Distinguere l’errore dall’errante… è in questa frase, presente nella sua ultima enciclica Pacem in Terris, tutta la spiritualità, la fede e la personalità di San Giovanni XXIII.
San Giovanni XXIII è da tutti conosciuto come il Papa del Concilio Vaticano II ma ciò che lo contraddistingueva particolarmente era la sua profonda umanità, non per niente veniva chiamato il Papa buono: la cosa che più gli premeva era la Pace. Non intesa solo come assenza di guerre, ma intesa come un modo di vivere riconciliato con tutti, nel corpo e nello spirito: ecco perché la sua ultima enciclica, Pacem in Terris, rappresenta non solo il suo testamento spirituale ma anche tutta la sua filosofia e spiritualità.
L’essere riconciliati nel corpo e nello spirito lo portò anche ad indire il Concilio Vaticano II convinto che riunirsi e discutere tutti insieme avrebbe potuto risolvere i problemi che aveva la Chiesa allora e l’ha portata, a 60 anni dalla sua scomparsa e dalla promulgazione della Pacem in Terris, a vivere con l’uomo e con altre religioni mediante il dialogo perché, come soleva dire spesso, “è più quello che ci unisce che quello che ci divide”. Il dialogo è apertura verso l’altro, significa essere in pace con sé stesso e con chi ti sta accanto.
È il principio del dialogo che lo guida, come ambasciatore diplomatico, nei periodi che affrontò in Bulgaria nella riconciliazione con i fratelli ortodossi prima e poi in Turchia, dove ancora oggi viene ricordato, per i suoi interventi a favore degli ebrei in fuga dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale così come da nunzio apostolico a Parigi, dove, sempre cercando la via del dialogo, ottenne la riduzione del numero di vescovi di cui il governo francese, con a capo il Generale De Gaulle, reclamava l’epurazione (da 30 divennero 3).
Divenuto cardinale, nel 1953, divenne Patriarca di Venezia e da lì, 5 anni dopo nel 1958, venne eletto come Successore di Pietro: avrebbe dovuto essere un papa di transizione, invece, con il principio del dialogo, Papa Giovanni XXIII rivoluzionò la Chiesa…
È il principio del dialogo che lo guida quando, verso la fine del 1962, avvenne la crisi tra gli Stati Uniti e Cuba: il Santo Padre inviò un radiomessaggio per l’intesa e la concordia tra i popoli ai governanti, in particolar modo agli americani e ai sovietici, e a tutti gli uomini di buona volontà:
Alla Chiesa sta a cuore più d’ogni altra cosa la pace e la fraternità tra gli uomini; ed essa opera senza stancarsi mai, a consolidare questi beni. A questo proposito, abbiamo ricordato i gravi doveri di coloro che portano la responsabilità del potere. Oggi noi rinnoviamo questo appello accorato e supplichiamo i Capi di Stato di non restare insensibili a questo grido dell’umanità. Facciano tutto ciò che è in loro potere per salvare la pace: così eviteranno al mondo gli orrori di una guerra, di cui nessuno può prevedere le spaventevoli conseguenze. Continuino a trattare. Sì, questa disposizione leale e aperta ha grande valore di testimonianza per la coscienza di ciascuno e in faccia alla storia. Promuovere, favorire, accettare trattative, ad ogni livello e in ogni tempo, è norma di saggezza e prudenza, che attira le benedizioni del Cielo e della terra.
Il messaggio suscita consenso in entrambe le parti in causa e, alla fine, la crisi rientra.
San Giovanni XXIII ci lascia in una Domenica di Pentecoste di 60 anni fa, accompagnato dalla preghiera del mondo cristiano cattolico e…non solo.
Ma la figura di Papa Giovanni nella Chiesa non è mai stata dimenticata e questo vale anche per la nostra comunità: 20 anni fa (3 anni dopo la sua beatificazione avvenuta nel 2000) l’Arciconfraternita della SS. Annunziata volle portare una bellissima statua lignea che lo raffigurava a memoria della sua vita e personalità.
Fu una sera di Febbraio (in foto) quando i confrati con le torce, l’associazione Don Bosco e tutta la comunità della SS. Annunziata e cittadina accolse e accompagnò l’arrivo dell’immagine dell’allora Beato (oggi Santo) Papa Giovanni XXIII dall’ingresso della città fino alla Basilica della SS. Annunziata: una 3 giorni di celebrazioni presieduta da Mons. Battista Roncalli, nipote del Papa Buono, e dove venne ricordata la figura e l’importanza di Papa Giovanni nella storia della Chiesa.
Il Vescovo Battista Roncalli ci ha lasciato due anni dopo, a causa di un infarto.
20 anni dopo l’arrivo in Basilica della sua immagine e a 60 anni dalla sua scomparsa voglio ricordare Papa Giovanni con la frase che uno dei suoi nipoti ancora in vita, Beltramino Roncalli, ha detto in occasione del 60mo della sua scomparsa e che faccio anche mie: “Il suo ricordo è sempre vivo. Oggi lo vedo rivivere in Papa Francesco: hanno lo stesso amore per la gente.”