La stoffa del campione … Domenico, il nostro piccolo grande Santo non aveva ancora l’età per fare la Prima Comunione ma aveva già tutte le qualità per l’incontro con un Amico che aveva imparato ad amare ben prima di quell’evento di grazia. La santità di Domenico parte proprio dai pensieri intimi e profondi che consegna al suo Diario intitolato “Ricordi della Prima Comunione”, scritti con la sua mano, dettati con determinazione da una volontà che si affacciava alla fede adulta.
La sua memoria liturgica, il 6 Maggio, ci conduce a pensare alla santità del piccolo Domenico, a valorizzarla, a desiderarla. Di Domenico diciamo infatti, che riuscì così in breve tempo a puntare diritto alla meta, di raggiungere quell’essenziale vita bella che è la vita riflettente il Vangelo di Gesù.
Il pensiero corre allora dai bambini e ragazzi ai loro genitori che li devono guidare verso un’esperienza concreta della fede. Sono infatti i “propositi” maturati assieme a coloro che li accompagnano nel cammino della vita e che li aiuteranno nel suo dispiegarsi, a contare più di ogni altra cosa. In Domenico si evince una dirompente forza che lo pone subito sulla via della santità. In lui c’è amore per la vita, quella vera: la comprensione, maturata con i suoi genitori e con il suo zelante sacerdote, che la vita vissuta al di sotto delle aspettative, una vita adagiata e senza entusiasmo, accomodata nei sentieri di ciò che non reca felicità e piuttosto la deprezza, è già di per sé è una vita condannata alla infelicità e tristezza.
Domenico scrive che i suoi primi amici saranno Gesù e Maria e che le sue giornate saranno vissute nell’adempimento dei propri doveri, cosa che fa piacere a Dio, ai suoi genitori ed è utile a se stesso.
Domenico non toglie niente al bisogno di vivere appieno la sua fanciullezza. Riesce a sfatare allora il luogo comune oggi piuttosto in auge che la fede sia privazione, diminuzione di libertà. Il piccolo Domenico intuisce invece, e lo sperimenta, che tutto ciò che vive nella pienezza e secondo il consiglio dell’amico Gesù, è fonte di allegria piena, al punto da identificarla con la santità.
In un tempo in cui la vita si dipana priva di spinte ideali e di mete, tra noia e corsa al divertimento, è urgente aiutare bambini e ragazzi nel loro primo approccio con le realtà della fede, riprendere l’abitudine a “programmare” la vita, sulla scia di buoni propositi che tracciano brevi o lunghi tratti di strada da percorrere e hanno l’audacia di mettere in chiaro fin da subito il senso delle cose, della vita e degli atti (anche quelli religiosi che si compiono) testimoniando in prima persona un ordine e sacralità dell’esistenza che ne dice la bellezza e la sua pienezza.
Nei piccoli c’è un germe buono di santità. A noi il compito di curarlo e condurlo alla sua fruttificazione. A noi la cura di una stoffa che potrà diventare, come quella del nostro Santo Bambino, la stoffa di veri e propri campioni di vita.