Home Annunziando Accoglienza: breve diario di bordo di un’esperienza comunitaria

Accoglienza: breve diario di bordo di un’esperienza comunitaria

da Pietro Avveduto
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24 febbraio 2022.
Sono trascorsi sei mesi dall’inizio della guerra in Ucraina e sono ancora vive nei nostri occhi le immagini strazianti di morte e distruzione e di una popolazione costretta ad un esodo di portata quasi biblica verso il confine polacco per cercare riparo nei campi profughi che erano stati allestiti.

Proprio quelle immagini del fiume di donne, anziani e bambini in fuga, di quei campi profughi al collasso per le troppe presenze e dell’urgenza di trovare altre sistemazioni dove accogliere i profughi diedero l’input al nostro parroco per rispondere all’appello lanciato dalla Caritas diocesana e mettere a disposizione i locali della casa canonica della SS. Annunziata per l’accoglienza.

Una notizia che vola veloce di bocca in bocca e mette in moto una rete di solidarietà dove ciascuno offre quello che può. C’è chi si pronta per accogliere minori e famiglie in casa propria o in appartamenti non utilizzati; altri si offrono volontari per le pulizie della casa canonica; altri ancora offrono o aiutano a reperire lenzuola, coperte, materassi e quant’altro serve per rendere l’appartamento fruibile e confortevole. Non mancano, poi, quelli che offrono ticket e buoni per poter far fronte alle spese necessarie per il vitto.

13 maggio 2022.
Alex, Irina e le loro due figlie, Anastasia e Dasha, arrivano ad Ispica e vengono accolti nella nostra casa canonica. Sono una delle decine di migliaia di famiglie che hanno dovuto abbandonare la propria casa per mettersi in salvo dai bombardamenti. Nei loro occhi si legge ancora la paura e si vede chiaramente che hanno poca voglia di sorridere. Solo l’esuberanza della piccola Dasha riesce a dare una parvenza di normalità e serenità ad un momento che di normale e sereno non ha proprio nulla.

Non hanno bisogno di cucinare perché qualcuno si è già messo a disposizione ed ha preparato per loro la cena. L’indomani ci si incontra per cercare di capire quali sono le loro necessità più urgenti.
Il vicinato viene scosso da questa presenza “straordinaria” che, con il passare dei giorni, inizia ad integrarsi nella quotidiana normalità. Alex ed Irina ce la mettono tutta per cercare di integrarsi e, anche se il traduttore di google è un valido ausilio, iniziano a frequentare un corso di lingua italiana per stranieri.

La presenza della Comunità nel loro quotidiano è sempre discreta. Insieme alla Caritas diocesana ci si rende sempre disponibili per venire loro incontro nella soluzione di quelle necessità alle quali non possono provvedere da soli. Arriva, così, un piano elettrico per Anastasia che, anche se in modalità on-line, deve sostenere un esame importante al conservatorio; ci si organizza per accompagnarli a Modica per fare l’iscrizione all’anagrafe sanitaria. Anche i nostri giovani del Post-Cresima fanno, si ritagliano una parte nella macchina dell’accoglienza ed organizzano un pomeriggio al bar per un gelato insieme a Dasha ed Anastasia insieme a cene e momenti di fraternità tutti giovanili presso le loro case. E poi il nostro Cantiere Educativo “Volere Volare” che li accoglie per i progetti in programma per l’estate 2022 creando un vero e proprio arcobaleno di nazionalità che giova al presente e al futuro di tutti e non solo dei ragazzi. In ultimo il ponte creato con le famiglie rifugiate ad Ispica: la canonica diventa luogo di confronto, reciproco aiuto, un vero e proprio cuore che rigenera e sa essere casa nella difficoltà.

20 agosto 2022
Alex, Irina e le loro due figlie, Anastasia e Dasha, hanno deciso di fare ritorno nella loro terra. Alle prime luci dell’alba salgono sul pullman che li condurrà al confine polacco e, da li, in treno proseguiranno verso la zona di Odessa.
Non è dato a noi indagare e sindacare sui perché di questa partenza. Possiamo però, immaginare cosa li abbia spinti a far ritorno a casa.

La sera prima della partenza, insieme al parroco ed al gruppo Caritas parrocchiale, abbiamo organizzato una semplice festicciola per augurare loro un buon viaggio di rientro. Questa volta i loro volti ed i loro occhi erano palesemente diversi da quelli di quando erano arrivati.

Adesso c’era in loro il sorriso di chi, anche se deve affrontare un lungo e faticoso viaggio, sta per far ritorno a casa. Un sorriso velato, però, da una nota di malinconia: la malinconia di chi lascia il luogo in cui è stato accolto e che lo ha fatto sentire in famiglia.

È stato un salutarsi tra vecchi amici che si danno appuntamento ad un futuro prossimo. Un salutarsi tra persone che vicendevolmente si accolgono: perchè l’accoglienza non è l’ospitalità di un momento ma un’esperienza di vita che diventa vita stessa.

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