Preoccupati per il futuro ma non rassegnati né individualisti i giovani non passano il loro tempo libero interessati soltanto in attività deleterie per il corpo e per lo spirito. A volte è semplice cadere in prospettive troppo “immaginarie” che scompaginano peró l’immaginazione stessa. In un tempo dominato dalla «globalizzazione della superficialità» e dal «nientealtrocheismo» – vale a dire dalla tendenza alla semplificazione, sostiene T. Radcliffe, un pensatore dal “pensiero giovane”, l’immaginazione «può essere la porta attraverso cui sfuggiamo ai limiti di ogni modalità riduzionista di vedere la realtà».
“Sono più di un milione i giovani tra i 14 e i 29 anni impegnati in attività sociali e civiche, dato in crescita rispetto. Per le persone di età inferiore ai 35 anni, infatti, il tasso di partecipazione alle attività sociali si colloca fra il 10 e il 12%, un dato positivo e in aumento rispetto alle stime del passato. Nel dettaglio, la stima complessiva dei giovani fra i 14 e i 29 anni che fanno volontariato è di 1.050.000 persone.”
La nostra piccola cittadina e in essa quanto sperimento e ho sperimentato, è la prova di quanto questo dato sia veritiero, seppur sempre sotto la forma di un seme chiamato a crescere.
I nostri giovani sono sempre più dediti ad iniziative per il sostegno dell’altro. La nostra estate Ispicese ha visto molti ragazzi operare nelle varie parrocchie, a testimonianza di quanta voglia abbino i giovani di impegnarsi a favore degli altri.
Dai campeggi estivi che hanno visto protagonisti ben venticinque animatori tra i quindici e i diociotto anni, al “Tradizionando” interamente curato dai giovani, gli adolescenti si impegnano non solo in occupazioni informali, ma anche in forme organizzate gratuite che corrispondono all’espressione di un desiderio di mettersi in gioco, donando tempo ed energie gratuitamente e non secondo la logica regnante oggi nella maggior parte dei contesti abitati dai grandi del “Do ut Des”.
Tutte queste attività hanno un ruolo educativo fondamentale, i giovani sono molto attratti dalle associazioni e se queste aprono loro le porte, se sono inclusive, accoglienti sapranno formare nuove generazioni di cittadini responsabili.
Bisogna trovare la strada giusta per concretizzare la loro voglia di dare una mano, la partecipazione va sollecitata. I ragazzi vanno aiutati ad integrarsi responsabilizzandoli. Non possiamo permetterci il lusso di affermare che la battaglia è persa e che le nuove generazioni sono senza speranza, se non mettiamo in campo tutte le armi per evitare che la battaglia sia persa veramente. Occorre urgente alle volte una liberazione della nostra immaginazione dalle restrizioni della mentalità univoca. Dal bianco e nero si passa al colore vivido.
Più li coinvolgiamo in attività sane che loro stessi devono mettere in campo, più avremo risultati positivi. Limitiamoci a stare dietro le quinte, come semplici registi di un film di cui sono loro i protagonisti indiscussi. La condizione peggiore per i giovani è quella di rimanere inattivi e inoperosi, senza vere opportunità. Loro hanno una grande volontà di essere partecipativi e di aver riconosciuto il loro impegno.
“L’esempio” in questo caso è la risposta giusta, se li spingiamo verso i luoghi del dono riempendo le loro attività di senso, cercando di farli stare lontano dal “vuoto degli adulti” ahimè a volte interessati più ad altro piuttosto che al bene comune.
Il futuro non si chiama solo lavoro ma anche gratuità, cuori animati di tempo perso per l’altro, questo è l’ingrediente che salverà il mondo non solo l’uomo economico. Non a caso nei ragazzi stessi è notevolmente aumentata la cognizione che avere una buona professione con elevati margini di successo non è strettamente legata solo al titolo di studio conseguito, ma anche ad una preparazione che si ottiene non solo sui banchi di scuola ma anche grazie alla pratica sociale. Ancora una volta l’esperienza mi porta a far tesoro di quanto accaduto in questi mesi al Cantiere Educativo Volere Volare, dove ragazzi in Alternanza Scuola Lavoro hanno assaporato la gioia del dono ai più piccoli entusiasmando la loro ed altrui vita.
La gratuità, il dono non è un semplice valore di riferimento, è lo strumento del cambiamento sociale perché mette al centro la relazione tra persone che non si scambiano prestazioni, sono valori da declinare sempre.
Indichiamo ai nostri germogli la via preferenziale del bene invece che i palcoscenici dell’apparire, solo così i giovani splenderanno.