Martedì, 20 febbraio scorso, la nostra Comunità parrocchiale ha vissuto un momento di grazia ospitando Don Luigi Verdi. Purtroppo il maltempo ha scoraggiato una presenza più numerosa dei fedeli e degli interessati. Molti gli adolescenti e giovani partecipi, che insieme al parroco e ai loro educatori l’avevano già incontrato facendo visita nell’estate scorsa alla Comunità da lui fondata nella campagna toscana. Don Luigi Verdi è il fondatore e il responsabile della Fraternità di Romena, in Toscana.
Nel 1991, all’età di 33 anni, dopo un periodo di crisi personale e spirituale, chiede al vescovo di Fiesole di poter realizzare a Romena un’innovativa esperienza di incontro e di accoglienza. In pochi anni le attività volute da don Luigi hanno cominciato a far transitare nel “porto di terra” di Romena sempre più viandanti di questo tempo, in cerca di un posto dove poter sostare, incontrare se stessi e gli altri, e riprendere con maggior consapevolezza il proprio cammino. Oggi è un luogo d’incontro per chiunque abbia bisogno di semplicità e calore, dove potersi sentire a casa.
La bellezza ferita è stato il tema dell’incontro che si è rivelato sin dall’inizio stimolante e coinvolgente. Un linguaggio schietto e modi qualche volta irruenti e appassionati, il racconto di alcune testimonianze, la condivisione di brevi riflessioni, l’ascolto di canzoni e la visione di qualche filmato: sono stati questi gli ingredienti e gli strumenti con cui ci ha comunicato efficacemente l’urgenza di rallentare il passo per contrastare quei ritmi che ci alienano da noi stessi e ci separano dagli altri, la necessità di togliere dall’epidermide delle nostre esistenze non pochi strati inessenziali che non ci permettono di respirare la vita autentica e di farla respirare in noi, ed infine, l’imprescindibilità del “ministero comune” dell’attenzione premurosa verso i nostri prossimi con cui possiamo e dobbiamo valorizzare i talenti e carismi e far emergere la divina bellezza di cui ogni uomo e donna è portatore nel mondo.
Abbiamo tesori in vasi di creta, le ferite che inevitabilmente segnano le nostre esistenze possono diventare feritoie e sorgenti di vita e bellezza autentiche, le vulnerabilità e fragilità della condizione umana non vanno nascoste e non devono farci vergognare, poiché sono paradossalmente le nervature di quella bellezza che ci abita, una bellezza divina che ha la potenza rinnovante del soffio creatore di vita.
La fede appassionata di Don Luigi, le sue accorate parole, la sua concretezza e la sua spiritualità profondamente incarnata ci hanno mostrato e fatto quasi toccare con mano come cercare, sentire e “toccare” la Vita nelle e delle persone, come raggiungere e liberare la Bellezza ferita in ogni uomo e donna, Bellezza che è potenza d’amore, di speranza, di compassione e solidarietà.