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Santa Ildegarda di Bingen, Dottore della Chiesa

da Redazione
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Sabato 3 Dicembre, nella chiesa di Sant’Antonio Abate, è stata organizzato un incontro per l’introduzione al magistero di Ildegarda di Bingen in occasione del decennale della sua proclamazione a Doctor Ecclesiae e, a questo proposito, abbiamo chiesto ad Alberta Manni, che ci ha introdotti nel magistero di Santa Ildegarda, e ad Antonella Macauda, che ha introdotto l’evento, di raccontarci il ricordo di questa serata e parlarci ancora di Santa Ildegarda, Dottore della Chiesa.

Ispica. Sabato, ore 18.00. Chiesa di Sant’Antonio.

O meglio di Santa Lucia.

La Luce, nel buio di una tiepida sera, ci ha accompagnato durante tutto l’incontro.

Mano a mano che le persone entravano e prendevano silenziosamente posto, in tutti i banchi, ho sentito ancor più l’attesa. E per fortuna non l’ansia. Perché portare Ildegarda, permettere che la sua voce risuoni ancora dopo 900 anni con la freschezza e la novità dello Spirito che la anima, a volte mi fa sudare. O meglio, mi spezza il fiato e non riesco più a cantare.

“In che lingua parlava La Luce Vivente ad Ildegarda?” “Come il profeta Muhammed sentiva Allah parlare in arabo, Ildegarda sentiva La Luce Vivente parlarle in latino… come parla a noi tutti in italiano”. Le prime domande hanno convocato Ildegarda. È iniziata la “conversazione”.

Ildegarda è una donna di relazioni. Che in tutta la sua lunga vita ha con pazienza, umiltà, perseveranza, cercato di capire le relazioni tra la sua anima, il suo corpo, la Luce Vivente e il creato e non si è fermata qui.

La Vita l’ha accompagnata da subito in un percorso comunitario, dalla famiglia di cui era la decima e ultima figlia al monastero nel quale è entrata bambina, perché questa consapevolezza della sua sensibilità e apertura allo Spirito maturasse piano piano, insieme e grazie a tutte le persone che ha incontrato, con le quali è entrata in conversazione.

Come chiamava se stessa Ildegarda? Ildegarda la Profetessa, proclamata il 7 ottobre 2012 da papa Benedetto XVI Dottore della Chiesa, cioè Sapiente delle cose divine ed umane!

Chiamava se stessa homo simplex, persona semplice; parva penna, piccola piuma sostenuta dal vento forte dello spirito; tuba, tromba vuota al centro per far risuonare la Parola e ancor più il Suono. L’incontro di sabato penso abbia creato la consapevolezza che eravamo ai piedi di una montagna, non incombente, ma con tanti sentieri inizialmente battuti per iniziare a camminare.

Il sinodo è il cammino non della parrocchia o della Chiesa solamente. La visione, che nitidamente ci regala Ildegarda è cosmologica. La visione di Dio, l’umanità e il creato visti da Dio non hanno appartenenze, divise steccati che impediscano la voce con-corde, di cantare insieme concordi.

Ieri sera tornando a Roma, dopo tre giorni a Ispica, che mi sono sembrati miracolosamente dilatati da tutto l’affetto e l’amicizia calorosa (e calorica!) che mi ha circondato, la musica del SANTino continuava a cantare nella testa. Il santino, un pezzo di cielo frutto del lavoro di tanti.

Grazie

Alberta Manni

Conosco Alberta Manni da più di trent’anni. Abbiamo fatto L’università insieme a Milano, ci siamo accompagnate con tenerezza nelle nostre evoluzioni o involuzioni. Le ho proposto solamente una vacanza e lei è stata così generosa da offrici lo sguardo  su ‘questa grande donna “profetessa”, che parla con grande attualità anche oggi a noi, con la sua coraggiosa capacità di discernere i segni dei tempi, con il suo amore per il creato, la sua medicina, la sua poesia, la sua musica, che oggi viene ricostruita, il suo amore per Cristo e per la Sua Chiesa, sofferente anche in quel tempo, ferita anche in quel tempo dai peccati dei preti e dei laici, e tanto più amata come corpo di Cristo.’ (Benedetto XVI).

Appassionata di Ildegarda, Alberta era stata da poco promotrice del convegno Convegno InterconnessioniSinodalità – Sinfonialità svoltosi a Fabriano il  16-17-18 Settembre 2022,  in occasione del decennale della proclamazione a Doctor Ecclesiae di IDEGARDA di BINGEN,   io, da parte mia,   sono sempre stata appassionata da questa figura poliedrica,  “sapiente delle cose divine e insieme umane” e mi sono detta: ‘ perché non offrire alla nostra comunità uno tempo-spazio di riflessione e di bellezza, quello stesso che Ildegarda evocava quando chiamava se stessa “parva penna,” cioè piccola piuma sostenuta dal vento per volare, e scrivere e non cadere? Con l’aiuto fattivo della piccola comunità di Sant’Antonio (ringrazio Don Manlio, la signora Teresa, Francesco…) il 3 dicembre siamo riusciti a realizzare una serata fatta di ascolto attento e partecipato, di accoglienza curiosa e viva.

Essendo una docente, sono sempre stata convinta che abbiamo una visione distorta del Medioevo: sotto falsi miti scientisti, si è prodotto un trauma nella percezione di quel tempo storico. E questo trauma è stato metabolizzato dalla cultura occidentale, dalla scuola, dalla didattica, dai manuali scolastici.

E, dal punto di vista squisitamente didattico, questo “medioevo traumatico” crea una questione paradossale e difficilissima: come si può insegnare un periodo storico che convive con la sua falsa immagine, così inestricabilmente, che il falso si sovrappone al vero? Ildegarda rappresenta la vivacità e ricchezza  del Medioevo,  con un senso della profezia che è non  la ‘visione’ di un futuro lontano, ma istanza di libertà, intelligenza degli avvenimenti, mente attenta a quel che accade, affinché il mondo non si perda e diventi più giusto e solidale, Ildegarda,  patrona dei creativi, “ecologista” ante litteram, musicista, teologa, medico, scienziato naturale, attenta osservatrice dei fenomeni atmosferici e delle creature, è soprattutto una donna libera e coraggiosa, straordinariamente ‘attuale’, che dialoga in modo sorprendentemente fecondo ed attuale con la cultura del suo e del nostro tempo.

Questa donna eccezionale  incarna ai miei occhi ‘laici’, una visione materna e femminile di Dio, come sono femminili e materne le parole che Dio rivolge a Gerusalemme mentre si paragona a  una madre: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, smettere di avere pietà del frutto delle sue viscere? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te”. – Is 49:15.

E pieni di amorosa comprensione le parole di Giovanni Paolo II nella Mulieris dignitatem, “La Chiesa – vi si legge – ringrazia per tutte le manifestazioni del genio femminile apparse nel corso della storia, in mezzo a tutti i popoli e a tutte le azioni […] Anche in questi secoli della storia che noi abitualmente chiamiamo Medioevo, diverse figure femminili spiccano per la santità della vita e la ricchezza dell’insegnamento”.

La serata di giorno 3 è stata una ‘parva’ cosa, ma penso a quante possibilità il cammino sinodale della nostra comunità ecclesiale, può attingere all’olio di Ildegarda, per una visione profetica e suggerimenti di quotidiani cura e ascolto vicendevole nel popolo di Dio.

Antonella Macauda

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