Home Annunziando Mons. Angelo Giurdanella. Un ricordo e un pensiero di un caro padre e vescovo

Mons. Angelo Giurdanella. Un ricordo e un pensiero di un caro padre e vescovo

da Giovanni Fronte
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In occasione della celebrazione di saluto nella nostra comunità di Mons. Angelo Giurdanella, Vescovo di Mazara del Vallo, si è avuta l’occasione di un dialogo sulla sua ordinazione e sul ricordo della nostra città e comunità parrocchiale.

Siamo a pochi giorni dalla sua ordinazione, Don Angelo…un giorno particolare, è il giorno di San Francesco, un santo a cui lei è particolarmente legato: che sentimenti ed emozioni sta provando in questo momento?

I sentimenti che albergano dentro di me sono vari e tanti: c’è tanta trepidazione e l’affidarmi alla grazia di Dio consapevole che tutto questo viene da Dio per cui se Dio da un peso, dà anche la forza per portarlo: se quindi da una parte c’è trepidazione per i miei limiti dall’altra parte mi affido totalmente a Dio. La preghiera che in questi giorni faccio è: “Signore, di te mi fido, a te mi affido, in te confido”.

Ci sarà qualche Vescovo o qualche santo a cui si ispirerà nella sua azione pastorale?

Ho scelto la data del 4 ottobre perché da sempre mi ha accompagnato la testimonianza di San Francesco d’Assisi: quando io ero parroco, con i giovani della parrocchia quasi tutti gli anni facevamo i campi scuola ad Assisi; nutrendomi sempre di più della spiritualità di Francesco e Chiara d’Assisi e poi mi ispirerò, dal punto di vista pastorale e di amore alla Chiesa, a San Paolo VI: da lui ho imparato come si ama, come si serve e come si soffre per la Chiesa.

San Paolo VI, fra l’altro, è il Papa del Concilio Vaticano II ed ha attraversato un periodo difficile della vita della Chiesa.

Io sono un “figlio del Concilio” (ho oltre 60 anni), per cui insieme alla Parola di Dio (che è stata lampada ai miei passi, una Parola che plasma, che orienta la nostra vita) c’è il Magistero della Chiesa e in sommo grado c’è il Concilio con le sue costituzioni e decreti: oggi la Chiesa ha bisogno di viverlo pienamente dato che non è stato del tutto assorbito: il Concilio ispira il nostro impegno pastorale.

Don Angelo, lei è sempre stato molto legato alla comunità della SS. Annunziata e alla città di Ispica.

Non ho la cittadinanza onoraria, ma è come se l’avessi: mi sento di appartenere a questa città, con le sue comunità parrocchiali, le sue associazioni, le sue confraternite, con la presenza dell’Azione Cattolica: questa comunità cittadina l’ho sempre avvertita come una casa: accogliente, capace di esprimere umanità: mi sono sempre trovato bene qui ad Ispica, così come nelle altre città della Diocesi, ma la cittadina ispicese ho avuto modo di frequentarla un po’ di più dato che da ragazzo frequentando la famiglia di Don Corrado Lorefice (ora Arcivescovo di Palermo, ndr) mi sentivo a casa.

Ricordo che una volta, parlando di Ispica, l’aveva definita come una “bomboniera”.

Sì, per via delle sue strade larghe, areggiata, una città solare così come lo sono gli ispicesi…

Un pensiero, infine, per la comunità della Santissima Annunziata…

Mi auguro che la comunità parrocchiale, così come ha vissuto il primo anno del sinodo (il tempo dell’ascolto) possa vivere anche quest’altro anno soprattutto con i “Cantieri di Betania” (la casa, la strada e la testimonianza) e possa realizzare il programma del nuovo anno pastorale tenendo conto delle indicazioni del secondo anno del cammino sinodale: Le tre case di Betania possono essere realizzate nella vostra parrocchia.

Nella nostra comunità parrocchiale, infine, siamo molto devoti al SS. Cristo che porta la croce, come lei ben sa dato che è venuto qui il Venerdì Santo: un suo ricordo di queste esperienze…

Posso dire che è un momento toccante perché coinvolge emotivamente: a questo proposito vi auguro che, guardando al Cristo crocifisso, possiate avere tutti i membri di questa comunità i suoi stessi sentimenti di mitezza, di bontà, di benevolenza e di magnanimità; lo sguardo del Cristo vi possa penetrare perché i suoi sentimenti possano abitare nella vostra vita: tenete fisso lo sguardo su Gesù perché Gesù possa contagiarvi dei suoi stessi sentimenti.

Grazie, Don Angelo, per la disponibilità in questo breve dialogo. Facciamo nostri i suoi auguri e le auguriamo che i frutti di bontà, mitezza e amore per la Chiesa che lo hanno portato a diventare successore degli apostoli possano dare, nella sua diocesi mazarese, frutti di nuove vocazioni alla vita cristiana secondo gli insegnamenti del Concilio Vaticano II.

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