Sono già trascorsi dieci anni da quel sereno transito che vide don Paolo Ferlisi ricongiungersi all’amato Cristo con la Croce.
Ricordo come se fosse ieri la sua ultima settimana tra di noi, caratterizzata da profonde manifestazioni di affetto da parte di tutta la realtà parrocchiale Nunziatara ma anche cittadina.
Nelle sere in modo particolare, in tanti stavamo accovacciati nel balcone di casa sua o seduti sulle scale, senza lesinare tempo ed energie, sempre pronti ad accorrere, qualsiasi cosa occorresse, al capezzale del caro Padre, pronti a soddisfare le premurose richieste di collaborazioni d’aiuto che Concetta o Angela ci chiedevano; anche la semplice presenza o un normale saluto era vissuto da lui come profondo gesto di amore.
Come non ricordare oggi tutti quegli anni intensi, ricchi di attività ma soprattutto anni formativi in seno all’Azione Cattolica; ripercorrendoli, salta subito in evidenza la statura interiore di un sacerdote che si era consegnato tutto a Dio, una profonda interiorità che riusciva a dar vita ed anima ad una comunità intera.
Tutto questo lo si comprende ancor più oggi, dall’eredità umana e spirituale che continua a dar frutti nella nostra realtà parrocchiale e oltre.
Il suo essere animatore non nasceva da imposizioni e neanche da assoluta voglia di fare. Animare significa letteralmente dare anima, dare vita e speranza anche in una situazione non sempre facile, a volte percepita anche come irrecuperabile.
Contestualizzando nel tempo e nel luogo il suo ingresso in Basilica nel 1979, non possiamo non ricordare una parrocchia che proveniva da un’esperienza importante che portava con sé profondo sconforto. E’ proprio lì che iniziò subito ad emergere la sua grande dote di (lasciatemi passare il termine) ri-animatore comunitario; di questo gli dobbiamo dare atto e profonda gratitudine.
Quest’opera di rinascita, seguita da una proficua crescita comunitaria è stata possibile proprio perché in lui si percepiva e al contempo ci si nutriva di un forte senso di adultità che sbocciava in una naturale generatività, capace di dare vita e senso al nostro fare comunità.
Questo suo contagioso modo di essere animatore lo manifestava in sintonia con i principi formativi che da sempre l’AC ci ha trasmesso e che lui stesso ci ripeteva sempre: il vero animatore non è colui che si mette in bella mostra, ma colui che è capace di generare animatori. Effettivamente questo modo di fare non solo lo riguardava, ma anche lo definiva nei suoi tratti essenziali.
Non era il tipo da dare ordini dall’alto, anzi il suo servizio si manifestava in forma di corresponsabilità.
Come ci insegna Gesù nella pagina evangelica che verte nel confronto con Nicodemo, per animare bisogna aiutare a rinascere anche in età adulta. Come? Accogliendo il dono di Dio in una rinascita libera, matura, cosciente!
Il suo carisma di animatore si esprimeva anche nella semplicità dell’ascolto, nei modi accoglienti fatti di fiducia e di rispetto, ma anche di speranza di chi sa di non essere solo nel compito formativo; il suo segreto in tutto ciò? Non ostacolare l’azione dello Spirito Santo!
Don Paolo Ferlisi, o come lo si chiamava tra di noi, padre Ferlisi, padre lo è stato veramente per ciascuno di noi per trentasei anni.
Rimarranno sempre impresse in tutti noi il suo sguardo ricco di misericordia, la sua instancabile voglia di venire a cercarci e a trovarci, spesso dispersi nelle fatiche del quotidiano. Grazie al suo essere Padre sempre e comunque, anche se un po’ cresciutelli, siamo rimasti sempre figli bisognosi di consigli per attuare la nostra missione personale e comunitaria.
Nell’ultimo decennio, libero da responsabilità parrocchiali, è riuscito a rimodulare il passo e il Signore ci ha concesso la grazia di aver potuto vivere un’esperienza ancor più profonda, cogliendo in lui un rinnovato profilo di maestro e accompagnatore spirituale.
In un’intervista che a suo tempo gli feci, a proposito degli innumerevoli incontri quotidiani che si susseguivano tra la cappella del Santissimo e casa sua, mi parlò di questo suo nuovo ruolo di accompagnatore spirituale senza sosta, vissuto con rinnovato spirito di appartenenza ad una comunità che chiedeva sostegno e preghiera.
Da parte nostra, non finiremo mai di ringraziare il Signore per questo grande presbitero, che è stato capace di trasmettere senza sosta Anima alla propria comunità, aprendoci alla grazia di aver vissuto una storia che profuma di Vangelo.
di Donato Bruno
1 commento
Uno spaccato reale di don Paolo. Grazie Donato.