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Maria … “madre coraggio”

da Maria Sacchetta
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Ci siamo appena lasciati il mese di maggio alle spalle, mese mariano, e mese in cui cade la festa della mamma. Abbiamo parlato molto di Maria e del perché questo mese sia dedicato al lei e alle mamme. Abbiamo ricordato Maria Ausiliatrice, chiamata anche la madonna di Don Bosco e Maria Madonna della catena, protettrice delle donne in gravidanza e delle neomamme. Abbiamo  descritto Maria come una madre umana, spogliandola della sua veste divina, proprio perché ci piace vedere la maternità di Maria, sotto una veste terrena.

Maria è “una di noi”, conosce la vita umana con tutte le sue preoccupazioni e le sue necessità per esperienza personale.

Questo la rende ai nostri occhi, comprensiva e mite, ma chissà se a volte, avrà provato anche la stanchezza e le frustrazioni che viviamo noi mamme moderne.

Oggigiorno è difficile essere madre, nell’accezione più grande del termine. Nella maggior parte dei casi, oggi, le donne che hanno un figlio, sono libere e indipendenti hanno una carriera, e se non ce l’hanno, la rincorrono, anche durante la gravidanza e dopo la nascita della progenie. L’attività lavorativa e carrieristica di molte, rende molto più difficile svolgere il ruolo di genitrice così come si vorrebbe. Le mamme di una volta, così come Maria, stavano a casa, curavano i figli, e i figli soltanto.

La stanchezza, nasce dal bisogno di coniugare: il lavoro, la famiglia, le relazioni sociali e le relazioni lavorative. Cercare di trovare un equilibrio tra queste diverse dimensioni, senza lasciarsi fagocitare dall’ansia per il benessere di tutti i componenti della famiglia, porta le madri moderne a diventare vittima dell’organigramma di vita che ci siamo imposte.

Oggi la preoccupazione per la prole e l’impossibilità di essere sempre presenti per poterla sostenere e aiutare, evitandogli quanto più possibile frustrazioni e fallimenti, conduce, a impiegare un surplus di energie che ci sfianca e ci stanca. Ci siamo imposte di essere una costante, nella vita dei nostri pargoletti (qualsiasi età essi abbiano) cerchiamo di dare supporto psicologico, pedagogico, medico. Li supportiamo affettivamente, economicamente fino alla maggiore età e anche oltre.

Sembra strano ma oggi, più che al tempo di Maria, madre di Gesù, ci viene richiesto un di più. Dobbiamo crescere figli perfetti, che sono in grado di entrare in competizione con gli altri, e di eccellere in tutti gli ambiti della loro giovane vita.

Avere figli completi indipendenti è il sogno di tutti. Ma non si è ancora capito qual è il canone di perfezione che rincorriamo. Secondo quali criteri un figlio è perfetto e un altro no. E’ qui che ci viene in aiuto la madre di Gesù: immaginate il suo di figlio, morto a 33 anni in croce… Maria ha accettato la cosa con tutti i limiti e le difficoltà del caso.

Accettare, è questo che noi madri 2.0 non riusciamo a fare non riusciamo ad accettare, non riusciamo ad affidarci, non riusciamo a rinunciare alla perfezione, non riusciamo a rinunciare ad avere il controllo di tutto. La Madonna Sicuramente non avrà avuto il completo controllo della esistenza sua e del figlio. Al contrario conviveva con il presagio che suo figlio fosse destinato a un qualcosa, che lei per prima sconosceva, ma nonostante tutto ha obbedito e creduto. È quando le cose sono andate male è rimasta la prima discepola al fianco di Gesù, vivendo con lui le ore più difficili.

Maria ci insegna che in mezzo al nostro caos, Dio vede: le nostre lacrime sul caffè rovesciato, ci guarda quando lottiamo con giocattoli, i vestiti e le scarpe sparse per casa. Lui è lì mentre portiamo i nostri figli a scuola, dal pediatra, mentre corriamo per lasciarli dalla nonna perché alle quindici abbiamo qual importante riunione, il tutto mentre pensiamo a cosa c’è in frigo e a cosa preparare per cena.

Lui sa che vogliamo solo il meglio per quegli esseri che lui ci ha affidati anche quando le nostre parole e le nostre vite non sono all’altezza della mamma che vorremmo essere. Lui vede i desideri dei nostri cuori in questi anni faticosi. E se a volte sbagliamo con i nostri bambini/ragazzi e non siamo le mamme perfette che vorremmo essere, molto probabilmente ne ride e accetta le nostre imperfezioni.

Ciò di cui abbiamo bisogno è di ridefinire il nostro limite. E se non riusciamo ad arrivare a tutto pazienza, se dobbiamo arrivare dappertutto, ma arrabbiate, rancorose e stanche, non ha più senso.

Proviamo ad ammettere la nostra fatica, parliamone, forse poco cambierà concretamente, ma sarà un’occasione vera per ritrovare noi stesse nella vita quotidiana, perché abbiamo promesso di custodire i nostri figli in tutte le situazioni della vita e non solo nelle più tragiche (malattia, povertà) ma soprattutto in quelle normali, che sono la quasi totalità. E se lo facciamo con il sorriso e non con il fiatone o con l’ansia beh forse sarà più facile per tutti. Madri e … figli!

2 commenti

Donato Bruno 1 Giugno 2021 - 09:33

Fin da quando sono nati i miei figli mi sono imposto (IMPOSTO) di chiudere la porta di casa, quando vi entro, lasciando fuori i miei problemi e di caricarmi dei loro; non per farli vivere senza problemi ma per mostrare loro come conviverci senza esserne schiacciato. Come?
Questa è un’altra storia …..

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rosariapiazzese36@ gmail .it 1 Giugno 2021 - 14:44

👍Complimenti!!!

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