Arriva una notifica, siamo tutti pronti a rispondere: ci concentriamo a guardare lo schermo, anche se siamo in gruppo, con amici o altro, non ci formalizziamo…nulla ci può fermare!
“Un rifugio della mente”: così Steiner ha definito la moderna tecnologia informatica. Siamo una generazione di tecnologi legati al nostro smartphone come fosse un terzo arto. Internet è ormai diventato uno strumento indispensabile non solo per gli adulti, ma anche e soprattutto per i ragazzi. Nella maggior parte dei casi non è possibile evitare ogni contatto con i media digitali, poiché questi ultimi sono molto utili e offrono numerose opportunità.
Tuttavia dove ci sono opportunità, si nascondono anche dei rischi. Dai dati emerge che i nostri adolescenti hanno delle vulnerabilità che è necessario affrontare fin da subito. All’interno di questo quadro si collocano dipendenze quali gioco, stupefacenti, alcol, alle quali se ne unisce una tutta nuova: la dipendenza dalla moderna tecnologia informatica, la quale è divenuta, oramai, il nostro interfaccia con il mondo.
Dati recenti mostrano infatti come sia pervasivo l’utilizzo dei media informatici. “Mediamente i ragazzi italiani trascorrono 2,6 ore al giorno su Internet”. Gli stessi dati ci dicono che noi picchiettiamo sul nostro pc, tablet o iphone, per circa 6 ore. C’è da dire che la rete porta con se molti vantaggi ma anche non pochi svantaggi come l’isolamento e relazioni ovattate. I ragazzi di oggi vivono all’interno di una realtà virtuale. Sono super connessi ma scollegati dal prossimo e sembrano non comprendere il tradizionale significato delle relazioni interpersonali.
Ma da genitori come si fa ad arginare questa dipendenza che sembra coinvolgere ogni momento di più il mondo dei giovani??? Come si fa a conoscere quali sono i loro reali bisogni? Come guidarli ad instaurare legami e relazioni sane?
Secondo lo psicoterapeuta Domenico Barrilà autore del libro I superconnessi, come la tecnologia influenza le menti dei nostri ragazzi e il nostro rapporto con loro: “Il problema parte dagli adulti, gli stessi che pur lamentando l’uso eccessivo di smartphone e web dei propri figli, mostrano di non avere controllo sul loro rapporto con i dispositivi digitali”. Afferma inoltre che: “la colpa di questa mancanza conoscitiva non sarebbe da imputare alla tecnologia, bensì all’educazione e alla superficialità degli insegnamenti impartiti dai genitori, e da tutti gli adulti che dovrebbero coadiuvare i bambini nella crescita e aggiunge che “I figli imparano dai comportamenti degli adulti, non dalle parole, è impossibile portarli dove i grandi non sanno arrivare”. I giovani, ci dice l’esperto, trasferiscono il bisogno di legami sui social “quindi non denigriamo la tecnologia invece impariamo ad insegnare agli adolescenti e ai bambini ad instaurare legami reali con persone reali e fisiche”.
Parliamo con i nostri figli invece di mettergli in mano il telefono, il tablet o altro. È vero, a volte siamo così stanchi dopo una giornata trascorsa fuori, dopo aver discusso al lavoro, dopo aver parlato tutto il giorno e, arrivando a casa, desideriamo solo un po’ di pace e di tranquillità. Ed è più facile mettere i nostri piccoli davanti ad un dispositivo, piuttosto che sentirli scorrazzare per casa, o impelagarci in una chiacchierata che ci porterebbe a dover rispondere ad un mare di perché.
Ma, quei piccoli, pian paiano crescono, e, ad un tratto, vediamo che quei bambini diventati ragazzi ci chiudono fuori dalla loro stanza e non vogliono più parlare, perché noi non li abbiamo abituati a farlo, perché noi adulti, per primi, abbiamo perso l’abitudine al dialogo e alla condivisione.
Conversiamo più su WhatsApp che di persona!
Noi adulti dovremmo imparare ad instaurare relazioni reali e non solo virtuali, a parlare scambiando sguardi, e sensazioni, quegli sguardi e quelle sensazioni che a volte nascondiamo dietro uno schermo, e direi che forse è necessario far questo iniziando all’interno delle mura domestiche.
È necessario che noi genitori, nel rapporto con i figli e nella definizione dei loro bisogni, prendiamo coscienza che i ragazzi devono essere guidati e seguiti in un percorso consapevole nell’utilizzo degli strumenti tecnologici, e in particolar modo nell’utilizzo del web. È un compito che spetta in primo luogo agli adulti, i quali rappresentano il punto di riferimento per il minore in caso di bisogno.
Con l’obiettivo di impedire che i new media possano essere una minaccia per lo sviluppo sociale, cognitivo ed emotivo del bambino/ragazzo è importante agire partendo dai primi anni di vita, periodo durante il quale si formano e si consolidano modi di comportarsi e consuetudini che negli anni successivi sono difficili da modificare.
Si tratta di una vera e propria strategia preventiva che consente di cogliere tutte le opportunità offerte dalle tecnologie digitali, minimizzandone i rischi per la salute e le relazioni. Se vogliamo che i bambini e gli adolescenti abbiano legami sani cominciamo a rapportarci con loro in maniera da essere un punto di riferimento sicuro.
Basta solo esserci il resto verrà da sè.
(nella foto: giovani a tavola connessi ai loro device)