“Voglio confidarvi una preghiera che recito ogni giorno: Auguro a me e a voi che ogni sera, andando a letto facendo l’esame di coscienza, possiamo avere la certezza, di non aver seminato nessun seme di sofferenza e di dubbio nel cuore degli altri. Possiamo, veramente, avere la certezza che siamo passati, come Gesù, facendo un poco di bene.
Voglio augurarvi che nessuna persona stasera vada a letto maledicendo Dio, perché ha incontrato qualcuno di voi. Tutte le persone che abbiamo incontrato durante la giornata possano andare a letto benedicendo il Signore, perché hanno incontrato qualcuno di noi.. Allora, prego per tutti voi ed anche per me, perché domani mattina, uscendo da casa, possiamo chiedere al Signore: Metti un Angelo sul mio cammino… e Fà che io sia un Angelo sul cammino delle persone che incontrerò oggi. E questo mondo che abitiamo, per davvero, diventerà il Paradiso!”
È con queste bellissime parole che, Don Maurizio Patriciello, con quel peculiare e caldo accento partenopeo, ha concluso la Santa Messa nella nostra basilica, dopo aver tenuto un’omelia a “misura di bambino” In essa ha sottolineato che, sull’esempio del Buon Samaritano e di Don Bosco, siamo stati invitati tutti all’amore verso i fratelli e a cercare la felicità vera, quella che scaturisce solo dall’Amore di Dio e dal prendersi cura degli altri.
Lui, Maurizio, quel ragazzo infermiere che, attratto dall’Amore per Cristo, lascia l’ospedale e diventa un sacerdote. Lui, che per indole ama l’architettura, la bellezza, la letteratura, i luoghi tranquilli, si ritrova, per obbedienza al “Dio delle sorprese”, ad essere prete in quella porzione di Chiesa che diventerà la terra dei fuochi, dove il profumo dell’incenso è soffocato dal fetore dei fumi della monnezza, dove deve combattere contro la camorra e i prepotenti che seminano omicidi nel quartiere..
In molti lo considerano un supereroe, ma Don Maurizio Patriciello, con una semplicità disarmante, per una serata intera ci ha “incantato” con i suoi racconti, che di favole hanno ben poco, con quelle storie vere e drammatiche, intrise di dolore, ci ha mostrato come, con quelle mani unte dal Crisma e quel cuore illuminato e guidato dallo Spirito Santo, ogni giorno, come un alpinista si lascia guidare su alte vette, lì nel territorio della sua comunità, dove è chiamato a lottare per il diritto alla salute, a consolare coloro che combattono contro malattie incurabili, spesso causate dalla negligenza umana; a benedire salme di figli che troppo presto partono per il cielo, ad educare giovani e vecchie generazioni alla vita buona del Vangelo, quella, dove coloro che hanno fame e sete di giustizia e che lottano per essa, saranno beati e saziati..
Grazie Don Maurizio per Sua testimonianza di vita e per averci ricordato che la Chiesa non cura soltanto anime, ma persone umane nella loro interezza, proprio perché Cristo è venuto a salvare l’uomo tutto intero!!
di Stefania Giannone