Don Bosco, uomo d’azione, in campo pedagogico deve la sua notorietà principalmente al breve scritto su “Il sistema preventivo nell’educazione della gioventù” del 1877.
Uno dei “nuclei dottrinali” di grande pregnanza operativa è quello dell’“amare quello che piace ai giovani”.
L’amorevolezza si esprime in gesti e comportamenti da parte dell’educatore, sempre presente in mezzo ai giovani, disposto a qualsiasi sacrificio pur di riuscire nel suo impegno: l’educazione scientifica, civile, morale e religiosa del ragazzo. Non basterà, però, amare i giovani. Sarà necessario- si legge in una celebre lettera inviata da Roma- che:
“i giovani non solo siano amati, ma che essi conoscano di essere amati[…] Che essendo amati in quelle cose che loro piacciono col partecipare alle loro inclinazioni infantili, imparino a vedere l’amore in quelle cose che naturalmente lor piacciono poco: quali sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi e queste cose imparino a far con amore”. (Bosco, Scritti, 294)
L’educatore, quello di ieri come quello di oggi, deve privilegiare le relazioni personali, deve essere solidale con il mondo degli interessi e delle attività giovanili, deve lanciare, in questa pesca, la dolce rete dell’amore sui loro interessi, sulle loro inclinazioni, su ciò che li rende felici, aiutandoli a discernere, a distinguere il bagliore dalla luce vera.
Ma in questa missione non deve rinunciare al suo compito di persona adulta, matura, capace di proporre obiettivi ragionevoli, di dialogare, di stimolare iniziative valide, di correggere amorevolmente e con fermezza condotte errate
Nella proposta educativa di Don Bosco gli insegnanti, gli educatori, i catechisti e ogni responsabile delle istituzioni formative deve comportarsi come “padre, fratello e amico” del giovane.
Don Bosco, inoltre, scrive ai suoi più stretti collaboratori con queste parole: “Studia di farti amare prima di farti temere. La carità, la pazienza ti accompagnino costantemente nel comandare, nel correggere, e fa’ in modo che ognuno dai tuoi fatti e dalle tue parole conosca che tu cerchi il bene delle anime” (Bosco, Scritti 79)
Il grande educatore piemontese, quindi, rifiuta il “sistema repressivo” e assume il “sistema preventivo”, facendolo poggiare sulle parole di San Paolo: “La carità è benigna e paziente; soffre tutto, ma spera tutto e sostiene qualunque disturbo”.
L’amorevolezza su cui si fonda la pedagogia di don Bosco non è debolezza e sentimentalismo, perché è costantemente illuminata e purificata dalla ragione e dalla Grazia. L’amorevolezza è rispetto verso la persona dei giovani. Solo così sarà possibile, anche nella nostra società contemporanea, proporre loro valori importanti come quelli etici e religiosi.
di Emilio Caruso