Voglio riportare una notizia, simile a quella che ho scritto a conclusione dell’articolo “U Quaranturi”, ma questa volta di risultato positivo e, comunque, non completamente negativo.
Questo antico crocifisso, era stato trovato alla cava, come “U Patri a Culonna” che, chiamavamo “U Viecciu” e, quindi, della stessa fattura, fatta cioè con i sacchi di “zammarra e issu” (il gesso). Venne trovato, precisamente, nell’antica chiesa “Ra Nunziata” con un braccio rotto, che venne subito riparato.
Quindi il crocifisso venne portato a Ispica.
Negli anni 60, però si pensò di sostituirlo, perché troppo pesante, per portarlo in processione e, soprattutto, per l’incontro che avveniva al corso Garibaldi con la Madonna della chiesa Madre. Il Cristo, poi, non piaceva tanto, perché mezzo nudo (con pochi panni addosso) e, soprattutto, perché aveva nella mano sinistra una bandiera rossa. Si decise, così, per la processione e l’incontro di Pasqua, di comprare una statua nuova.
Una rappresentanza di “confrati” si recò ad Ortisei per ordinarla.
Purtroppo, arrivò ad Ispica una piccola statua di circa 1 metro e 30 con tutto il piedistallo. Come fattura era ottima. Questa statua rimase sino agli anni 80 e lo chiamavamo “U Picciriddu”. Il “vecchio resuscitato” venne messo, al solito, in quel “majazzè” ove rimase per qualche tempo.
Nel frattempo, non ricordo l’anno, purtroppo a un signore è venuto a mancare il figlio. Così, dal momento che aveva sentito delle lamentele per la statua del Cristo Risorto troppo piccola, un giorno propose alla Rettoria che avrebbe avuto il piacere di comprare una statua nuova in ricordo del figlio. La proposta venne accettata e, così, sempre ad Ortisei, venne ordinata una statua nuova del Cristo Risorto. Arrivò ad Ispica una bella statua che viene usata per la processione di Pasqua. Sempre di ottima fattura perché venne fatta, cesellata a mano e, sempre in legno, del figlio del maestro che aveva confezionato la statua dell’Addolorata e quella di San Giovanni XXIII.
Al Parroco Curto, nel frattempo, negli anni 80, era succeduto il Parroco Ferlisi, il quale, credo verso l’84, l’85 pensò che, lasciare il crocifisso vecchio nel “majazzè” era qualcosa di ingombrante. Così, un giorno, comunicò ai “confrati” che, chi avesse voluto, poteva anche prenderlo e portarselo a casa.
Anche questa statua, dopo qualche tempo, scomparve, ma, nessuno, diceva chi l’avesse presa, nessuno dava notizie. Ricordo che si pensò, all’inizio, che fosse stato qualcuno della Rettoria, perché proprio la Rettoria aveva le chiavi del “majazzè”. Comunque questa storia si chiuse per un po’ di tempo.
Il vecchio crocifisso, però, voleva ritornare a casa sua, per cui, un giorno, negli anni 90, sussurrò ad un signore il luogo dove si trovasse. Fu, così che quel signore trovò una statua abbandonata in una campagna, (meglio tacere il nome del proprietario) sotto un albero di carrube. Era il vecchio crocifisso con un braccio rotto, nella cui incavatura le vespe (“i lapuna”) avevano fatto il nido.
Spaventato scappò per il timore di essere punto. Ma non si diede per vinto, tornato ad Ispica con un “motocarro” (mi ricordo che venne usato questo termine) del carrettiere, chiamato “U Jcu”, e aiutato da quattro “picciuotti”, riportò il Cristo in Paese. La statua venne sistemata nuovamente nell’antico “majazzè”, dove, in precedenza era stata collocata. I nostri padri lo chiamavano “U Lazzaruni”.
In seguito, con la Rettoria di Gaetano Fidelio e, grazie anche al professore Corrado Monaca, si ottenne un finanziamento per restaurare l’organo. Siccome una parte dei soldi era avanzata, la persona che aveva restaurato l’organo, fu propensa, anche, a restaurare il vecchio Cristo Risorto.
Il Cristo restaurato è quello che attualmente è nella nicchia antica, con i soldati romani ai lati.
Il primo anno, ricordo, che festeggiammo l’avvenimento, portandolo in processione per Pasqua.
Anche in questa occasione si vociferò il nome del responsabile della sparizione del vecchio Cristo Risorto. Mah!!! Anche questa volta: vox popoli, vox Dei.
di Sara Piazzese