Il prossimo 6 Maggio ricorre la memoria liturgica per la famiglia salesiana del piccolo grande Domenico Savio. Da qualche anno nella nostra comunità, così legata al carisma salesiano, cresce la devozione a questo figlio di Don Bosco, vero esempio di virtù e di santità “a portata di mano”. Iniziamo oggi la pubblicazione di una serie di articoli che tratteranno la sua figura a sfondo squisitamente giovanile, per offrire ai nostri ragazzi la possibilità di farsi accompagnare da un amico, un “santo amico”.
“Il mondo potrebbe diventare un anticipo di Paradiso se solo si avesse cura di insegnare e far leggere ai bambini la vita di san Domenico Savio (1842-1857), il piccolo gigante di santità sbocciato pienamente alla scuola di san Giovanni Bosco”, così si apre un articolo sulla vita di san Domenico Savio pubblicato da Famiglia Cristiana il 9 marzo scorso.
Domenico Savio nacque il 2 Aprile 1842. La sua famiglia di estrazione modesta, si trasferì a Murialdo vicino Castelnuovo D’asti. Qui insieme alla mamma comincia ad andare a messa tutte le domeniche, in occasione delle quali, il piccolo Domenico si sente completamente attratto da quello che succede dietro l’altare, tant’è che molto presto il parroco di quella piccola parrocchia gli fa servire la Messa.
A 7 anni è ammesso alla prima comunione, fatto veramente straordinario per quei tempi. Il suo fervore aumenta ogni giorno di più e comincia a farsi viva in lui l’idea di perseguire il modello di santità e perfezione di vita incarnato da Cristo. Fissa 4 propositi che poi saranno ritrovati in un libro di preghiere e consegnati direttamente a Don Bosco: “1. Mi confesserò molto sovente e farò la comunione tutte le volte che il confessore mi darà licenza. 2. Voglio santificare i giorni festivi. 3. I miei amici saranno Gesù e Maria. 4. La morte, ma non peccati”.
E’ un bambino molto buono allegro e solare, ma a causa della sua bontà viene punito ingiustamente per una marachella compiuta da un suo compagni, ma Domenico invece che accusare l’amico per discolparsi, accetta la punizione. Una volta scoperta la verità il maestro, nonché parroco della chiesa, gli chiede il perché del suo silenzio, risponde Domenico: “Quel tale, già colpevole di altre mancanze, sarebbe stato cacciato da scuola. Io pensavo di essere perdonato. E poi pensavo a Gesù… anche Lui è stato castigato ingiustamente”, allora Don Cugliero decide di presentarlo a don Bosco, l’alloro prete e maestro dei giovani, la cui fama cresceva e si diffondeva.
L’incontro fra i due è da subito molto intenso, e si instaura un legame molto profondo che andrà oltre la semplice amicizia, lo stesso Don Bosco lo definirà più volte il suo allievo prediletto. Egli lo considerava al pari di un figlio e lo stesso affetto Domenico contraccambiava. Il legame che si venne a creare fra i due fu una relazione profonda scandita da un forte fervore educativo. “Vivere all’unanimità” – vivere con la stessa anima.
Li univa l’amore per i giovani e il desiderio di voler riportare sulla retta via gli sbandati, coloro che non avevano nessuno al mondo. Entrambi sentivano molto forte il senso dell’apostolato sia all’interno ma soprattutto all’esterno dell’oratorio, seguivano il sentire dei ragazzi che gli erano affidati dalla divina provvidenza, e trovavano i modi giusti per approcciarsi al loro mondo. Questo cammino di fervente spiritualità e amore per il prossimo, era gestito dalla ricetta della santità inventata dal fine educatore che fu Don Bosco (allegria, osservare i doveri di studio e di preghiera, far del bene agli altri).
In quest’ottica San Domenico Savio si può definire un piccolo campione della santità, che voleva aiutare gli altri provvedendo ai loro bisogni non solo fisici, ma anche morali e spirituali. Sente il bisogno di annunciare Gesù in mezzo ai compagni. Tra i ragazzi di Valdocco c’è uno che ha portato giornali osceni: Domenico glieli fa a pezzi, anche se rischia di prendersele. Alla porta dell’Oratorio, c’è un protestante che viene a fare propaganda: lui lo manda via e allontana i compagni che lo ascoltano. Sulla strada c’è un carrettiere che bestemmia: lui lo richiama dolcemente a cambiar modo di parlare. Passa un sacerdote che porta l’Eucaristia a un moribondo: Domenico si inginocchia nel fango della strada e fa inginocchiare anche un ufficiale impettito nella sua divisa, stendendogli il suo fazzoletto per terra. Due compagni fanno a sassate fino a spaccarsi la testa: lui, in nome del Crocifisso, fa da paciere, rischiando di avere la testa rotta, anima i giochi degli amici e insegna il Catechismo.
Don Bosco è la sua guida in tutto, ma qualche volta è Domenico che guida Don Bosco in opere straordinarie di bene in un legame simbiotico e collaborativo. La sua vita è esempio per i ragazzi d’oggi che vivono in un mondo a volte povero di ideali e dominato dal principio del successo. Conoscono poco del santo, e magari sorridono quando ascoltano la sua storia. È anche vero che oramai le storie dei santi sono passate in disuso e per lo più banalizzate. Ma riaffiora chiara la consapevolezza che esempi così forti e testimonianze così spiazzanti rimangono alla portata dei più piccoli come dei grandi. E forse dovremmo abbassarci un po’ per comprendere il mistero così nascosto quanto manifesto in uomini e donne, bambini, giovani e anziani che hanno vissuto “di altro”.
Quello che san Domenico ci ha lasciato è un bene inestimabile e prezioso un esempio di fede e devozione non da poco. Portare all’attenzione dei nostri giovani l’attività di questo campione di santità spetta a noi adulti, che, come guide dobbiamo rendere attuale l’opera del nostro. Noi genitori, pastori, guide delle comunità, dobbiamo proporre quegli atteggiamenti che san Domenico attuava. Abbiamo la responsabilità di incarnare quei modi umili e dimessi, in modo che i giovani del nostro tempo possano seguire il nostro esempio mutuato dall’Opera del santo che veneriamo. E chissà forse, in tal modo, potremo trovarci ad allevare qualche piccolo Minot.
Foto d’archivio: Benedizione della Nuova Statua di San Domenico Savio con i bambini della catechesi – Febbraio 2020
1 commento
Complimenti per l’articolo. Veramente molto bello ed interessante. Sara Piazzese