezza che aspettare è qualcosa di prezioso che molte volte ci fa capire l’importanza delle cose, ma soprattutto è qualcosa che ci fa capire che non esiste nulla di scontato.
Quindi il saper aspettare può essere usato per vivere a pieno la nostra vita.
di Ines Costa – 2CS