Il sabato, è il giorno adibito all’incontro di noi ragazzi del post-cresima. Sono molti gli argomenti trattati durante questi incontri , ma in particolare nelle ultime settimane abbiamo esaminato la parola “naufrago”, e su questa base è nata un riflessione personale che ci ha portato a porci delle domande: chi è il naufrago? Io sono un naufrago?
Se cercassimo sul vocabolario il significato della parola naufrago troveremmo che egli è un superstite di un naufragio. Quotidianamente, sentiamo parlare di migranti che fuggono dalla loro terra, dalla loro storia, per cercare rifugio e protezione in altri paesi. Molti di essi riescono a raggiungere le nostre coste e a salvarsi, ma in molti durante questo viaggio perdono la vita. Come Alan kurdi, un bambino di appena tre anni, che insieme la sua famiglia fuggiva dalla sua casa per arrivare in Europa, ma durante un naufragio, ha perso la vita. Queste persone sono naufraghi, senza casa, senza famiglia hanno con se solo la loro storia.
Il naufrago non è solo quanto citato prima, ognuno di noi è naufrago, lo è, lo è stato, o lo sarà. Noi, che siamo comandanti di una nave, che naviga nella grande e maestosa immensità della vita, non in molti conoscono la meta del viaggio, ma l’importante è godersi la grande avventura della vita, in ogni sua sfaccettatura. Tuttavia a volte il viaggio non è sempre quiete e gioioso, ma può essere travolto da imponenti e maestose tempeste, che ci portano a perdere il controllo della nave, e ad affondare, annegando nella vita, e quando stiamo per toccare il fondo di questa immensità, pensiamo che è finita, ma in realtà ci siamo solamente dimenticati dell’equipaggio.
“Tra questa immensità s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare.”(Giacomo Leopardi). In molti hanno cercato di rappresentare il naufragio, come poeti, autori, artisti ,pittori (vedi foto), lasciano in queste rappresentazione una parte di se, una parte del loro naufragio. Essere naufraghi, vuol dire essere rinati, ma navigando sempre nello stesso mare.
Una volta lessi che siamo solo gocce d’acqua nell’oceano del tempo, questa frase mi ha subito colpito. Per il significato che si nasconde tra le sue righe, un significato profondo ma soprattutto tormentato. Diamo troppo peso o ciò che saremo e a quello che siamo stati, senza fermarci su quello che siamo ORA. Vi chiedo di fermarvi… e di chiedervi chi siete, ORA?, no tra 10 anni, o tra 5,ORA, il temo è prezioso ma non immenso, perciò vivetelo, sbagliate, amate, perdonate, ma non domani, ORA, ma soprattutto se state per essere colpiti da una tempesta, o lo siete già, non abbiate paura di chiedere aiuto, poiché quella è la vostra scialuppa di salvataggio.
“ Conosciamo innanzitutto noi stessi”. Ad un certo punto della storia de “Il piccolo principe” , il protagonista incontra un geografo che rifiuta di esplorare il proprio mondo perché è troppo occupato a fare ricerche su luoghi lontani. Rischiamo di cadere nella trappola di cercare altrove – e dunque di non trovare – ciò che invece è già presente dentro di noi. Ecco perché è importante conoscere innanzitutto se stessi per poi confrontarsi con gli altri e con il mondo. E con questo insegnamento, che adesso mi rivolgo a voi , domandandovi: voi siete naufraghi?
di Mariacarmela Poidomani
1 commento
La vita assomiglia sovente a un lungo naufragio, i cui unici relitti sono l’amicizia e l’amore.
(Madame de Staël)