Home Annunziando Don Bosco, maestro di vita e di inclusiva speranza

Don Bosco, maestro di vita e di inclusiva speranza

da Nicole Caruso
139 visualizzazioni

Testimone del nostro tempo è oggi il carisma di Don Bosco: a distanza di più di un secolo dalla sua morte il suo messaggio educativo è ancora oggi portatore di speranza.

L’ esperienza di educazione e istruzione di Don Bosco si inseriva in un momento storico particolare, che seguiva all’unificazione d’Italia in cui i numeri dell’analfabetismo contavano una percentuale elevatissima pari quasi all’80% della popolazione ed il lavoro minorile era una piaga della società fra i ceti meno abbienti, che non avevano i mezzi per sostenere l’insegnamento dei propri figli.

Nella seconda metà dell’ Ottocento furono molte le esperienze educative che portarono molti risultati nella gioventù italiana come quello dei Fratelli delle Scuole Cristiane, Don Ferrante Aporti, Don Raffaele Lambruschini, Don Giovanni Bosco, le sorelle Agazzi, Maria Montessori e molti altri.

Ma l’esperienza che ebbe maggiore diffusione mondiale fu probabilmente quella di Don Bosco che percepito il disagio giovanile nella nascente realtà industrializzata dell’epoca, nella località di Valdocco, vi costituisce il primo nucleo “dell’oratorio” che funzionerà come una casa annessa, simile quasi ad un pensionato, prendendo il nome di S. Francesco di Sales, a cui si ispirò il Santo, la cui Congregazione detta appunto dei Salesiani, che ottenne nel 1869 l’approvazione vaticana, era destinata ad estendersi nelle zone vicine e poi, con impeto missionario, in tutti i continenti grazie all’opera missionaria della Congregazione maschile dei Salesiani e dal 1872 di quella femminile delle Suore Salesiane di Maria Ausiliatrice.

L’oratorio è per Don Bosco un luogo privilegiato dove viene svolto prevalentemente il gioco, sotto l’assistenza continua di educatori, che facendo esperienza di vita comune con i bambini, troveranno accanto alle situazioni ludiche anche occasioni di stimolo per la riflessione, il richiamo all’educazione e lo stimolo alla preghiera. Il Metodo di DonBosco era ( ed è) basato su 3 valori: Ragione, Religione ed Amorevolezza, che si traducevano in attenzione preventive verso possibili comportamenti erronei dei giovani più che mediante azioni repressive e di castigo previsti nei Regolamenti dei collegi in cui erano soliti infliggere punizioni mediante sistemi repressivi ai trasgressori. La novità è quindi un sistema educativo, che è paradossalmente risultato tanto più efficace quanto meno punisce e più premia.

Partendo dalla concezione di individuare nel “gioco” una delle possibilità per attrarre i bambini ad educarli in un ambiente a loro misura, si imposta un sistema preventivo in cui l’allievo lasciato libero, non viene obbligato formalmente a nulla, ma lui stesso individua tramite l’educazione l’autorità dell’educatore che propone la conoscenza della regola e nella sorveglianza costante ne previene quanto più possibile la violazione, e nel caso in cui succeda prevede un ammonimento di natura essenzialmente affettiva e completamente non punitiva.

Oggi sono lontani i tempi repressivi di un’educazione dei pochi, che lasciava fuori il “diverso”, Don Bosco ha imparato a guardare i ragazzi di Torino con lo sguardo di Dio, si è stupito di quanto bene c’era in ogni ragazzo e ragazza, è rimasto ammirato di quanto bene può venire da quel tale dal quale nessuno si aspettava niente. Quella teorizzata da Don Bosco è sicuramente un’educazione di stampo religioso, perché le pratiche di fede giocano un ruolo decisivo nel processo di formazione non solo educativo e scolastico, ma anche all’interno della pedagogia cristiana, superando la consuetudine educativa fondata sulla severità e sugli obblighi, ma appellandosi invece all’empatia, alla ragionevolezza dell’allievo ed all’allegria. Diceva infatti Don Bosco ai Giovani: <<uno solo è il mio desiderio, vedervi felici nel tempo e nell’eternità.>>

Il metodo salesiano è attualmente applicato in numerosissimi istituti e centri di formazione professionale in Italia e fuori Italia, dove rappresenta il metodo di riferimento non solo per l’educazione superiore professionale dei giovani, ma anche e sopratutto per la formazione al lavoro.

Nato dal gioco in oratorio, percepito come sistema preventivo e non repressivo, diventato poi alternativa al lavoro minorile, risposta di un esempio sociale nel proprio tempo il Sistema del Santo educatore è ancora oggi più che mai attuale: appare infatti evidente che, a fianco delle istituzioni pubbliche che si muovono secondo loro tempi e criteri, scorre la realtà sociale salesiana, che ha tempi, modalità ed efficacia diversa dai primi anni della suo origine, ma trova nella società odierna piena legittimazione originale ad esistere ed ad operare, sempre mossa dal sorriso, che nasce dalla consapevolezza della sobrietà dignitosa di chi sa fare a meno di tutto, ma non della gioia della Speranza.

Lascia un commento

Questo sito web utilizza i cookie per migliorare la tua esperienza. Cliccando su ACCETTO acconsenti al loro utilizzo. ACCETTO Scopri di più