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La Gioia del Vangelo e la dimensione sociale dell’evangelizzazione

Il capitolo 4 della Evangelii Gaudium

da Redazione
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Come anticipato nei precedenti capitoli trattati, l’Evangelii gaudium, è la prima esortazione apostolica di Papa Francesco, promulgata il 24 novembre 2013, nella ricorrenza della solennità di Gesù Cristo Re dell’Universo. Sono dunque trascorsi quasi 11 anni e verrebbe da chiederci perché ancora ne parliamo? è ancora attuale? Cosa ha da dire non solo ai cristiani ma ad ogni uomo contemporaneo? Ma che vita viviamo oggi? Siamo immersi in una notte oscura e non ce rendiamo conto! Il mondo oggi vive una notte collettiva e culturale.

Se consideriamo, infatti, come è oggi il mondo, vediamo che si presenta veramente come è stato descritto da Papa Benedetto XVI, particolarmente preparato per queste analisi, allora cardinale. Egli così si esprime: “Quanti venti di dottrina abbiamo conosciuto in questi ultimi decenni, quante correnti ideologiche, quante mode di pensiero… La piccola barca del pensiero di molti cristiani è stata non di rado agitata da queste onde – gettata da un estremo all’altro: dal marxismo al liberalismo, fino al libertinismo; dal collettivismo all’individualismo radicale; dall’ateismo ad un vago misticismo religioso; dall’agnosticismo al sincretismo e così via. Ogni giorno nascono nuove sette e si realizza quanto dice san Paolo sull’inganno degli uomini, sull’astuzia che tende a trarre nell’errore (cf Ef 4,14). Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come ‘fondamentalismo’. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’, appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.” (Omelia del card. J.Ratzinger alla santa Messa pro eligendo romano pontifice), 18 aprile 2005. Fin qui il card. Ratzinger.

Giovanni Paolo II, inoltre, non aveva esitato a fare un parallelo tra la notte oscura di Giovanni della Croce e le tenebre del nostro tempo, che, come una sorta di notte collettiva, sono calate sempre più sull’umanità, soprattutto dell’Occidente. Dio, infatti, non è più l’interlocutore a cui ci rivolgiamo per risolvere i problemi e i quesiti che ci stanno a cuore; non condivide più il nostro vivere quotidiano. (Confrontare Giovanni Paolo II, Omelia in occasione della celebrazione in onore di san Giovanni della Croce, Segovia, 04.11.1982; Discorso al Capitolo Generale Carmelitano, Roma, 29.09.1989).

Come cristiani siamo chiamati ad evangelizzare, ma dobbiamo farlo portando la Gioia del Vangelo. Tutti siamo immersi nella dimensione sociale (e qui intendiamo tutte le sottodimensioni: lavorativa, culturale, economica, politica ecc. ). Esse sono i nostri banchi di prova ove siamo misurati dagli altri nell’impegno cristiano. Non c’è un tempo liturgico e un tempo della vita, c’è un unico tempo, un unico καιρός (kairos), in cui, nel “tempo giusto” occorre essere credibilmente “figli della luce” e non “delle tenebre”.

Il Kerygma, dice Papa Francesco, non disgiunge la vita personale dalla vita comunitaria. “Non possiamo realizzarci e salvarci da soli”. Accogliere il Vangelo e generare Fraternità sono inscindibili. C’è un “Regno di Dio” da annunciare: ma cosa è il Regno se non Dio stesso in mezzo agli uomini? Così: fare di ogni famiglia, di ogni gruppo parrocchiale, di ogni associazione, di ogni fabbrica, di ogni scuola, “cellule vive” della sua presenza tra noi. Bastano “dove due o più…” per dirsi reciprocamente “io sono pronto a far morire il mio uomo vecchio per te ed io … per te” ed avere il Risorto tra noi capace Lui di essere l’Evangelizzatore per eccellenza.

La Chiesa ha sviluppato nei secoli un profondo insegnamento sulle questioni sociali. Quanto abbiamo bisogno di “abbeverarci” al Magistero personalmente e comunitariamente per “leggere” i tempi moderni. Uscire dalla dimensione privatistica della religione ed entrare in quella comunitaria. Dobbiamo avere a cuore la salute delle Istituzioni, occorre avere l’ardore di testimoniare e parlare, e non essere tacciati di afasia.

Le questioni ambientali, economiche, l’immigrazione, il tema della pace, il disagio giovanile, la povertà, ecc. sono sfide dell’umanità di oggi che richiedono la nostra partecipazione alla vita pubblica e la nostra testimonianza di vita collettiva.

Papa Francesco ci raccomanda vivamente di usare e studiare il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa.

Evangelii gaudium e il suo quarto capitolo sulla dimensione evangelizzatrice meriterebbero settimane di riflessioni, un percorso formativo ed applicativo della Pastorale sociale di una parrocchia, una palestra in cui “forgiare” le giovani generazioni, attente si alla Tradizione, ma molto spesso povere di riferimenti e categorie culturali alla luce del Vangelo. Non sono esclusi gli adulti e quanti dentro le istituzioni religiose e civili hanno compiti di responsabilità , per essere uomini e donne di Dialogo, affabili e cordiali, ma senza trascurare l’essenza del Vangelo che è carità, carità sociale, carità pubblica.

di Giuseppe Di Pietro

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