Dopo anni è stato riaperto questo mese alla fruizione del pubblico il Parco Archeologico cosiddetto della Forza all’interno del sito di Cava Ispica.
Il sito di grande interesse culturale ed archeologico era il luogo di insediamento della popolazione dell’antica Spaccaforno.
Leonardo Arminio a tal riguardo ha curato una collana di volumi intitolata appunto Spaccaforno nel secolo decimonono in cui riporta le origini degli insediamenti abitativi così: “Spaccaforno(oggi Ispica) è un Comune di antichissima origine. Fin dalla sua nascita, che si perde nella notte dei tempi, godette di piena autonomia politica e costitutiva. Le vicende feudali provocarono indubbi mutamenti alla geografia amministrativa di questo lembo di territorio del profondo sud, ma gli insediamenti abitativi disseminati nell’ampio vallone della Cava d’ Ispica e nelle circostanti località, ancor oggi esistenti, sono sicuri testimoni di una civiltà millennaria che precede di parecchi secoli la stessa nascita di Gesù Cristo. (…)Verso la metà del 1400 gli eredi del Conte Cabrera per assestare le loro private finanze, vendettero gran parte dei territori della immensa Contea. Le terre di Spaccaforno. con il suo casale ed il suo fortilizio, vennero acquistate dal patrizio notinese barone Antonio Caruso, al quale fu pure trasmesso il privilegio del mero e misto impero”.
Da tale acquisto con atto del 3 gennaio 1453, come riporta Francesco Fronte nel suo articolo “La SS. Annunziata dall’antica alla nuova basilica” su Hyspicafundus n. XVII n.29 – Aprile 2020 “Antonio Caruso comprò per sé e i suoi eredi e successori il Casale abitato chiamato volgarmente Sapccaforno con suo fortilizio” nel territorio del Val di Noto”.
Da subito Antonio Caruso si insedia quindi nel feudo costituendone l’agglomerato urbano di cui rimangono oggi solo le tracce, all’interno di questo insediamento fortificato come una roccaforte con bastioni e torri, sorge il castello e molte case, e la costruzione di una Chiesa dedicata al culto di “Santa Maria della Nunciata”, che era gestita dalla omonima Confraternita.
L’intenzione di costruire un edificio religioso non solo dedicato al culto dedicato alla Madonna Dell’Annunziata, ma anche come monumento funerario, e è confermata nella volontà espressa da Nicolò Caruso di esservi seppellito, il pavimento infatti dell’antica chiesa della Ss. Annunziata esistente nel “Fortilitium” reca visibili degli scavi di tombe, riportati alla luce dopo il crollo della costruzione totalmente distrutta dal terremoto de 1693. Da informazioni fornite dal vicario foraneo Franzò si evince l’importanza che già la chiesa rivestita all’epoca che riportava un impianto a croce latina con sette altari, fra cui quello dedicato all’Annunziata, al SS. Cristo con la Croce sulle spalle ed al Resuscitato.
L’intimo legame con il sito ha spinto a più riprese il pellegrinaggio dell’attuale Confraternita al pellegrinaggio al Parco Forza con il simulacro del Cristo della Croce di più recente manifattura rispetto a quello che sicuramente era raffigurato nell’originario altare, andato anch’esso distrutto durante il terremoto del 1693 che sconvolse il Val di Noto.
Della ricostruzione si occupò Francesco Statella, che nel frattempo si era imparentato con i Caruso sposandone la figlia Isabella.
La nuova Chiesa viene eretta su un luogo più sicuro sul colle della Calandra, dove già si è iniziato ad insediare la città prima ancora del terremoto, la prima pietra fu posta il 21 ottobre del 1703 e tutto il resto è storia fra le varie vicissitudini di crolli, cambio di maestranze e progetti che ne portarono al risultato definitivo attuale con il campanile completato per ultimo nel corso della prima metà del novecento.
E’ da rimarcare due elementi posti in rilievo dalla recente conferenza tenutasi a riguardo nel sito riaperto del Parco Forza giorno 9 Agosto dal tema “La Cava ed il fortilitum: Ispica millenaria” alla presenza del Sindaco I. Leontini, dell’attuale Presidente della Arciconfraternita G. Fidelio e dello storico di storia patria F. Fronte e dei professori U. Barone e G. Di Stefano. Si è dibattuto parlando delle origini del Parco Forza anche dell’importanza della confraternita SS. Annunziata, la cui Chiesa sorgeva appunto all’interno del Fortilitium, e di come fosse già allora finanziatrice delle opere murarie e caritative della Chiesa stessa: ieri come oggi questo compito permane.
E’ stato sottolineato il filo conduttore che riconduce al vecchio sito a distanza di secoli ai giorni nostri, dell’importanza strategia del sito, il Sindaco prima e Barone poi con un excursus storico sulle famiglie nobiliari del tempo, ma dell’impianto della nuova Chiesa come osserva Di Stefano, che ha da sempre studiato Cava Ispica attraverso i suoi studi e le sue ricerche archeologiche , il sito nuovo scelto per l’edificazione della nuova chiesa risulta quasi dal riportare con un’apertura di compasso che campisce l’ampiezza della distanza dal vecchio sito al nuovo della chiesa, in questa proiezione per cui le due facciate sembrano idealmente rivolgersi l’una all’altra sta il legame che lega idealmente la nostra Basilica al suo passato. Non va dimenticato che il termine Basilica prevede un determinato impianto dal punto di vista religioso ed un’importanza che ancora di più sottolineato dalla presenza di un viale con fondale che in chiave prospettica conduce il visitatore ad osservarla da lontano trovandosi a percorrere la via Vittorio Emanuele, anticamente unico accesso al paese proveniente dalla strada Barriera, antichi tornanti di accesso a Cava Ispica.
Spaccaforno ha visto una ricostruzione non con un impianto ideale progettato, come altre città vicine appositamente ricostruite in altri siti, ma si origina dall’aggregazione di un agglomerato urbano che sempre si affaccia al suo antico sito e che da esso non se ne distacca anzi ponendosi sugli speroni rocciosi del colle della Calandra i conventi dei due ordini religiosi se ne sancisce lo sviluppo urbano che da lì segue le direttrici di espansione urbana.
Prima quello dedicato al culto della Madonna del Carmine, a cui è profondamente e finanziatore legato poi il Venerabile Statella della ben più nota famiglia Signori di Spaccaforno, all’Ordine dei frati Minori di Santa Mari di Gesù, da queste scelte di insediamenti di ordine mendicanti si evince il legame dell’attuale Ispica nella roccia di cui Santa Maria della Cava, che rimane il simbolo di un unicum nel suo essere Chiesa rupestre ed emblema del legame dei fedeli “Cavari”, che trovarono nella Basilica S. Maria Maggiore, il loro nuovo tempio in cui collocare parti del Crocifisso miracolosamente sopravvissuto al terremoto ed inglobato nell’attuale simulacro del Cristo alla Colonna.
Ispica, già Spaccaforno è e rimane sempre con il volto rivolto a Maria Santissima nei secoli delle sue trasformazioni urbane che l’hanno ridisegnata.
di Nicole Caruso
In foto: resti dell’Antica Basilica dell’Annunziata al Parco Forza.
1 commento
Benfatto.