Il Vangelo di questa domenica (la terza di Pasqua) è il Vangelo della testimonianza.
La testimonianza è il basamento su cui Cristo stesso ha voluto costruire la sua Chiesa. Testimonianza di cosa? Della Pasqua, ovviamente. Sarebbe stato molto più semplice, seguendo a logica umana, che Gesù Risorto fosse apparso a tutti in modo palese, magari nel tempio di Gerusalemme, così annullando in un sol colpo l’autorità di Caifa e di tutto il Sinedrio che l’aveva condannato rifiutandosi di credere al Suo annuncio ed anche quella di Ponzio Pilato e dei Romani, presentandosi come il Messia Liberatore che tutto il popolo attendeva.
Invece no, perché un evento così eclatante non avrebbe lasciato spazio alla libertà di ognuno di accogliere o non accogliere l’annuncio. No, decisamente a nostro Signore non piace vincere facile! Egli vuole sopra ogni cosa la nostra Salvezza, è disposto a tutto per noi, anche a sacrificare Suo Figlio per noi, ma questa Sua Opera di Salvezza, per operare in ognuno di noi richiede sempre una nostra scelta.
Gesù mette alla prova persino i suoi più stretti seguaci, gli apostoli, perché non appare loro subito. All’inizio devono accontentarsi delle testimonianze di coloro che hanno incontrato il Risorto: le donne andate al sepolcro per profumare il corpo di Gesù e che raccontano loro di aver trovato la pietra rotolata via e l’Angelo che annunciava che Lui non era più lì perché era risorto; di Maria di Mágdala, che lo ha riconosciuto dal modo unico e irripetibile con cui solo il Maestro poteva pronunciare il suo nome, come pronuncia il nome di ciascuno di noi; dei due discepoli delusi di Emmaus che lo avevano incontrato lungo il cammino ma lo avevano riconosciuto soltanto nell’atto dello spezzare il pane.
A queste testimonianze gli apostoli stentano a credere, chiusi come sono nella paura e nello sconforto ed a quel punto Gesù appare anche a loro. E tuttavia, ancora non credono e pensano ad un fantasma, tanto che Gesù deve insistere, far vedere i segni dei chiodi, la ferita sul costato, persino chiedere loro da mangiare.
Alla paura subentrano ora lo stupore e la gioia per aver sperimentato l’incontro col Risorto: ora possono dire che è tutto vero!
Credere alla Resurrezione non è cosa certo scontata e neppure facile, bisogna metterselo bene in mente o corriamo il rischio di non sapere davvero in cosa crediamo, di parlare di Pasqua di Risurrezione senza aver neppure capito quale grande Evento sia veramente accaduto. Gesù lo sa e con pazienza si sofferma a ricordare le parole dette durante il suo percorso terreno ed a spiegare il senso delle Scritture. Ecco, ora finalmente Pietro e compagni possono, e con loro può ognuno di noi, disporre i cuori a superare l’incredulità e la paura per essere pronti a ricevere dal Signore il mandato di predicare la conversione e il perdono dei peccati, il mandato ad essere Suoi testimoni credibili. Perché, se abbiamo incontrato davvero Gesù Risorto, non vorremo mica tenercelo per noi? Sarebbe impossibile contenere lo stupore e la gioia e condividerlo con gli altri diventa, prima ancora che una missione, una vera e propria esigenza.
di Gianfranco Bognandi
(nella foto: I discepoli parlano con Gesù lungo la strada di Emmaus)
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Amen
“Se abbiamo incontrato davvero Gesù Risorto,prima che una missione è una vera e propria esigenza condividere con gli altri l’incontro,lo stupore,la gioia .”