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Il Concilio Vaticano II: un evento da approfondire

da Giovanni Fronte
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Martedì 11 ottobre 2022, memoria di San Giovanni XXIII, è il 60mo anniversario dell’inizio del Concilio Vaticano II avvenuto l’11 ottobre 1962: esso viene ricordato ogni anno perché fu un evento che ha segnato la Storia della Chiesa; difatti essa distingue la Chiesa pre-conciliare dalla Chiesa post-conciliare.

Il Concilio nasce da un’intuizione di San Giovanni XXIII, secondo cui, per risolvere i problemi interni della Chiesa, bastava riunirsi tutti insieme e trovare una soluzione. Fu la prima novità dato che in genere un assemblea di tale portata veniva convocata principalmente per discutere di dogmi. Il Concilio, aperto a tutte le confessioni cristiane, aprì numerose porte e furono tante novità, tra cui quella più famosa è la riforma liturgica che promosse l’uso della lingua nazionale in alternativa al latino; ma ci furono altre riforme come l’apertura ai laici dello studio della teologia e la possibilità di officiare la liturgia delle ore, per fare un esempio, fino ad allora esclusiva dei religiosi e di chi sceglieva la vita consacrata.

Che novità ha portato, quindi, il Concilio Vaticano II? Vediamole insieme.

  • La riforma liturgica: con l’introduzione del celebrante rivolto verso il popolo e i messali tradotti nelle lingue nazionali essa ha rinnovato i riti liturgici e promosso le concelebrazioni promuovendo la partecipazione attiva dei fedeli.
  • La riforma biblica: fino ad allora ad uso e consumo esclusivo del clero e in lingua latina, la Sacra Bibbia viene ampliata ad un uso comunitario e tradotta nelle lingue nazionali, concedendo così la lettura personale e di gruppo della Scrittura da parte dei fedeli laici.
  • La riforma ecumenica: il Concilio ha promosso un cammino di riavvicinamento tra le Chiese in vista dell’unità dei cristiani: prima di allora, infatti, serviva un permesso per partecipare agli incontri dei cristiani non cattolici, adesso invece sono raccomandati e promossi dalla Chiesa stessa. Sono stati rivisti, altresì, i rapporti con gli ebrei, togliendo loro l’accusa di deicidio, e le Chiese non cristiane, sostenendo la libertà religiosa. I cristiani, dice il Concilio, sono amici degli ebrei…anzi sono i nostri “fratelli maggiori” dirà poi Giovanni Paolo II. Senza questa riforma, per fare un esempio, non ci sarebbero state le giornate interreligiose ad Assisi promosse per promuovere la pace.
  • La riforma ecclesiale: il Concilio apre ai laici la possibilità di consacrazione a Dio nella loro veste secolare o di accedere ad alcuni ministeri tipicamente clericali: nasce così il diacono permanente, il ministro straordinario dell’eucaristia, il lettore, l’accolito con la possibilità di accedere allo studio della teologia. Anche i preti e i religiosi, così come il Papa, si sono “avvicinati” (nel linguaggio e nei gesti di vita ordinaria) all’uomo “comune” ed in questo modo per essere tutti insieme luce delle genti.

Le novità, quindi, furono tante (quelle elencate sono solo le principali) e le riforme avviate: il problema è che a tutt’oggi ci si è fermati alla riforma ma non la si è approfondita nella sua interezza: basterebbe leggere solamente le costituzioni emanate per capire l’immensa ricchezza di tale evento; si può dire che si è realizzato in minima parte ciò che ha deliberato il Concilio Vaticano II.

Partiamo dalla riforma liturgica: attuate le riforme “estetiche” come la messa nella lingua nazionale e modificata la posizione del sacerdote e dell’altare non si è andati molto avanti…la partecipazione attiva dei fedeli durante le celebrazioni eucaristiche richiesta dal Concilio Vaticano II è rara, in certi casi anche nulla: non basta rispondere a memoria le risposte liturgiche nelle celebrazioni, bisogna essere consapevoli e partecipi del mistero che si sta celebrando e di quello che si sta dicendo.  Il coro liturgico, chiamato ad animare le celebrazioni liturgiche, può dare una mano in questo senso: non solo con il canto, ma anche con la preghiera!

La riforma biblica è, secondo me, la riforma più importante del Concilio Vaticano II perché dà la possibilità ai laici di accedere alla Sacra Scrittura nella propria lingua nazionale, favorendone la lettura personale e di gruppo nella propria vita di fede. Oggi tutti abbiamo nelle nostre case il volume della Sacra Bibbia, si trova facilmente anche su internet…ma anche qui ricadiamo nella stessa problematica della riforma liturgica. Realizzata la Bibbia nella propria lingua per essere lette e meditare sulla Rivelazione sia nelle famiglie sia personalmente, spesso viene utilizzato come un bel soprammobile invece di dedicare il tempo alla lettura e meditazione…Quanto tempo dedichiamo alla lettura della Bibbia, anche all’interno delle nostre stesse comunità cattoliche? Non voglio dare qui una risposta, ogni lettore risponda per sé stesso…

La riforma ecumenica: basta liti tra chiese non cattoliche e religioni non cristiane! Tutti fratelli nel nome di Dio considerando principalmente le cose, che vanno per la maggiore, che ci uniscono che quelle che ci dividono. Da questo punto di vista anche come comunità nel corso degli anni si sono fatti passi da gigante e accogliamo gente che non ha il nostro stesso credo, tuttavia rispettandolo… resta, però, ancora da superare la mentalità del “lui non è cattolico, allora è incivile”… siamo tutti uguali innanzi a Dio e per noi cattolici sono tutti fratelli, perché figli del Padre che è nei cieli. La piena convivenza civile si ha nel rispetto della libertà religiosa di ognuno e quando capiremo questo, la comunità mondiale vivrà più serenamente.

Infine, la riforma ecclesiale: sacerdoti, religiosi e religiose, vescovi, cardinali e il Papa sono più “umani” nel senso che vivono le gioie e le speranze del mondo secolare pur non essendo del secolo ma soprattutto il Concilio dà spazio ai laici…questa è probabilmente la riforma che più di altre ancora non riesce ad entrare nelle nostre comunità: certi ministeri, come il diacono permanente ad esempio, non vengono capiti, non per mancanza di volontà dei sacerdoti ma per via di una mentalità che non si riesce a superare: il laico ha la stessa possibilità di pregare e servire la Chiesa come un sacerdote, se non addirittura meglio: il Concilio Vaticano II vuole che i laici abbiano il loro ruolo e responsabilità all’interno delle comunità, aiutando i sacerdoti nelle loro attività quotidiane. Per ruoli non si intende dire che ognuno deve avere “un titolo” ma per ruolo si intende dare il proprio impegno, anche piccolo e nell’anonimato, nelle proprie comunità…poi, con la grazia dello Spirito Santo, possono arrivare anche i ministeri riservati ai laici come i catechisti, i ministri straordinari dell’eucaristia fino al sommo grado che è il diaconato permanente…così come ci sono gli insegnanti di religione laici…chi andava a scuola negli anni ’90 ricordano che gli insegnanti erano sacerdoti o religiosi: adesso sono principalmente laici, grazie alla possibilità che ha dato il Concilio Vaticano II di poter studiare la teologia.

Ecco, in sintesi, quella che è la mia “piccola” visione della Chiesa a 60 anni dal Concilio…molte cose sono cambiate in meglio, altre possono e devono essere migliorate ma di una cosa sono certo: senza il Concilio Vaticano II, la Chiesa non sarebbe quella di oggi nella quale ha migliorato non solo la vita dei cattolici, ma anche nei confronti di tutti i praticanti di altre religioni…ma soprattutto, per esprimere tutto quello che è emerso nel Concilio, non è più necessario solo ricordarlo e applicarne le norme…serve approfondirlo, perché abbiamo tra le mani una ricchezza immensa e non se colgono le possibilità!

1 commento

rosariapiazfz36m 11 Ottobre 2022 - 09:25

Articolo eccezionale Complimenti per la ricchezza di notizie

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