“Il Calvario è lo scrigno nel quale si concentra tutto l’amore di Dio … La croce è la manifestazione, è l’epifania più alta dell’amore di Dio per noi. Ha mandato il Suo Figlio sulla croce perchè ci togliesse tutti i nostri peccati, ci redimesse, ci rendesse puri. Anche noi, sulla nostra croce rendiamo più pura l’umanità e più buono il mondo. Anche il letto del nostro dolore dovrebbe essere fontana di umanità. Ecco perchè noi dovremmo prendere coscienza dei valori di cui siamo portatori … Coraggio! La nostra esistenza non è inutile. Il nostro dolore alimenta l’economia sommersa della grazia. Sì, ci sarà da qualche parte un immenso deposito della grazia. La nostra sofferenza alimenta, rigonfia l’otre della grazia perchè poi si riversi sul mondo in un empito di carità”.
Così si esprimeva in un suo scritto sul Venerdì Santo il Vescovo Don Tonino Belo, testimone di vita cristiana, autorevole esempio di fede ed affidamento nella sofferenza. Prendendo spunto da queste illuminanti quanto profonde parole, vogliamo nel nostro Annunziando pubblicare le testimonianze di vita che hanno composto le meditazioni dell’Ora del Calvario, celebrazione liturgica della 1^ Domenica di Quaresima presso la nostra Basilica della SS. Annunziata.
La passione del Cristo, così ricordata e commemorata in questo tradizionale momento di intensa preghiera, ci riporta alle sofferenze del mondo, di tanti nostri fratelli e sorelle. Essi sono il volto sfigurato e oltraggiato del Cristo, essi sono semplicemente testimoni di vita dentro il tempo del dolore. E’ così che anche una celebrazione può apparire attuale, contemporanea, può aiutare a far riflettere e pregare e perchè no … a cambiar vita. Non è forse questo il significato profondo del tempo quaresimale?
Iniziamo allora la pubblicazione delle quattro testimonianze di vita perchè ancora un volta possiamo aprire gli occhi al mondo, lo stesso mondo che il Salvatore ha amato e continua ad amare.
TESTIMONIANZA DI UNA FAMIGLIA IMMIGRATA DEL NOSTRO PAESE DI ISPICA
Sono arrivato in Italia nel 2001 da clandestino. Approdato a Scoglitti con un barcone, ho vissuto e lavorato da clandestino a Vittoria per un anno. Non appena ho avuto il permesso di soggiorno sono andato in Francia e poi a Pordenone per nove anni, dove ho lavorato come metalmeccanico. Ci siamo sposati nel 2006 in Tunisia; siamo poi rimasti a Pordenone fino al 2010, quando la fabbrica presso cui lavoravo ha chiuso e abbiamo deciso di venire a Ispica. Avevo lavorato qui qualche volta e vedevo che era una cittadina tranquilla, quindi abbiamo deciso di trasferirci qui.
Inizialmente non è stato facile: io ero abituata a vivere in città, qui non mi trovavo bene; inoltre facevamo fatica a trovare una casa in affitto. Avevamo già un figlio, ma all’arrivo della seconda, la nostra vita è letteralmente cambiata. La bambina aveva dei problemi di salute. Scoprirne le cause non è stato facile. Intanto era arrivato anche il terzo figlio, anche lui con gli stessi problemi della sorella: una malattia genetica per la quale i bambini presentano gli organi inversi, oltre a problemi respiratori. Avevamo lasciato il piccolo di cinque mesi e nostro figlio maggiore in Tunisia per stare in ospedale con la sorella. Abbiamo trascorso tre mesi in ospedale a Catania e dormito in auto. Da Catania siamo stati mandati a Palermo, dove andavamo ogni settimana per i controlli. Per più di un anno abbiamo continuato così. Quando occorreva restare, dormivamo in macchina. In tutto questo trambusto non sapevo di essere di nuovo in attesa e quando l’ho scoperto ero disperata, perché la casa era piccolissima e i bambini erano lontani da noi. Adesso andiamo una volta al mese per i controlli dei bambini e prendere i farmaci. I bambini non potranno guarire del tutto, ma con le cure fanno una vita accettabile e più serena. Qualche mese fa anche il nostro ultimo bambino ha avuto dei seri problemi di salute, che stiamo monitorando, per cercare di arrivare a una diagnosi definitiva.
Mio marito e i nostri figli hanno ormai la cittadinanza italiana, io la otterrò il prossimo anno.
Dopo tanti anni, 15 trascorsi qui, possiamo dire che Ispica è la nostra seconda patria. Siamo integrati, ci piace vivere qui, i bambini ne sono felici. Siamo molto grati alla comunità della SS. Annunziata e alla Caritas per tutto l’appoggio, l’aiuto che riceviamo sempre e per le esperienze estive che i nostri figli hanno modo di vivere. Un immenso grazie va anche al Cantiere Educativo “Volere Volare”, la nostra seconda famiglia: grazie perché i bambini sono seguiti e amati da seconde mamme, come figli. Grazie per come vengono seguiti a scuola e per i progetti che hanno modo di fare, perché li educano ai valori più belli e alti dell’amicizia, della pace e della fratellanza. Grazie per la cura che destinate anche a noi genitori. Possiamo dire di essere integrati bene, a scuola, al lavoro. Non abbiamo mai sentito la solitudine.
Quest’anno abbiamo comprato la casa perché è nostro desiderio restare e costruire qui il nostro futuro. Non chiediamo niente, soltanto preghiamo e vi chiediamo di pregare per la salute dei nostri figli.