I Vangeli che descrivono l’Annunciazione di Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele hanno per sempre immortalato uno dei momenti più importanti del Cristianesimo.
La scena descritta è una rappresentazione fatta di gesti, emozioni e stupore seguiti all’annuncio di Gesù a Maria.
Il fiat di Maria si esprime attraverso la gestualità delle sue mani.
Dall’ enorme patrimonio di rappresentazioni di Annunciazioni si ebbe un’enorme diffusione a partire del XVIII secolo.
Le varie opere sembrano quasi fotografare quell’attimo eterno in cui Gabriele annuncia quel che sarebbe accaduto a Maria, che accetta quasi a sua insaputa, e senza che lei lo avesse chiesto o desiderato, di essere incinta per opera dello Spirito Santo, una delle tre persone della Trinità.
La scena, qualunque sia la sua rappresentazione, comunica inoltre che Maria accoglie con gioia, umiltà e purezza il messaggio, gratissima di essere stata scelta fra le tante per questo lieto evento che finirà in tragedia.
Tutto ciò riassunto nelle parole dell’evangelista Luca che nel Vangelo secondo Luca racconta di un angelo, che entra in casa di Maria e le annuncia che concepirà il Figlio di Dio:
Nel sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te». A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come è possibile? Non conosco uomo». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio. Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto». E l’angelo partì da lei.
La liturgia che celebra la Solennità dell’Annunciazione del Signore il 25 Marzo, nove mesi esatti prima del Natale, generalmente cade pero nel periodo quaresimale.
Con il termine Annunciazione si intende infatti l’annuncio della prossima nascita di Gesù, fatto a Maria dall’arcangelo Gabriele. L’evento ha luogo a Nazaret, nella casa di Maria, e la data è convenzionalmente nove mesi esatti prima della Nascita di Gesù, in quanto l’Annunciazione coincide con il concepimento miracoloso di Gesù.
Nel momento dell’annunciazione più che nella risurrezione si ha l’incontro fra la natura divina di Gesù e quella umana, nel compimento stesso di quell’incarnazione del Verbo con in concepimento verginale che rappresenta un altro dogma cattolico.
Una vecchia iconografia medievale rappresentava anche Maria già incinta all’arrivo dell’Angelo, successivamente si introdussero modalità differenti di rappresentare Maria all’arrivo dell’Angelo intenta a leggere con un libro in mano, come nel quadro Annunciazione (Maestro di Seitenstetten), del 1490 circa.In questo quadro appare con un libro in mano e sembra essere interrotta dalla sua lettura dall’arrivo dell’angelo. Lo stesso libro lo si ritrova fra le mani di Maria nell’ opera famosa di Antonello da Messina del 1475 che è la Vergine Annunziata (XV secolo; Palermo, Galleria Nazionale della Sicilia) in cui Maria, “distratta” dalla lettura, è colta nell’attimo in cui l’interlocutore (L’Angelo? ) le è davanti, e la sua mano destra sembra volerlo frenare quella proposta che sta per sconvolgerle la vita.
Non la affianca qui l’Angelo che generalmente reca il giglio simbolo della verginità e che Antonello ripropone nella sua opera del 1474, realizzata su tavola di legno di tiglio, che nonostante la cattiva conservazione ci mostra ancora la scena di Maria, che ha la tipica fisionomia del pittore siciliano, mentre è rappresentata in ginocchio mentre riceve l’annuncio con le braccia incrociate sul petto e la raggiunge la colomba dello Spirito Santo, inviata da Dio attraverso la finestra aperta. È vestita col tipico manto azzurro, che copre una veste di tinta rossa. L’angelo, che reca un ramo di palma, ma che è curiosamente nascosto dalla colonna, benedice la Vergine. La sua veste è un ricco damasco decorato, che accentua il volume quasi geometrico del suo corpo, secondo uno stile più tipicamente italiano. Il viso, incorniciato da lunghi capelli castano dorati, è adornato da un diadema cuspidato azzurro, dove brillano alcune perle e un rubino, tipiche notazioni di “lustro” alla fiamminga.
La posizione di Maria inginocchiata sullo scranno leggio con quel libro aperto sembra quasi sorpresa, ma consapevole nell’imprevisto incontro con l’angelo Gabriele.
E’ attraverso la rappresentazione della Vergine Maria in una simile posizione, che noi Nunziatari Ispicesi, siamo cresciuti, grazie all’opera settecentesca dell’Annunciazione di Vito D’Anna collocati come Pala d’Altare. In una rivisitazione di quanto anticipato da Antonello da Messina l’opera è fulcro per l’osservatore della scena e presente come sfondo in ogni rito presso la Basilica: lei Maria con le mani portate una al petto e l’altra quasi sospesa nel tempo e nel si eterno.
Con lo sguardo rivolto a questa opera d’arte il 25 Marzo di ogni anno e anche quest’anno reciteremo: “O matri a Nunziata vui siti a m’avvucataquantu è beddu u vuotru visi quannu muoru purtatimi in Pararisu.” Sgranando le coroncine apposite impreziosite da fiocchi e speranze, così come è da quasi un secolo in alto alla nostra Basilica l’Annunziata che sfidando le altezze ed i venti della nicchia centrale custodisce i nostri cuori che all’unisono ovunque si trovino chiederanno sempre la Protezione di Maria nostra Mamma celeste.