La devozione al Santo Patriarca San Giuseppe, al custode della chiesa universale, in Sicilia è parecchio forte. Nella Sicilia settentrionale, si allestiscono grandi tavolate ricche di pietanze e decorate dal pane che assume forme che riconducono al padre putativo di Gesù: la barba, il bastone e così via. Per ricordare la fuga in Egitto, a Scicli, si svolge una bellissima rappresentazione di cavalli (il mezzo della fuga infatti di allora) bardati con arte e maestria da apparati floreali, viola ciocca soprattutto, che sfilano il giorno della festa del santo. Anche Ispica onora e venera San Giuseppe. La sua devozione nasce e si sviluppa nella piccola chiesetta di via Vittorio Emanuele, (quartiere Badia) venduta e demolita per costruirvi una piccola attività commerciale e una abitazione civile. La chiesa era retta dal Cononico Bonomo, il quale , molto affezionato, curava con dedizione questa chiesa rettoria.
Vedendo che la devozione al titolare aumentava, chiese all’allora vescovo della diocesi Mons. Calabretta il permesso di costruire una chiesa nuova, magari più grande e accogliente. Purtroppo non vide realizzare questo sogno. Lui morì nel 1965 e il permesso a costruire arrivó poco dopo su richiesta dell arciprete Vindigni e, grazie allo zelo di un giovane Padre Ferlisi, stimato e amato parroco dell’Annunziata dal 1980 al 2001 si portarono a termine i lavori della nuova chiesa dedicata al Patriarca. Gli anziani del posto, la signora Franca Padova soprattutto, racconta di un rito devozionale legato al santo: dal quartiere Carmine si partivano tre personaggi poveri, a simboleggiare quasi la sacra famiglia, fino alla vecchia chiesetta del santo: arrivativi vi bussavano con tre colpi di bastone, la porta si apriva e ci si trovava a una piccola tavola imbandita con pasta asciutta e uova, pietanze che venivano da loro consumate. Con l’imminente chiusura e demolizione della chiesa, il Simulacro del santo, opera di inizio ‘900, fu portato nella vicina Basilica dell’Annunziata che lo ebbe in custodia per qualche anno collocandolo nella navata laterale a sinistra nell’attuale nicchia di San Vito. Ivi si festeggiava sempre.
Domenica 17 marzo, per ricordare questo legame, il bellissimo simulacro di San Giuseppe ha onorato la comunità dell’Annunziata con un ingresso straordinario in Basilica durante la processione. I giovani dell’Associazione Don Bosco hanno pertanto portato a spalla la vara e il simulacro rendendo così un momento storico encomiabile il “ritorno” del Santo Falegname nella Chiesa a Lui cara. Non è stato un caso. Troppi elementi (fatti e persone) accomunano le due comunità che ancora oggi si alimentano nella devozione e in nome di San Giuseppe per il singolare legame alla Beata Vergine Maria. Grande concorso di popolo vi era, il quale sarà testimone di questo lieto evento.
di Massimo Innorcia